sabato, aprile 02, 2011

Squilibri ambientali

Lo sconvolgimento ambientale e sociale di qualche settimana fa in Giappone, dalla somma di un forte terremoto, seguito da un maremoto e poi da un grave incidente nucleare, ha risollevato il livello di preoccupazione per questo tipo di produzione energetica. Sicuramente c'è chi è sempre stato preoccupato, ed ha colto l'occasione di essere più ascoltato del solito, mentre chi proponeva la reinstallazione di nuovi impianti nel nostro paese ha dovuto fare qualche passo indietro.
Quello che ho trovato più interessante, al solito, è il vortice di cifre in cui siamo stati coinvolti, dai mezzi d'informazione. La cultura scientifica dell'italiano medio è sicuramente a livelli indecorosamente bassi, se ne trae la facile conclusione in ogni occasione. Figurarsi l'effetto di notiziari di vario genere che cominciano a sciorinare con disinvoltura microSievert e milliSievert, ogni tanto sbagliando fra i due (e quindi di un fattore mille), poi mischiando le dosi dell'esposizione oraria, giornaliera e annuale, infine dandoci le misure del livello di radioattività locale in Becquerel, che ovviamente misura qualcosa di diverso.
Un risultato è che qualcuno si sia sentito in immediato pericolo di radioattività, fin da noi, per il solo fatto che questa venisse misurata e resa nota. In condizioni normali, senza incidenti (noti) in corso, non si sarebbe altrettanto sentito in pericolo, visto che nessuno citava misure in relazioni ai fatti. Questo è un chiaro indice di scarsa cultura scientifica, ma anche un'indicazione di come l'informazione sia facilmente manipolabile.

Leggo poi oggi un articolo di una testata giornalistica on-line, che cita un po' di fatti e documenti sugli incidenti giapponesi recenti. Eppure, come in un deja-vu, ancora non ho finito di leggere e già ho compreso due cose.
La prima è che la morale di l'ha scritto sarà sempre quella della Cassandra giornalistica, quindi che tutto il male derivato da questo incidente era annunciato, prevedibile, dal solo fatto che si stesse usando energia atomica. Un po' come la conclusione di quel cretino che ha bollato il disastro come "castigo divino" (disponibile a questo link, se avete la pazienza di ascoltare qualcuno che dice "fortunati coloro che sono morti"), riportato su una radio italiana voce del fondamentalismo cattolico - e mai la parola cretino poteva essere meno adeguata, visto che nell'etimologia è equivalente a cristiano (nessuno se la prenda, se riporto alla lettera una voce del dizionario italiano).
La seconda conclusione dell'articolo detto sopra, è che l'incidente è avvenuto perché non è stata garantita la sicurezza degli impianti, come altri analoghi della stessa area. Si legge che quindi si poteva sapere di un possibile tsunami di quella entità, perché una centrale ancora più vicina all'epicentro aveva le necessarie norme di sicurezza e non ha riportato danni. Nel caso di Fukushima invece, si legge che erano mancati controlli di sicurezza da anni.
L'ironia delle conclusioni è che smentiscono quanto detto per spiegare l'incidente: se l'incidente è avvenuto perché l'impianto non era sicuro, mentre con le normali norme di sicurezza non ci sarebbe stato disastro, non era sufficiente garantire le normali norme di sicurezza?
Il giornalista conclude invece che per la sicurezza dell'ambiente, non si debbano seguire le misure di sicurezza (che lui stesso descrive come adeguate), ma che semplicemente si evitino gli impianti nucleari. Certo è una soluzione possibile, ma c'è un difetto non indifferente nel ragionamento.

Andiamo per esempi più semplici, magari comprensibili da tutti.
Se il custode di una grande cisterna di benzina si fuma una sigaretta, e provoca un'esplosione con decine di morti e centinaia di feriti, cosa se ne deduce? Dal ragionamento del giornalista succitato, viene una conclusione secondo cui la benzina è pericolosissima, sapevamo già che inquina, e infine genera morti e distruzione. Non resta che bandirne l'uso già da domani.
E che succede se si pensa ad una tragedia come quella del Vajont? Si cerca di evitare la costruzione di qualsiasi diga futura e si cancella la produzione idroelettrica, oppure si affrontano i problemi di sicurezza?

A fugare qualsiasi cattiva interpretazione, sottolineo bene un fatto: il ragionamento non ha niente a che vedere con gli altri svantaggi dell'energia nucleare. Lo smaltimento dello scorie, anche in una centrale perfettamente funzionante e manutenuta, rimane un problema a sé, è ovvio.
Il punto è sulla deriva oscurantista a cui siamo sottoposti quotidianamente, alla falsa sicurezza a cui ci affidiamo ciecamente, semplicemente evitando qualcosa; all'estremo, evitando qualsiasi cosa. Perché il limite per ciò che è accettabile, non pericoloso, è veramente labile. Un bicchiere d'acqua fresca è salutare, ma pochi litri d'acqua ci fanno annegare.

Il primo squilibrio con cui l'ambiente ha a che fare siamo noi, con il nostro terrore di fare qualcosa o la sprovvedutezza con cui si fa del tutto.
Trovare l'equità, da accettare come compromesso, è difficile. In quanto il nostro vivere è in ogni caso una parziale modifica dell'ambiente, da farsi con il limite di non perderne il controllo. Vivere senza modificare il nostro ambiente è del tutto improbabile, se non finanche impossibile, visto lo sviluppo della nostra specie.

Postilla: e il nucleare in Italia? Beh, appena saremo sicuri di costruire qualsiasi casa, scuola, ospedale, con i muri che non crollano alla prima pioggia, forse si potrà pensare a qualche progetto più ambizioso.
E almeno nel costruire edifici stabili non è un problema tecnico, per quelli abbiamo già le soluzioni.