giovedì, agosto 31, 2006

Chi possiede la notte

Il testo della canzone che volevo citare, da Patti Smith, è più meno questo:

Because The Night

take me now baby here as I am
pull me close, try and understand
desire is hunger is the fire I breathe
love is a banquet on which we feed

come on now try and understand
the way I feel when I'm in your hands
take my hand come undercover
they can't hurt you now,
can't hurt you now, can't hurt you now
because the night belongs to lovers
because the night belongs to lust
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us

have I doubt when I'm alone
love is a ring, the telephone
love is an angel disguised as lust
here in our bed until the morning comes
come on now try and understand
the way I feel under your command
take my hand as the sun descends
they can't touch you now,
can't touch you now, can't touch you now
because the night belongs to lovers ...

with love we sleep
with doubt the vicious circle
turn and burns
without you I cannot live
forgive, the yearning burning
I believe it's time, too real to feel
so touch me now, touch me now, touch me now
because the night belongs to lovers ...

because tonight there are two lovers
if we believe in the night we trust
because tonight there are two lovers ...

Sogno di una notte di fine estate


Ho trovato molto bello il film Sogno di una notte di mezza estate, trasposizione della brillante commedia degli equivoci omonima, nella recente interpretazione con Michelle Pfeiffer, Kevin Kline, Calista Flockhart, Rupert Everett, e una pletora di altri bravi interpreti.
L'ambientazione è una Toscana ottocentesca, dove la città al centro della vicenda prende il nome di Atena, anziché l'originale Atene di Shakespeare. Eppure la mimica, la gestualità, riesce a far stare un'ambientazione più moderna sui dialoghi shakespeariani, senza modificarli.

Per il mio sogno, da cui mi sono risvegliato una notte di fine estate, un sogno personale, sono invece in debito con desertodolce. Lei è la persona che mi ha portato a sognare in un altro bosco, su una rocca medievale, con una splendida visuale sul mare e le sensazioni di un altro mondo fatato.
In quella cornice, con gli ultimi raggi del sole ad arrossare le nubi sull'orizzonte, la brezza che sfiorava la pelle, ho capito cosa desideravo. Quale viaggio potevo finalmente desiderare d'intraprendere, nuovamente viaggiatore del mondo.
Come per chi esce da una lunga amnesia ho cominciato a ricordare come camminavo per il mondo, pochi anni fa, con la passione di chi ha la visione di tutto un mondo, al solo sentire un profumo o vedere la luce del sole che modella il paesaggio. Scultura di luce, materia solidificata dai suoi profumi, mare che schiuma lentamente, pietre sotto le dita che da ruvide diventano smussate, levigate dal tempo.
Cresce di giorno in giorno la mia consapevolezza di chi voglio vicina, per il tempo che continua, per il nostro viaggio. D'emozioni, di fatiche, di gioie, di dolori, questo è il viaggio, quello più importante a cui nessuno può rinunciare. Qualche volta ci sembra più grande di noi, di quel che sappiamo fare, eppure è tutto nostro. Solo passione ed umiltà ce lo fanno affrontare con coscienza.

Tutto questo è per te, Loli, fatta come me, della stessa materia dei sogni.

lunedì, agosto 21, 2006

Tutti proprietari

Un breve racconto verbale, ascoltato giorni fa, mi ha ricordato una delle leggende metropolitane che seguiamo spesso sui giornali.
Così, una volta tanto, voglio dare in anteprima la solita notizia stantìa, che prima o poi rileggerete sui quotidiani, oppure sentirete nei telegiornali.
A periodi variabili, pare che rincuori gl'italiani saperlo, ma siamo fra quelli che in Europa comprano più case, anziché affittarle. Questo dato statistico ha poi il suo strascico economico, o meglio nell'economia da paese dei balocchi, che ci narrano i mezzi d'informazione (ne arguo che accada dopo essere stati istruiti, su quel che è bene raccontare, dell'Italia).

Insomma, compriamo tantissime case, siamo ricchi.
Ma chi le compra esattamente? Viene di porsi la questione, visti i costi sempre in crescita del mercato immobiliare.
Il racconto all'origine era molto breve, e facilmente esponibile.
In una zona in cui l'edilizia abitativa sta fiorendo, e per una serie di fattori la qualità residenziale rende gli immobili costosi, si trovano dei costruttori edili molto prolifici. Il costruttore vende appartamenti e villette sulla carta, come si dice in gergo, ovvero in fase di progetto. Questo permette al costruttore di avere capitali in anticipo, evitando di farseli prestare dalle banche, che hanno da sempre una sola differenza con molti strozzini, ovvero la piena legalità.
Gli immobili vengono così prenotati da danarosi investitori, che in capo a uno o due anni, si trovano un immobile finito da rivendere. Sì, da rivendere.
L'investitore rivende a prezzi molto più alti, senza problemi, visto che la zona ormai è diventata residenziale di prestigio. Il ricavo è almeno quattro o cinque volte quello di un investimento di altro genere, immagino. Senza contare che molto probabilmente rivenderà con un'alta percentuale non dichiarata nella denuncia dei redditi. Se volete leggerlo diversamente: al nero, soldi senza tasse.
A questo punto può essere che la casa venga comprata da chi vuole abitarla, magari con un mutuo bancario. Oppure che venga di nuovo comprata da un altro investitore, che punta ad affittarla, sempre con una buona fetta del canone d'affitto ricevuta sottobanco.

Lo stesso immobile finirà quindi acquistato due o tre volte, e magari affittato un'altra ancora.
La statistica ci dirà quindi che sono state comprate due case e che ne è anche stata affittata una terza. Perché vedo assai improbabile che si riesca a tenere traccia di quante operazioni del genere vengano realmente operate.
Inoltre faranno statistica i costi realmente denunciati, quelli su cui viene pagata l'IVA -- escluse quindi le banconote versate a mazzette, in contanti, per evitare che le transazioni siano verificabili.
In conclusione: si saranno vendute due case a prezzi neppure troppo alti, e ne viene affittata una terza altrettanto economicamente.
Poi, qualche intelligentone, tirapiedi di redazione, ci relazionerà sullo stato dell'Italia, e sul benessere degli italiani, che tanto comprano, tanto affittano, e sono ricchi e felici.
Tutti proprietari di qualcosa, soprattutto della propria misera vita, in denari o nei pensieri.

mercoledì, agosto 16, 2006

Spazio per i commenti

Alla sera, mentre consumo la mia cena, sono solito tenere il televisore acceso, sintonizzato sui vari notiziari. La funzione non è solo quella di conoscere ciò che accade nel mondo ed in questo paese.
Già la pretesa di voler conoscere i fatti del giorno si fa ardua, cambiando infatti il canale, si ottengono tante piccole sfumature dello stesso evento. Non mi sorprende, ed anzi mi porta divertimento, perché amo l'enigmistica: il rebus è interpretare le inflessioni, le pause, le enfasi, oltre che le parole. Assai spesso capita che una semplice notizia assuma connotati assai diversi, in notiziari diversi.
La funzione del televisore è inoltre d'intrattenimento, visto che cenando da solo non ho commensali con cui discutere. Con la televisione però non si discute, la comunicazione è necessariamente in un solo senso -- fatta salva la possibilità di guardarne i contenuti in modo critico.
Ricordo a questo proposito un mio nonno, e la sua visione dei telegiornali, negli anni '70 del secolo scorso. Era solito farsi prendere dal trasporto emotivo, quando vedeva e sentiva personaggi politici che si esprimevano difformemente dalle sue opinioni. Discuteva così animosamente, con loro, agitando le mani. Chiaro che sapesse di non essere sentito, ma lo sfogo sopperiva alla sua necessità di commenti (se non quando d'invettive).

Ad ogni notiziario a cui assisto, sia esso per radio o televisione, scopro di avere sempre dei commenti da fare. Ogni tanto li riporto qui, ma spesso mi è difficile, perché ne accumulo così tanti che mi diventa difficile ricordarli.
In un commento di poco tempo fa, ai miei post su questo sito, c'era l'osservazione secondo cui porto le mie chiacchiere, nel singolo articolo, a saltare da un argomento all'altro, per infine condurre il lettore fin dove avevo pensato di arrivare.
Se questo in parte è vero, c'è comunque una buona parte di casi in cui scrivo a partire dal titolo. Il titolo lo penso come sintesi estrema di un concetto, ma l'articolo finisce per essere non incentrato sul concetto, quanto sul titolo. Il racconto, la narrazione, diventa una raccolta di fatti che ho raccolto in mesi o anni di riflessioni, da cui pesco pezzi che sembrano scelti alla rinfusa, ma con un collegamento logico che talvolta sorprende anche me. Il puzzle mi ricorda le composizioni artistiche che appaiono misteriosamente in Luce virtuale, di William Gibson.
La mia percezione è infine che questo spazio per i commenti sia interessante, ma io non riesca mai a compilarlo con tutto quel che vorrei commentare, per pigrizia o dimenticanza che sia.

I cosiddetti commenti a caldo hanno poi un valore estremamente variabile.
Una regola che dovevano osservare gli ufficiali napoleonici, imponeva loro di differire di 24 ore il pronunciamento di una punizione, nei casi in cui sorprendessero un subordinato ad infrangere le leggi. Questo permetteva di freddare gli animi del giudice, affinché non comminasse pene dettate dall'emozionalità.
Questo metodo mi ha sempre colpito, da quando lo trovai raccontato in un libro di Germano Squinzi, "Una carezza incondizionata (salverà il mondo)", che si propone come saggio sull'analisi transazionale. E' in effetti una buona pratica, applicabile alla quotidianità, per evitare giudizi sommari, quando qualcosa ci crea rabbia o indignazione.

lunedì, agosto 07, 2006

Basse virtù

Pare che gl'italiani, nei primi sei mesi di quest'anno, abbiano pagato molte più tasse del solito.
Non nel senso che le gabelle si siano innalzate, in quel periodo, ma in quello che improvvisamente abbiano deciso di evadere di meno. Numericamente non cambia il risultato, ma concettualmente sì.

C'è stata subito la corsa ad accaparrarsi il primato: se sono entrati più soldi, senza particolari lamentele, qualcuno doveva urlare "è merito mio!", come sempre accade.
Il Governo in carica ha fatto sapere che è merito delle proprie riforme. L'opposizione di Governo, reduce dal precedente Governo, ha rimarcato che è un effetto delle precedenti riforme.
Come al solito la verità sta in mezzo, e tutti lo dimenticano.
Anche nel precedente passaggio delle consegne era successo qualcosa di positivo per l'economia, e ci fu il solito teatrino, solo che le parti erano esattamente invertite.

La falsa virtù dell'onestà fiscale, detto fra noi (poche decine di milioni d'italiani), è da sempre una facezia.
Ben si sbaglia dunque, il signor Romano Prodi, nel voler dire che i soldi in cassa ci sono solo per la sua presenza, e giustamente ne reclamano il merito i suoi avversari. Spiego brevemente il perché.
Nei precedenti cinque anni di Governo c'è stato un progressivo sfacelo, ormai tutti si affidavano alla buona sorte, sapendo che prima o poi cascava qualche condono fiscale. Il raccogliere le briciole era l'unico metodo proposto contro l'evasione, gli evasori potevano dormire sonni tranquilli, li catturava solo la statistica.
Nel momento in cui l'attuale Governo ha minacciato dura repressione, s'è sentito lo stridere delle gogne, che cominciavano ad aprirsi. Nei fatti non credo che abbiano neppure la possibilità di far rispettare la legge. Sono cose che si raccontano per demagogia, ma che nella pratica risultano improponibili, per la loro complessità. Troppi piedi da calpestare.
Così nella transizione fra l'evasionismo di stato e la minaccia di legalità, il moto di terrore ha portato gli evasori che magari denunciavano il 5% delle proprie attività, a denunciarne il 10%.
Il merito non va quindi a chi promette legalità, perché la promettono tutti i politici, ma a chi aveva promesso impunità in precedenza. Ha creato infatti un salto percepibile, in fase di transizione, con connesse paure.

E' diverso poi il calcolo reale di quanto si sia perso, progressivamente, nei cinque anni precedenti, per la rilassatezza verso l'erario.
Ma il tormentono della settimana è sulle cifre 2006/2005, una cosa alla volta.
Lasciamo che le virtù vengano a riva una alla volta, come le meduse. Urticanti ed effimere.

Una strada verso il sole


Già parecchi anni fa, forse anche prima di enunciare il mio teorema sulla felicità (che esiste, sicuramente, un modo migliore di vivere), cominciai a riflettere sulle parole delle persone, lette in internet.
La prima sensazione era di classificare, come ci è solito, le persone conosciute, secondo quello che appariva il loro comportamento. In particolare mi chiedevo il perché volessero essere presenti in internet, in quel caso riferito a IRC, internet relay chat.
La motivazione che ne ho dedotto, negli anni, è risultata molto variabile, più di quanto si possa pensare, e legata a fatti come la cultura (intesa come sviluppo sociale, non individuale), la provenienza geografica ed altro.

La prima suddivisione, la più semplice, era fra chi ne faceva un uso saltuario, o l'aveva scoperto di recente, e chi ne diveniva dipendente.
In alcune realtà, solitamente lontane da quella italiana di oggi, trovavo frequentemente persone che ne facevano uso intenso, ma limitato nel tempo: magari per un mese o due, tornando poi a comunicare più spesso nella vita reale. Anche se dopo tutto l'espressione real life (di acronimo RL) non la vedo completamente corretta.
Nel momento in cui si mettono contenuti di sé, in qualsiasi mezzo, il mezzo diventa espressione di qualcosa di reale. E' invece vero che comunicare con gli altri solo attraverso un mezzo limitato, rischia di limitare i nostri sensi, le nostre percezioni. Divenendo parte di un mondo ristretto si ha l'inevitabile senso di entrare in un universo irreale.
La dipendenza penso che non necessiti spiegazione.

Una delle sensazioni che mi era chiara fin da subito riguardava il senso di disagio, espresso da molti utenti abitudinari. Nei network di comunicazione IRC americani avevo spesso la percezione che un 50% delle persone fossero divorziate, e l'altro 50% giusto in attesa di farlo. Ma soprattutto che il 100% fossero persone sole.

E' un argomento complesso e in fondo troppo lungo per il tempo a mia disposizione oggi.
In fondo questa voleva solo essere una didascalia alla prima immagine che pubblico su questo weblog.

venerdì, agosto 04, 2006

Scene di ordinaria ironia

Devo consegnare dei documenti al condominio di fianco, un palazzo che è il continuo del mio, stessa forma, stesso numero di appartamenti. Abitanti diversi, neanche a dirlo.
Mi affaccio al portone di vetro, nessuno dentro, come fuori, decido di premere il solito campanello "a caso", quello del signor Effe.
Faccio appena in tempo a premere che sento scattare la serratura elettrica: era di vedetta?
Entro e dico che devo lasciare i soliti fogli.
"Vieni! Vieni, entra!" mi risponde col solito fare entusiastico. Probabilmente è anche ospitale, ma la prima sensazione è dell'entusiasta. Logorroico, se ti attacca bottone (e lo fa sempre) non ti molla.
"Ma vieni in casa!". Dovevo solo infilare dei fogli nelle cassette postali, visto che insiste mi pare scortese rifiutare. Entro.
La prima cosa che mi sorprende è una libreria stracolma, tanto che sto per chiedergli quanto c'ha messo a riempirla di tutto quel che c'è dentro. Perlopiù sembrano riviste, forse fumetti, a migliaia.
Come previsto attacca con le solite lunghe chiacchiere. Non mi guarda quasi mai direttamente, si guarda intorno, agita le piccole braccia nei racconti.
"Quelli che abitano qui sono strani...". Rotea gli occhietti come per godersi i dettagli di una grande mostruosità proprio intorno a sè. Strani. Parla dei vicini rumorosi, tutti di origine straniera, a suo dire connotato con una naturale tendenza al caos.
"E anche il tale, quando guarda i lavori che ho fatto alle finestre, è invidioso..."
Sono entrato nella tana di Gollum.
Si ricorda che gli avevo chiesto il numero di telefono del tizio che ha fatto i lavori alle finestre.
"Ce l'ho... l'ho messo qui, ma dov'è...". E' sulla libreria che sta cercando, qualcosa mi dice che la faccenda è lunga e complessa. In mezzo alle riviste strettamente impaccate scorgo un souvenir di Predappio, con motti, epiteti e foto del mascellone. Andiamo bene.
Mi aspetto che dica era qui il nostro tesssoro e non lo troviamo più. Anticipo la cosa e dico che comunque devo andare e non è urgente.
Indietreggio verso la porta, neppure l'avevo chiusa del tutto, una via di fuga aperta. Sul pavimento le mie scarpe trovano una certa resistenza, come camminare sullo zucchero caramellato. Gollum mi ha teso una trappola.
Insisto che non c'è urgenza di quel numero di telefono. Sono nell'ingresso del palazzo, fuori dalla tana. Continua a raccontarmi di quelli del piano di sopra, indica col ditino e parla sottovoce.
Sopraggiunge da fuori una donna con passeggino, immagino subito che sia giusto "quella del piano di sopra". Entra vede il foglietto nella cassetta postale. Gollum anticipa pure me nello spiegare cos'è.
La giovane donna ha dei tratti anche dolci nel viso, ma tende subito a tirarli, chiudendosi in un "Sì, sì, poi ci pensiamo".
Velocizzo ancora la mia uscita. Saluto. Sono fuori.
La prima percezione è che in un palazzo così vicino e simile al mio, per un attimo mi sono sentito in una caverna. Nemmeno il caldo e pigro sole d'agosto sembrava rallegrare la tetra atmosfera. Sudavo come nelle prigioni di un fortino.
Cammino pochi metri ed entro in casa mia. Così uguale, così diversa. Controllo che nelle tasche non mi sia rimasto uno degli Anelli del Potere. Non vorrei attirare Gollum.

Qual è la sensazione che avete nel visitare le case d'altri?
Certo non sono tutte come la casa di Gollum. Alcune mi colpiscono per la cura, per lo stile (talvolta anche in negativo), ma amo il senso di benessere che danno alcune case, nella loro accoglienza.
Beh casa mia non è ancora così. C'è quel senso di caos di chi s'è trasferito in fretta e furia, seppure io non l'abbia fatto così. Ci sono alcune idee a metà, che lasciano incerti se la casa debba essere ancora riempita oppure svuotata.
Giorni fa qualcuno mi ha raccontato di aver visitato una villetta in località di mare, proprietà di suoi conoscenti. La descrizione è durata a lungo, con me sempre più recalcitrante nel voler sentire tutti i dettagli. Perché se trovo belle molte soluzioni abitative, sono insofferente a chi me le propone come "potresti farlo anche tu". Senza tenere di conto che quella era una villa di non so quanti vani, con giardino e piscina, di proprietari molto abbienti, mentre casa mia ha un paio di vani che finirò di pagare poco prima dello spegnimento del sole (fra molto tempo, detto più facile).

mercoledì, agosto 02, 2006

Perdonali, perché non sanno quel che dicono

La parafrasi dai Vangeli cristiani è d'obbligo (Luca 23,34), nel parlare del signor Mel Gibson.
Dopo il suo film "The Passion", che non ho visto, ho però seguito la sequela di accadimenti collaterali, che sicuramente raccontava tutto e anche di più.
Ha raccolto il plauso dell'estremismo cristiano religioso americano, quello di successo. Dimostrando, come ho già detto altre volte, che nei tempi moderni dell'occidente, la religione non è più di stato, ma lo stato è della religione.
Hanno applaudito la farsa della violenza -- essendo un film spero non abbiano realmente fatto del male agli attori. Applaudita perché finalmente, nel loro intento, ha messo in scena chi sono i cattivi, e il cinema americano si sa che ama investirsi di questo ruolo, di educatore delle distinzioni. Educatore e giudice: affinché metterlo in discussione appaia blasfemo.

Il reverendo Gibson stavolta non ci ha additato subito i carnefici di Dio. Prima ha preferito prendersi una forte sbornia, nel senso letterale, da alcool. Poi è stato fermato dalla polizia, alla guida della sua auto, evidentemente inabile alla conduzione di un mezzo.
Contraddire un ubriaco è sempre sconsigliabile, come con ogni persona che non ha senso critico.
Ricordo un episodio di alcuni anni fa, mentre in piedi alla fermata di un autobus vengo avvicinato da un signore alticcio, pure lui in attesa del mezzo pubblico. Nello sproloquio dice lui stesso di aver bevuto troppo, ma poi dirotta su ogni argomento che riesce a vincere l'attenzione della sua mente obnubilata. Dopo un po' di chiacchiere, che mi avevano fatto intuire che fosse di religione islamica (che era un nord africano lo potevo vedere da me), gli osservai che forse non doveva bere troppo. Mi guardò con estremo sospetto, e mi chiese "chi ti ha detto che sono ubriaco?" e risposi "beh, l'hai detto tu, prima". Fosse per avergli ricordato di aver contravvenuto a un dettame religioso, o perché sapevo troppe cose di lui, mi tolse subito la parola, tornandosene appartato (per mia fortuna).
Il profetico Gibson invece non si è indispettito con il silenzio, quando gli agenti della polizia californiana gli hanno contestato la condizione di ebbrezza.
Piuttosto si è rivolto loro con le parole "Fottuto ebreo" ed "Ebrei responsabili di tutte le guerre del pianeta", che non sono risultate gradite agli agenti di polizia, come alle comunità ebraiche americane -- un lato dell'essere famosi, tutto quel che si emette diventa di dominio pubblico, sia essa un'imprecazione, una lode o un peto.

Pare che infine la lega ebraica contro la diffamazione l'abbia comunque perdonato, perché da sobrio ha fatto le sue scuse.
Non che io voglia contestare le sue capacità recitative, visto che molte sue produzioni cinematografiche d'azione e comiche mi hanno divertito. Così come mi piacque molto anche la sua versione cinematografica dello Amleto.
Solo che non capisco in quali condizioni possa quest'uomo essere al contempo non ubriaco e non recitare una finzione, tanto da meritargli quel perdono. Chissà che magari il favore delle comunità fondamentaliste ebraiche, verso le fondamentaliste cristiane, non sia un segnale gradito. Soprattutto in un periodo in cui l'America del signor George Bush sta coprendo come può un Israele in guerra. Immagino che il signor Bush preferisca di gran lunga le coperture ai dittatori sudamericani, date dai suoi predecessori, che non avevano tutto quest'impiccio di una pubblicità a livello mondiale.

Tutto questo non è essere contrari agli Stati Uniti d'America, o all'esistenza dello stato d'Israele.
E' facile, per molti, bollare come antiamericani coloro che criticano certe azioni.
Eppure è altrettanto facile dimenticare che un paese come gli Stati Uniti non ha 300 milioni di abitanti a immagine e somiglianza del signor Bush o del signor Gibson -- che nei dettagli non è americano di nascita.
Molti dimenticano che se i sondaggi di popolarità portano in qualche caso il signor Bush anche a sfiorare il 50%, che gli ha valso l'elezione a Presidente, ci sono ben oltre 100 milioni di americani che proprio non avallano le sue decisioni. Cito sempre ad esempio in signor Noam Chomsky, per ricordare che non sono 100 milioni di barboni a contestarlo.

Quello sempre evidente è che i rappresentanti di una nazione non sono spesso così rappresentativi di tutta la nazione. E probabilmente rimane impossibile ottenerlo, visto che in ogni nazione ci sono molte correnti di pensiero diverse.
Perlomeno vorrei che rappresentassero sempre le correnti delle tolleranza e del rispetto, ma sfortunatamente non si può.
E allora perdonatemi, perché forse non so quel dico, ma so quel che dicono gli altri, e tanto spesso non mi piace.

Come non scegliere un produttore di computer

Dato che la nostra esperienza è il primo metodo che abbiamo per la conoscenza, ogni tanto vale la pena di vederne i frutti.
Messo da parte il fatto che tutti hanno sicuramente dei difetti, ma che siamo limitati dalle nostre conoscenze e capacità a conoscere pochi difetti per volta, dell'intero mondo, vado con la seguente lettera aperta, che si commenta tutta da sola
Salve,
vorrei portare alla vostra conoscenza una breve, ma estremamente didattica esperienza fatta con il forum "e-Support" di Toshiba.
Questa lettera aperta è indirizzata p.c. anche al Customer Service di Toshiba Italia, ma non come destinatario principale: i fatti esposti a seguire spiegano chiaramente il perché.

Come molti produttori di hardware e software, anche Toshiba ha un supporto tecnico sotto forma di forum, così da alleggerire il carico delle richieste degli utenti. Trovo la scelta condivisibile, perché in effetti ci sono spesso richieste assai semplici o ripetitive, che sicuramente possono essere esaurite da qualche utente più smaliziato, anziché scomodare del personale tecnico specifico.

Qualche giorno fa, al 28 luglio, visto che da un un anno non vedevo driver video aggiornati per il mio notebook Tecra A4 con scheda video ATI, ho lasciato anch'io un messaggio sul forum.
La richiesta era semplicemente del tipo "dopo un anno senza aggiornamenti per il driver video, devo sentirmi abbandonato?"
La pronta risposta di un altro utente mi ha subito bollato di essere un novellino, perché non conoscevo la complessità delle schede video. E in ogni caso mi sottolineava che no, non c'erano altri driver, se non inaffidabili e rischiosi, tramite terze parti.
Mi sono sentito quindi in dovere di rispondere che conosco la problematica, ma che visto il supporto poco efficiente di Toshiba, rispetto ad altri produttori di notebook che montano schede video ATI, per il prossimo notebook avrei scelto
sicuramente un'altra marca.
Ad oggi però, se andate a controllare il forum, il mio messaggio ha subito una non lieve modifica: è stato editato dal moderatore del forum, affinché appaia che io non abbia fatto quell'osservazione -- il messaggio è marcato come "[Edited by: admin]", non è possibile leggere il testo originale.
Il fatto sconvolgente non è che il mio messaggio, in quanto danno d'immagine per Toshiba, fosse sgradito. Avrei addirittura trovato comprensibile che volessero rimuoverlo o cancellare il thread; ma editarlo, cambiando il senso delle mie parole scritte, è estremamente grave e lesivo.
Infine, dato che a questo punto l'accesso al forum è condizionato a registrare un prodotto, mi chiedo se abbiano preso anche altri provvedimenti, quali segnalare come "indesiderabile" il mio stesso notebook, visto che hanno in mano tutti i miei dati anagrafici. Aldilà di richiedere la cancellazione di questi, che è il minimo che posso fare a questo punto, comincerò a considerare la sostituzione del mio notebook molto prima del previsto.
Quanto a Toshiba ed al loro riprovevole comportamento, da questo momento non può che avere tutta la mia disapprovazione e il mio sdegno: se pensano di manipolare ogni disappunto degli utenti, hanno ben poco merito di avere utenti.