venerdì, maggio 28, 2010

Tecnologia redditizia

In ogni ambito si riescono sempre a trovare fenomeni ricorrenti, tanto da far diventare noioso chi li cita. In fondo anche chi parla di nuove tasse, già simili alle vecchie, tende ad annoiare il proprio pubblico, visto come si sta affermando il "guardare al futuro" (ovvero dimenticando le nefandezze passate, per non accumularne).
Figurarsi com'è noioso sentire sempre le stesse lagne su certi prodotti della tecnologia, o sui loro produttori. In effetti questo breve articolo è in parte la copia di uno vecchio, ma non per colpa mia: quanto per il ripetersi dei fatti.
Posso però discolparmi grazie ad un diverso spunto, e a una lunga serie di premonizioni.

Raccontato in questo modo sembra quasi che io intervenga in una crociata contro un singolo produttore, ma in fondo è solo una facile critica verso chi si mette più in mostra.
Partiamo con la nostra piccola parabola sugli e-book e i loro risvolti economici.

Chi vuole leggersi un buon libro, ma anche una rivista, è ancora molto legato alla produzione cartacea. La carta costa, di stampa, magazzini, distribuzione. Qualcuno cerca di convincerci che costa anche di ecologia, vista l'origine principale, dal legno. In realtà quest'ultimo aspetto è una mossa d'anticipo, tanto per cavalcare l'onda delle aziende ecocompatibili, quelle benvolute dai consumatori: essere ecologisti (non importa se veri o falsi) aumenta i margini d'impresa.
Ecco allora i quotidiani che sbarcano su Internet, per sperimentare e guadagnare e-soldi (che ben si pronuncia anche come i-soldi), prima tramite forti entrate pubblicitarie, poi tramite servizi a pagamento che catturano gli utenti.
Anche il quotidiano del gruppo Espresso, La Repubblica, per cui lavora il signor Vittorio Zucconi, si cimenta nell'impresa da anni. Quattro anni fa se ne uscì anche con un annuncio accattivante, per chi segue le nuove tecnologie, promettendo un'edizione elettronica per gli e-reader, i piccoli lettori da usarsi come libri elettronici. Evidentemente l'iniziativa non riesce granché, vuoi perché il mercato non è pronto al quotidiano elettronico, vuoi perché gli utenti non investono (bei soldi) in e-reader, cadendo così (apparentemente) dimenticata.

In fondo sono parecchi anni che tutti ci parlano di uffici paperless, di documentazione immateriale, o di smaterializzazione della documentazione, ma tutt'ora passiamo per decine o centinaia di moduli cartacei ogni anno. Neppure chi potrebbe risparmiare molto denaro sembra volerlo fare, costringendoci a compilare moduli bancari, fiscali, postali, ospedalieri, da amanuensi, per poi (forse) riportarli approssimativamente in formato elettronico: magari continuando a conservare anche il cartaceo.
Insomma, tutti questi grandi vantaggi, ma nessuno che li sfrutta. Figurarsi chi deve spendere soldi in un dispositivo tecnologico aggiuntivo, per comprare poi libri elettronici (o e-book) che costano quasi quanto la versione cartacea, e trovarsi infine in mille complicazioni per copiarli, trasferirli, o semplicemente prestarli.

L'editoria però non desiste. Così con il nuovo dispositivo di Apple in arrivo, cominciano gli articoli di lode, sul quotidiano succitato. Ogni notizia viene amplificata, colorata, edulcorata, per aggiungere desiderio nei consumatori: perlomeno questa è la mia sensazione, finché tutto si esplica.
Il quotidiano riverente ha (guarda caso) la sua edizione elettronica specifica per la nuova piattaforma multimediale. E qui sta il nesso: gli articoli hanno prodotto gratuitamente una campagna pubblicitaria per entrambi. La multimedialità garantisce poi l'appetibilità che era difettosa nei precedenti e-reader, in bianco e nero e poco propensi alla diffusione dei video. Infatti la pubblicità vive oggi di immagini in movimento e colori, molto più di quanto sia necessario per la cronaca.

Qual è quindi la "libertà senza limiti" di cui ci scrive lo Zucconi nel suo brillante articolo?
Evidentemente pensa alla libertà d'infarcire il suo giornale con nuovi (e più remunerativi) annunci pubblicitari, certo non alla libertà d'uso degli utenti. Provate a leggere da quella tavoletta elettronica un quotidiano, all'aperto in una giornata di sole, e scoprirete che la vera magia era nell'edizione cartacea, consultabile più facilmente da chiunque, liberamente riutilizzabile, liberamente scambiabile anche con uno sconosciuto sul tram.
Addirittura l'articolo dello Zucconi parte dalle recenti minacce all'informazione libera: come se i contenuti di un quotidiano divenissero liberi solo per essere in formato elettronico. Contenuti elettronici che passeranno attraverso un DRM che ne eviti le copie, che pagheranno un dazio elettronico di un fornitore unico di servizio (Apple), con una miriade di vincoli e intrusione nella privacy di chi li scaricherà e/o li leggerà. Non me ne voglia lo Zucconi, se lo valuto quantomeno male informato, se non addirittura servile complice di un meccanismo di progressiva lesione della libertà d'informazione e della libertà d'utenza.
E' quasi ridicolo il parossismo della liberazione dagli oligarchi informatici, che sembra condurre spesso ben lontano dal fornire libera scelta agli utenti, nell'endiadi Microsoft/Apple, specchio di sola avidità. Altro che tecnologia e innovazione, questi hanno ben altro in mente. A meno che non si vedano come attività finalizzate a ingrassare i bilanci.