mercoledì, febbraio 21, 2007

Un sito da leggere

Riprendo il post precedente, perché negli aforismi estratti dal libro di Sam Harris ci sono delle perle da non perdere, assolutamente.
Il presidente degli Stati Uniti ha affermato, più di una volta, di essere in dialogo con Dio. Se avesse detto che parlava con Dio attraverso il suo asciugacapelli questo sarebbe precipitato in un'emergenza nazionale. Non riesco a vedere come l'aggiunta di un asciugacapelli renda l'affermazione più ridicola o offensiva.
(S. Harris)
Nonostante un intero secolo di ricerche scientifiche, che ha attestato l'antichità della terra, più della metà dei nostri vicini crede che l'intero cosmo sia stato creato seimila anni fa. Cioè, incidentalmente, circa mille anni dopo che i Sumeri inventarono la colla.
(S. Harris)
Un altro insegnamento di Dio sulla moralità: se un uomo scopre, la notte del matrimonio, che la sposa non è vergine, deve lapidarla sulla porta di casa del padre di lei (Deuteronomio 22:13-21).

Caos, tolleranza, rispetto

Ho letto con interesse un articolo di quotidiano, un breve commento su tre libri di più o meno recente uscita, incentrati sulla visione delle religioni da parte dell'ateismo.
Lo spunto più interessante su molti temi è sicuramente in Letter to a Christian nation, di Sam Harris.

In modo molto diretto, tanto chiaro da apparire spietato, lo Harris si chiede cos'è che intendiamo per rispetto, quando parliamo di religioni. Perché in fondo, se si tratta di una religione in cui non crediamo, cosa porta a distinguere il rispetto dal considerarla una comunità di pazzi psicotici?
Cosa ci dice esattamente che una religione è degna di rispetto oppure no?
Perché il primo punto è che sicuramente il culto del mostruoso spaghetto volante, o della dea unicorno invisibile non ricevono il rispetto dedicato ad altre religioni.

La conclusione, fredda, inequivocabile, è che dedichiamo rispetto per una grande ipocrisia: quella che misura quanti sono i fedeli.
Così la stessa fede di Scientology è sicuramente meno rispettata, al confronto, ad esempio con quella Cattolica romana. Leggiamo bene le basi di Scientology (che al link indicato sopra sono descritte) e ci facciamo due risate, per l'assurdità delle affermazioni, eppure non ci sono altrettanti a sorridere delle assurdità contenute nella Bibbia. E ricordo che non è ammissibile deprecare qualche parte della Bibbia, e al tempo stesso dirsi rispettosi della fede Cristiana, o tantomeno praticanti: tutto o niente.

Il mio intervento, a questo punto, è che evidentemente mi trovo a tollerare, vista l'impraticabilità del rispettare.
Si tollerano tante cose in fondo, anche disgustose.
Ma quanta tolleranza si riesce ad esercitare, quando una confessione religiosa pretende di fare pressione anche sulle istituzioni laiche, come nel caso dei recenti DICO/PACS?

Un'altra ipocrisia, facilmente smascherabile, è sulle affermazioni di pace.
Lo Harris ci ricorda che tutti affermano che la propria religione è di pace, salvo poi avere nei libri sacri gli inneggiamenti all'uccisione degli infedeli, con in premio la beatititudine eterna. E' evidente che in queste parole, della pace non c'è ombra.
Per non parlare del dialogo fra religioni: di che cosa mai possono dialogare dei religiosi, se ciascuno di loro ha dei dogmi indiscutibili?
Di potere.
Perché l'unico argomento su cui possono accordarsi è la spartizione del potere, faccenda molto terrena, e causa prima delle guerre, fin dall'antichità.

L'unica cosa certa è il caos in terra. E lo sa Dio, quando finirà.
(Scommetto che se avessi scritto Zeus al posto di Dio, non avreste avuto dubbio che si trattava d'ironia: chiedetevi perché)

domenica, febbraio 18, 2007

Velocità metafisiche

Se vi chiedessi quale sia la velocità massima consentita ad un veicolo, in un centro urbano, scommetto che rispondereste cinquanta chilometri orari.
Eppure sembra che non sia così. Perlomeno è dipendente dal vostro impiego e dalla vostra confessione religiosa. Questo secondo il parere del signor Luciano Cicioni, giudice di pace di Foligno.

Con una decisione a dir poco discutibile ha infatti sancito che un frate, cappellano d'ospedale, non poteva essere multato per eccesso di velocità, pur avendo raggiunto i 106 km/h, dove il limite era di 50 km/h.
Questo perché il religioso doveva urgentemente officiare una estrema unzione, prima che il beneficiario fosse cadavere.

Il precedente costituitosi è decisamente singolare, in quanto assolve dagli obblighi della sicurezza stradale un'intera categoria di persone: qualunque religioso si dica in urgenza d'intervento, per motivi di fede, ha così il diritto di superare qualsivoglia limite di velocità. Mettendo a rischio la vita di altri viventi.
Mi auguro che la vicenda venga ristabilita all'ordine da un tribunale, più alto in grado.
Speriamo avvenga presto, prima che chiunque si dimostri sacerdote di qualche confessione religiosa richieda l'esonero dalle leggi terrene -- ovviamente dovrebbe beneficiarne non solo la religione cattolica, se fosse preso come precedente, ma anche chi crede negli extraterrestri o negli oroscopi, no?

martedì, febbraio 13, 2007

Norme finanziarie

Riflettevo questa mattina sulle nuove norme indicate dallo Stato, per irrigidire i controlli fiscali.
Come libero professionista riguardano anche me, che incasso in un anno poco meno di quel che dichiara in un anno un dentista. Sottolineo la differenza fra incasso e dichiarazione al fisco, perché mi appare evidente il divario col reale, nei dati pubblicati tempo fa secondo fonte Ansa, per esempio sul Corriere della Sera e su La Repubblica.

La notizia deve essere stata una sorpresa per il Ministero delle Finanze, che ad essere ingenui si definirebbe quindi come un ufficio d'incapaci, ma che ad essere accorti si può agevolmente definire come una congrega di persone capaci e motivate. Lascio poi a voi decidere quali siano le capacità e le motivazioni, che hanno lasciato le condizioni così, da sempre.

Ma adesso (tremate, tremate), con le nuove disposizioni finanziarie, verrà data una stretta all'evasione fiscale. Complici le nuove norme.
Già che ci sono citiamo qualche risvolto pratico delle rivoluzionarie norme contro l'evasione.
Un esempio è che i professionisti non potranno più accettare pagamenti in contanti: immagino che serva a tenere sotto controllo le transazioni in denaro, visto che dovranno essere tutte tracciabili.
Quello che non capisco nella norma è il come ciò dovrebbe avvenire. Il libero professionista, diciamo un medico specialista, perché mai dovrebbe smettere di farsi pagare in contanti e versare i soldi su un conto corrente bancario slegato dalla sua attività?
Vi aspettate davvero che sparisca la frase "sono centoventi Euro, facciamo cento se in contanti"?
Probabilmente non riesco a capirlo perché non mi occupo di economia, ma proprio non vedo a cosa serva questa norma. Sono rimasto infatti un po' perplesso, quando stamattina me l'ha ripetuta la commercialista che segue la mia amministrazione.
Inoltre si insiste sul fatto che si abbia un conto corrente bancario per l'attività professionale, slegato da quello personale. "Per controllare meglio i movimenti dell'attività". Ma davvero credono che gli evasori tengano nella stessa contabilità i soldi ricevuti legalmente e quelli che nasconderanno al fisco?

Ecco perché viene da chiedersi se i controlli tributari sono opera di un branco d'imbecilli, oppure se volutamente sono resi inefficaci.
Forse sono ingenuo anch'io, ma mi sovvengono tanti metodi efficaci, che evidentemente devono essere difficilissimi da impiegare.
Circolano tanti autoveicoli da cinquanta, ottanta e anche oltre centomila Euro di costo: non sarebbe facile controllare le attività dei proprietari?
Si stipulano contratti di vendita e assicurazioni d'immobili da parecchie centinaia di migliaia di Euro l'uno: non sarebbe opportuno controllare da dove provengono?
Si vedono ovunque segnali di ricchezza ostentata, eppure ci sono dietro delle categorie che dichiarano miseria: se si volessero davvero fare dei controlli seri non sarebbe difficile.
E invece no, mi ritrovo a dover produrre documentazione inutile per pura burocrazia. Ma magari potrei essere come zio Paperone. Vivo sì in miseria, pago a fatica il mutuo per la casa, tengo un'automobile vetusta, ho i conti correnti che sfiorano sempre il rosso, ma in realtà ho un deposito pieno di monete d'oro. E ci nuoto dentro.

giovedì, febbraio 08, 2007

Sviste informatiche e telematiche

Di solo software
Di recente è stato ampiamente pubblicizzato il lancio del nuovo sistema operativo di Microsoft, il cosiddetto Windows Vista, che nella pronuncia italiana non fatica a diventare window-svista.
Cosa c'è di nuovo? Non saprei, non ne ho una copia, non l'ho usato, ma ho solo letto tutte le pubblicità. Anzi per essere preciso, ho letto la pubblicità, fatta da Microsoft e dai rivenditori, e non so dire cosa ci sia di nuovo.
Sembra che le pubblicità puntino sul nuovo aspetto grafico, con una serie di effetti speciali che immagino servano agli utenti distratti per ritrovare più velocemente le finestre perse sul proprio desktop. Forse è una novità, certo non un'innovazione, né mi sembra qualcosa così tanto necessario.
Poi ci sono i gadgets, programmi dall'aspetto curato che si occupano di dare un aspetto più interessante al proprio schermo, senza aggiungere niente che non esistesse già -- per conoscere le previsioni del tempo da Internet c'erano alternative già da tempo.
Un altro aspetto su cui affermano si focalizzi è quello della sicurezza, con il blocco delle insidie che possono propagarsi da Internet. Per converso, già dai giorni del rilascio si apprendeva che erano in corso i primi aggiornamenti (importanti) di sicurezza.
Penso poi che sia passata perlopiù inosservata la questione del digital rights management, ovvero il supporto per i sistemi di protezione dalle copie illegali, per i contenuti audio e video. Largamente incompleta, nelle versioni di lancio del sistema operativo, potrebbe essere completata per gradi, nei futuri aggiornamenti. Tanto che un giorno potreste scoprire che la vostra scheda video è stata dichiarata insicura, e da quel giorno in poi nessuno al mondo potrà più usarne una di quel modello, se non interviene il produttore.
Per non parlare di quello che il sistema di riproduzione video può fare per ridurre la qualità (all'insaputa dell'utente) delle immagini. Qualcuno, dopo un'attenta analisi, si è chiesto cosa succederebbe se il sistema peggiorasse la qualità di un'immagine da risonanza magnetica, mentre un medico deve decidere se c'è un tumore o no -- sì, l'entità della cosa è questa.
Microsoft ha guadagnato Vista e sviste a non finire.

Telematica e psicosi
Volendo cercare di risparmiare sulla bolletta dell'ADSL in ufficio, cercai dallo scorso autunno qualche offerta più favorevole a quella che avevo già.
Il compromesso che accettavo era di avere una linea a velocità inferiore (ne avevo una da 4 MBps), ma ad un costo inferiore.
Vagliate alcune proposte da Internet, e scartate le più economiche perché con contratti capestro (SiADSL di Siportal, Libero di Wind), non mi rimase che accettare la soluzione più economica, seppure non mi convincesse: il collegamento Alice Business di Telecom Italia.

Avevo già dato disdetta al precedente operatore, Tin.it, che fra l'altro è stato inglobato da Telecom Italia e non propone più collegamenti propri. Compilai allora il modulo on-line per richiedere il servizio, su www.191.it
Ingenuamente(?) feci la richiesta un mese prima della scadenza del vecchio contratto, sperando così di avere la nuova connessione con il minimo tempo di distacco. Il vecchio contratto era già stato disdetto, la scadenza ultima era al 14/12/2006.
Il 13/12/2006, con un tempismo eccezionale, Telecom Italia mi comunica che loro non possono collegarmi una ADSL, perché ho un altro operatore attivo. A nulla è valso cercare di spiegare che la scadenza era il giorno dopo, come a nulla è valso ricordare che nella richiesta mi chiedevano se c'era un operatore attivo, e io avevo risposto di sì, e che il contratto vecchio era in scadenza.

Con una buona dose di ottimismo faccio una nuova richiesta.
Al 16/12/2006 fra l'altro, la linea di Tin.it viene ufficialmente distaccata dalla centrale, niente più ADSL.
Per i tecnici di Telecom Italia però rimane un mistero, continuano infatti a riportare che c'è un fantomatico operatore a occupare la mia linea telefonica.
Un giorno scopro di avere di nuovo una connessione ADSL attiva, al che mi sento contento che abbiano risolto il problema: verifico la linea e scopro che anziché essere a 2 Mbps come doveva, è una 640 kbps. E non solo.
La linea a 640 kbps sembra essere fantasma: per il sito ufficiale di Telecom Italia non esiste, non mi hanno abilitato un account di posta, non c'è niente.
Dopo qualche giorno, aspettando che le cose si chiariscano (magari era un test di linea?) richiamo a voce il 191, con la massima disponibilità a chiarire la cosa.
Mi risponde un operatore piuttosto irritato, che nel giro di poche parole si inalbera, mentre gli dico che ho una connessione attiva, e che dal tracing è sui loro server. Comincia a urlare nel telefono che lui sa qual è il proprio lavoro e che io non devo metterlo in dubbio. Sinceramente sto per mettermi a ridere, non per irriderlo, quanto perché mi sembra sproporzionata la sua reazione. Spiego che capisco quale sia il suo lavoro, ma che comunque io ho un'ADSL attiva, con cui sto navigando in Internet. Si arrabbia ancora di più e mi dice che è impossibile.
A quel punto capisco che sto parlando con un soggetto decisamente psicotico, per cui rinuncio e saluto. Preso da un ultimo impeto l'operatore di lascia un numero verde, 800578722, che chiamandolo mi dirà (a suo parere) che ho l'ADSL attiva di un altro operatore.
Chiamo il numero verde: dice che non ho attiva nessuna ADSL. Nel frattempo navigo in Internet.

Dopo un paio di settimane riprovo col 191, trovando operatori diversi. Qualcuno è comprensivo, qualcuno dice "scusi... ma se non sta pagando niente... se la tenga così..."
A distanza di un mesetto l'ADSL fantasma scompare del tutto. Richiamo di nuovo il 191, seguo la tiritera, e a quel punto decido di essere stanco: l'operatrice di turno mi dice ancora che la mia linea è occupata da un altro operatore.
Richiamo una seconda operatrice, chiedo la cancellazione della pratica.
Avuta conferma della cancellazione (non da Internet, perché per qualche motivo il sito web non si aggiorna più...) faccio richiesta allo stesso operatore che ho a casa, NGI. Mi costa qualche Euro di più al mese, ma ricordo che sono molto seri.
Unico inconveniente: anche NGI per la connessione alla centrale necessita dell'intervento Telecom Italia. Spero fortemente che tutto vada bene.

Dopo una settimana dalla richiesta NGI mi comunica che la linea è attiva. Così ha riferito Telecom Italia.
In verità la linea non è attiva. Allora li ricontatto e inoltro la segnalazione. Nel giro di una settimana la linea si connette: stavolta, prima di cantare vittoria, vado a controllare.
Mi hanno collegato una linea ADSL da 128 kbps (centoventotto, sì). Praticamente poco più del vecchio modem analogico.
Altra segnalazione a NGI.
Due giorni fa mi chiama sul telefono cellulare un tecnico di NGI, che sento molto depresso: vuole sapere come va la linea, perché lui ha parlato con un tecnico Telecom Italia, che "non ha capito niente di quello che gli ho detto". Gli confermo che la linea è tutt'ora a 128 kbps, lui mi saluta sconsolato, "richiamerò la Telecom..."

Quest'oggi, nel bel mezzo di una conversazione telefonica, cade la linea e mi ritrovo col telefono muto (il mio interlocutore non riuscirà infatti a richiamarmi). Stessa cosa per l'ADSL.
Cerco di vederla in positivo, magari ci stan lavorando.
Questa sera, alle 18.03, il mio router, riesce a ricollegarsi a 1280 kbps, proprio come da me richiesto.
Tiro un sospiro di sollievo. Se fossi superstizioso incrocerei le dita: qualcosa mi dice che solo la superstizione è meno credibile delle capacità tecniche di Telecom Italia.

Utenti di computer
Tutti bravi con il computer: gl'italiani si sentono padroni del mezzo con cui navigano, scrivono e-mail, redigono documenti e fogli elettronici.
Sarà davvero così?
Fate un test, semplice semplice: mettete di fronte ad un software leggermente diverso tutti questi esperti, questi navigati navigatori, e vedrete affondare la loro navetta in un bicchier d'acqua.
Perché l'informatica in realtà non è stata compresa, ma solo assorbita, passivamente. Un po' come il mulo, che istruito a girare intorno al pozzo è diventato esperto nel girare intorno alla solita sorgente. Se li spostate altrove non sanno più dove girare, perché hanno imparato la condizione di stimolo/reazione come i topi da laboratorio. Se cambiate loro la gabbietta, il colore e la forma della vaschetta del cibo, sono capaci di morire di fame.
Delle persone che si riempiono la bocca di termini informatici, che sentiamo in autobus, per strada, in treno, quanti sono così? Tantissimi a mio parere.
Un altro paragone: l'alfabetizzazione in Italia è piuttosto alta, ma quanti, usciti dalla scuola, sanno prendere la penna in mano e scrivere un saggio o un racconto?
Così la penna finisce per servire solo per compilare i moduli delle tasse, e il computer per compilare i moduli lavorativi. Se questa vi sembra conoscenza, fate voi.

martedì, febbraio 06, 2007

Oro nero (e altre ricchezze)

Se il petrolio ha guadagnato l'appellativo di oro nero, che si può dire dei carburanti per autotrazione derivati, come benzina e gasolio?

Ad ogni liberalizzazione di mercato seguono proteste, e così è andata anche per la (piccola) concessione sui carburanti, che potranno essere venduti in stazioni di servizio gestite dai grandi supermercati.
In un notiziario radiofonico ho sentito intervistato un signore, di cui non ho sentito il nome, che stava prendendo le difese dei benzinai. La sua osservazione era che in fondo, anche i risparmi di alcuni centesimi al litro, non saranno tali, perché ci saranno poche pompe discount, e gli automobilisti dovranno sorbirsi code e chilometri, consumando il poco guadagnato.
Va da sé che il parere suddetto è del tutto opinabile, ma se fosse davvero così, se il risparmio non ci fosse, allora perché i benzinai sono in sciopero?

Giorni fa ascoltavo un intervento, sempre alla radio, del signor Vittorio Zucconi, che parlando di lotterie (sì, senza nessun riferimento alla benzina) le citò come la tassa sulla stupidità.
Eppure ci sono tasse ancora più subdole e spudorate, come quelle sui carburanti. Per essere corretti, non si tratta di tasse, quanto d'imposte curiose.
Infatti sui carburanti paghiamo prima la cosiddetta accisa, che concorre poi, insieme al valore del bene, al calcolo dell'IVA. Quindi paghiamo un'imposta (l'IVA) che cresce secondo quanto paghiamo un'altra imposta (l'accisa).
Immagino che neppure questa sia una tassa sull'intelligenza.

Un'associazione consumatori aveva denunciato fra l'altro che i prezzi dei carburanti, all'ingrosso, sono quasi tutti uguali, per qualsiasi compagnia. Eppure non vale altrettanto per il prezzo alla pompa, che senza citare i discount già vedono differenze anche di otto centesimi al litro, fra due distributori a 8 km di distanza -- situazione vista con i miei occhi.
Per non parlare dell'altalena dei prezzi, che sfidando le leggi fisiche riesce ad oscillare sempre più in alto che in basso, qualsiasi sia la tendenza del costo della materia prima.

Insomma, le compagnie hanno di che guadagnare, lo Stato ne ha pure lui, i gestori probabilmente assai poco, e tutti gli altri son quelli che pagano.
Nella mia condizione, anche 3 o 4 centesimi risparmiati al litro sono un sollievo.

domenica, febbraio 04, 2007

Stonature

Non so quante volte ho letto e sentito quelle frasi famose, che descrivono il mondo intorno allo giuoco del calcio come violento e contro cui è necessario prendere provvedimenti. Di solito avviene dopo qualche evento tragico eclatante, come quello avvenuto nello scorso venerdì sera, in cui un agente di polizia è caduto morto (o se preferite vittima) in uno scontro.
Tanta indignazione popolare crea una seria stonatura, se la confrontiamo con quello che succede ogni volta che si presenta lo spettacolo di una partita di calcio. Perché a ben vedere, che prima o poi ci scappasse (di nuovo) il morto non doveva sorprendere nessuno. Ad ogni turno di campionato si replicano violenze e danneggiamenti, che ormai non fanno più notizia, tranne che per i casi particolari, ovviamente.

Quello che mi ha infastidito, nel vedere le scene della guerriglia urbana, che hanno portato alla recente tragedia, è il motivo dietro alla guerriglia.
Non erano scene di battaglia da qualche ex-repubblica sovietica, e neppure dalla Birmania o Indonesia. Non erano neppure gli argentini o i boliviani.
Erano semplicemente dei violenti, senza rivendicazioni sociali o umanitarie da fare, ma per i quali non abbiamo strumenti educativi e di contenimento. Così è stato sancito, da sempre, che le distruzioni siano ammissibili, tollerate, impunite, quando il pretesto è una partita di calcio.
La vera vergogna è di essere cittadini di una nazione che ha tollerato finora questo fatto.