sabato, ottobre 29, 2005

Ricordate il divieto di fumo nei luoghi pubblici?

Chissà quanti lo ricordano ancora.
Devo ammettere di aver esagerato, nel valutare la normativa. Avevo infatti commisurato i tempi a quelli classici delle leggi italiane, ovvero da una settimana a un mese perché fosse applicata, due-tre mesi di applicazione rigida, poi un progressivo dimenticarsela a seguire, tendente all'infinito.

Invece mi sono accorto solo questa sera, dopo quindi una decina di mesi di applicazione pressoché costante, che ormai non importa più a nessuno -- ero stato decisamente pessimista.
Mi trovavo in un locale affollato, osservando che molti clienti entravano con la sigaretta accesa, oppure l'accendevano direttamente all'interno del locale. Così ho detto al direttore del locale (che stava fumando la sua all'esterno) "sembra che tu sia rimasto l'unico a fumare fuori". La sua risposta, laconica, senza alcuna enfasi, è stata "Sì."

Magari nei piccoli bar, con meno clienti alle due di notte, vale ancora l'invito ad uscire.
Ma per chi fa grossi introiti, è più conveniente non cacciare fumatori, ubriachi e tossicodipendenti, ma di una certa classe -- in ogni combinazione si vogliano considerare.
E poi il rigido Sirchia non è più ministro. Starà rigirandosi nelle acrobazie per dimostrare che prendere tangenti non è malsano, dopo le rivelazioni sgradevoli su alcuni macchinari ospedalieri, che lo colsero proprio sull'ultima capriola governativa.

La questione che mi pongo, è in fondo un'altra.
Disdegno il fumo, ne sono infastidito, ma è niente in confronto al quadro più ampio.

Come può un popolo incapace di seguire una legge così banale, chiedere che i propri governi, le proprie leggi, siano migliori?
Con arroganza e superficialità, mi verrebbe da dire. Poi mi guardo meglio intorno e non mi resta che desumere "con caparbia idiozia".
Perché se è relativamente facile far capire ad un bambino, che per avere i giocattoli degli altri deve offrire anche i propri, è indubbiamente molto difficile far capire la cosa al bambino italiano dai 10 ai 99 anni d'età.
Vuole tutto, lo vuole subito, non riesce a credere che ci sia un mondo fuori dal proprio. Non è sciovinista, primo perché la parola è troppo francese per appartenergli, secondo perché è troppo ignorante per capirla. E quando la capisce, perché l'ha sentita al liceo, è passato troppo tempo dai giorni della scuola: non vuole che qualcuno gl'insegni che esiste un mondo di altra gente, che merita rispetto.
Per cui la legge non ha un valore, così come non l'hanno gli altri.

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