mercoledì, novembre 23, 2011

Ora ics

Leggo oggi un quotidiano cartaceo, "La Repubblica", che è in vendita con un inserto (più di 30 pagine, rilegate a parte), pretestuosamente intitolato alla fine del calendario Maya nel 2012. In realtà l'inserto è dedicato agli orologi, nella fattispecie orologi da polso.
Sfilano alla base delle pagine interne, sotto gli articoli, degli orologi recensiti, immagino bene a scopo pubblicitario. Breve descrizione, prezzo bene in evidenza. Conto 40 modelli di orologi, ve ne sono da 49 Euro, ma anche da 81500 Euro (ottantunomilacinquecento). Conto ancora meglio: i modelli sopra i 3000 Euro sono ben 27, quasi il 68% dell'offerta pubblicitaria indicata direttamente dall'editore -- escludo le pagine pubblicitarie esplicite delle aziende.

Quale messaggio leggere, da un quotidiano che fin dalla prima pagina ci parla di crisi finanziaria, di politici accusati per peculato, e che conclude così?
Nelle prime pagine le stoccate e la satira che soddisfa chi lamenta la povertà della nostra economia, ma in un inserto a parte il lusso dedicato a chi non ha risentito di crisi, e che magari si sta spartendo ancora più denari. Stride veramente, l'accoppiata fra le pubblicità dei voli a basso costo e l'imperante ondata pubblicitaria dei marchi di lusso. Qualche pagina per le pubblicità dei sottocosto e molte per i grandi marchi, o se vogliamo anche del sovracosto, dove per avere qualcosa il cliente è desideroso di spendere di più, per appagare la propria autostima ("valgo più degli altri in quanto posso spendere di più").
In tutto questo i grandi assenti: aziende e prodotti di fascia media, perlomeno nei costi.

Giorni fa mi è capitato di vedere parte della trasmissione (ormai non più soltanto televisiva) del signor Michele Santoro, tale Servizio pubblico. Se da un lato c'è da rallegrarsi, che qualcuno abbia trovato un modo per mostrare quello che la maggior parte dei media nasconde, dall'altro è uno sconforto sentire le solite lamentele.
Non parlo di chi ha perso lavoro, casa, o altro, nella totale indifferenza generale. Mi riferisco piuttosto a chi ha colto l'occasione della disgrazia per cominciare a costruirsi un mondo utopico, in cui vorrebbe vivere, e che non accetterà mai niente di diverso da quello. Non troverebbe accettabile un'uscita progressiva dalla crisi economica, ne vuole una subito, senza rimetterci niente, facendo pagare tutto a chi ha grandi capitali. Come pensare che una soluzione del genere sia fattibile, se non in un mondo utopico: è evidente che nessuno potrebbe imporre una tale rottura, nel mondo reale.
L'assurdo è che schiacciati dal reale, si preferisca pensare che l'unica soluzione sia nell'irreale. Comincio ad avere una certa nausea per le espressioni idiomatiche del momento, come quella sul timore dei "poteri forti": è evidente che chi ha un potere, sia forte, altrimenti non avrebbe potere. E' evidente che l'economia sia controllata da chi ha potere economico. La favola delle masse che dettano l'economia di un paese, per il benessere della popolazione, è naufragata miseramente, come dimostrato dalla condizione cinese (esempio in grande) o cubana (esempio in piccolo).
L'ideologia anarchica è impermeabile a qualsiasi buonsenso, al pari di quella che il capitalismo possa accrescersi a costo zero. Guardandosi intorno, ascoltando la gente, messi da parte telefoni cellulari e computer, non sembra si siano fatti grandi passi dal XIX secolo dell'era volgare.

Probabilmente non esiste una crisi solamente economica, le basi della crisi sono fortemente sociali, e qui diventa difficile capire per quale data del calendario sia possibile riemergere.
Qualcosa di azzeccato, nel calendario dei Maya c'è. Non si può pensare a un calendario perpetuo, siamo portati naturalmente a qualche deriva, dei punti nodali nei quali il vivere che pensavamo sostenibile improvvisamente non lo è più. Sono proprio curioso di vedere il limite del prossimo calendario in scadenza.

mercoledì, novembre 16, 2011

Similitudini pericolose

Se c'è un argomento che mi causa arrabbiature considerevoli è la manipolazione intenzionale dei dati scientifici. Figurarsi poi se è collegata a scopi truffaldini, con schemi chiaramente di scarsa onestà intellettuale.
Una cosa è infatti sostenere affermazioni che poi si rivelano errate, come accade spesso nella normalità delle ricerche scientifiche. In questo caso, seppure a malincuore, non resta che fare un passo indietro e scegliere un'altra strada.
Altra cosa è continuare a tentare di piegare l'evidenza, in modo testardo o appunto fraudolento. Un caso fra tutti? Quello dell'omeopatia: leggete quel che cito, e scegliete da soli se appartiene a un caso di caparbietà o di mero interesse.
Un articolo recente, breve ed incisivo, viene dal signor Dario Bressanini, che ho già citato qui per altre faccende, e che in questo caso sguazza come un ippopotamo nel fango, essendo un chimico fisico.
Richiamo poi all'attenzione il sito originario dell'immagine che propongo, http://www.1023.org.uk/ ("Omeopatia, non c'è niente dentro") che rappresenta un breve compendio e una serie di esempi pratici, sull'inefficacia e persino la pericolosità dell'omeopatia. Eh sì, perché c'è un aspetto pericoloso di cui tener conto, che se anche (fortunatamente) non porta spesso a casi estremi, come quello recente del bimbo deceduto, ha un potenziale negativo considerevole.
Torna poi sempre utile il riferimento a James Randi, per chi ha dimestichezza con l'inglese nel suo intervento in video. In fondo quasi annoia anche me, dover sentire e leggere continuamente di questo premio Randi: un milione di dollari a chi dimostri come l'omeopatia funzioni, e nessuno che si faccia avanti per tentare di riscuoterlo. A ben pensarci, perché perdere la faccia per un solo, misero, milione di dollari americani, quando il business dell'omeopatia vale nel solo Regno Unito 40 milioni di sterline?
E dire che fra i sostenitori dell'omeopatia c'è chi lamenta di essere ostacolato dalle grandi compagnie farmaceutiche, per motivi di denaro.
Chissà qual è il rimedio più efficace per curarsi dalla cattiva scienza: quello dei simili di sicuro non funziona, visti i risultati.