martedì, maggio 29, 2007

Settori da studiare

Chi si trovi a compilare la dichiarazione dei redditi, avendo al contempo un'attività imprenditoriale, si sarà imbattuto già nei cosiddetti studi di settore.
E chi non li avesse incontrati finora, da quest'anno lo farà: ormai sono stati introdotti per le attività più disparate.
Ma come funzionano?

Alla domanda non posso rispondere in modo professionalmente obbiettivo, come di solito faccio con le attività che mi competono: per economia e finanza (e la burocrazia) ho infatti una certa avversione.
Mi sono però posto domande e risposte, come mio solito, perché ho dovuto compilare questo modulo anch'io e mi sono posto questioni che ho indirizzato a chi coadiuva in questi compiti noiosi.
E le risposte che ho ricevuto sono state poco confortanti.

Anzitutto a che cosa servano, perlomeno negli intenti, mi è abbastanza chiaro.
Si studia un settore di attività imprenditoriale, se ne traggono dati statistici, si vede da questi di quanto si discostano i dati denunciati. Chi è troppo al di fuori della media evidentemente ha compilato male i dati, oppure è un potenziale evasore fiscale.

"Anzitutto scegliamo il tipo di attività... qui c'è la lista... allora, 001 Consulenza nel campo moda e spettacolo... no... 002 Consulenza per la comunicazione e la cura dell'immagine... no..."
Ci siamo letti tutta la lista, e se ne avete la pazienza potete farlo anche voi, alla pagina 14 del modulo.
Trovate attività come pranoterapia, naturopatia, astrologhi, spiritisti, centri tatuaggi e piercing, ma non si contemplano attività legate ai settori elettronici ed informatici: evidentemente, per chi ha realizzato lo studio, sono attività scarsamente presenti in Italia. L'unica voce che li possa raccogliere recita "Altre attività di consulenza".
Non viene certo chiesto nel dettaglio quale sia questa altra attività. Mentre i questionari pubblicitari lasciano sempre uno spazio per la descrizione ("se altro, specificare"), per questo che si dichiara uno studio non serve.
Determinerà (non so con quale metodo) che chi fa altro forse guadagna troppo o forse poco.

Le altre voci da compilare non sono meno ridicole.
Si va dai dati che già esistono nella dichiarazione dei redditi, a informazioni su dove sia svolto il proprio lavoro, in Italia o all'estero.
Evidentemente, con queste poche informazioni, debbono aver studiato un modello matematico portentoso, per riuscire a capire se sono un evasore oppure no.
Finita la compilazione ho visto che l'addetta alla contabilità è rimasta per un attimo con il respiro in sospeso.
"E' congruo..."
Il modello matematico portentoso si è pronunciato sui miei redditi.
A quel punto mi sorge spontanea la domanda: ma che succede per chi non è congruo?

In quell'ufficio passano centinaia di persone per i miei stessi scopi, e la risposta è stata per esempi pratici, che la ragazza ha già visto più volte.
"Eh... vengono a cercarti, o meglio, spediscono la cartella con l'importo da pagare: loro ormai non si muovono più per fare i controlli"
In pratica la propria denuncia viene marcata come non congrua, in automatico viene calcolato quanto avresti dovuto pagare, e su quello ricevi una cartella esattoriale per quello che hai evaso.
E se non hai evaso? Impossibile (per l'Agenzia delle Entrate).
Così mi narra di piccolissimi imprenditori, gente che magari, ultra settantenne, è già in pensione, e decide di aprire una minuscola attività, sia per arrotondare che per mantenersi attiva e passare il tempo. Piccole vendite nei mercati, tutto legale, pagano le tasse, e comunque hanno già un reddito dalla pensione.
Eppure per lo studio di settore non è possibile. Anche inserendo i dati della pensione percepita non è ammesso che un fioraio o un fruttivendolo guadagni così poco dall'attività.
Le scelte sono due: aumentare il proprio giro d'attività e guadagnare di più, oppure chiudere. Altrimenti arriveranno richieste di decine di migliaia di Euro dall'Agenzia delle Entrate.
Mi appare evidente che a quel punto, se l'intento era di catturare l'evasione, non fa che incentivarla: è evidentemente più conveniente chiudere l'attività e continuare a vendere completamente in nero, senza dichiarare niente al fisco.

La lotta all'evasione fiscale, in un Paese dove non sembrerebbe così difficile, anche solo censendo case e automobili, ha creato una mostruosità atipica anche per le più sfrenate fra le altre nazioni capitaliste: la povertà non è ammissibile.

***

Un aspetto collaterale di questo piccolo episodio è stata la risposta emozionale delle persone coinvolte. Fa fede per tutte l'espressione dell'addetta alla contabilità, che mi ha sottolineato come "quest'anno è tutto peggiorato".
La nostra memoria è breve, ci piace collegare i fatti ad eventi vicini nel tempo.

Trovo interessante quindi aggiungere delle piccole note bibliografiche.
Il provvedimento è infatti datato 20 marzo 2007, ma se si scorrono un po' di documenti si scopre che la relazione sullo studio è del settembre 2006, mentre i questionari sono stati realizzati a partire dai dati del 2004, come dichiarato nella Nota Tecnica e Metodologica relativa.
Quindi i dati sono stati raccolti nel 2005, con un questionario sull'anno 2004. Chiaramente ci sarà voluto anche qualche tempo per preparare la cosa.
Il dispositivo di legge 20 marzo 2007 richiama infatti il decreto Ministeriale 10 novembre 1998, "integrato e modificato" (sic) con decreti negli anni 1999, 2000, 2002 e 2004.
Come risultato: quello che è oggi la questione della contesa è stato elaborato nel corso di quasi un decennio, non è quindi una sorpresa di due mesi fa.

lunedì, maggio 21, 2007

Molte scomode verità

Ho acquistato pochi giorni fa il DVD del documentario sul grave stato dell'ambiente terrestre, intitolato "Una scomoda verità".
L'immagine che si ha, dello stato del pianeta, è semplicemente allarmante.
L'esempio con cui ci descrive il signor Albert Gore, il documentarista che ne racconta i fatti, è perfettamente calzante. Siamo come delle rane, che messe in una pentola d'acqua bollente saltano fuori, ma messe in una pentola d'acqua che sale in temperatura progressivamente, ci lasciamo cuocere, se qualcuno non ci tira fuori. Ci servono delle scosse, ci servono fatti che scuotano, affinché li consideriamo importanti da subito.
Per l'ambiente quindi si fa poco o niente, grazie alla capacità di alcune grandi aziende di mettere tutto in relazione al profitto: rispettare i limiti naturali, cercare soluzioni che non distruggano l'ambiente, appare a loro puramente una riduzione dei profitti. Non hanno capacità di capire che distrutto il pianeta su cui viviamo non avranno un secondo posto dove spendere quei soldi.

Un lato inquietante, che dovremmo trovare oltremodo offensivo, è quello secondo cui le informazioni scientifiche vengono mutilate e modificate dal loro significato originale.
E' interessante un semplice dato.
Mentre su un campione di 928 pubblicazioni scientifiche che trattano l'argomento del riscaldamento globale, nessuna smentisce che ne siamo la causa diretta, su un campione di 636 pubblicazioni per il grande pubblico, quelle che non aderiscono a nessun rigore scientifico nelle loro affermazioni, ben il 53% degli articoli afferma che gli scienziati sono in discussione sull'argomento.
La manipolazione di quel tipo d'informazione, quella ad uso dei profani, è così evidente che non può evitarci un moto di animosità, quando si leggono o si ascoltano le parole di alcuni ciarlatani. In qualche caso si tratta addirittura di personaggi descritti come esimi scienziati.

Se da un lato arrivano le manipolazioni e le falsità che cercano di modificare i dati certi, dall'altro c'è anche chi li piega in altri modi.
Mi sono imbattuto giusto ieri in un centro cittadino chiuso al traffico dei veicoli a motore, per quel curioso evento denominato domenica ecologica.
Forse sarà capitato anche a voi di vederne o di sentirne parlare, ma vorrei raccontare le informazioni che ho raccolto sul campo, in qualche chiacchiera, e sulla carta.
L'evento consiste nel chiudere al traffico dei veicoli a motore, escluse alcune tipologie (con alimentazione a gas metano o GPL, oppure ibrida), ampie zone cittadine limitrofe e inclusive dei centri urbani.
La città gode a tale scopo di un cofinanziamento da parte del Ministero dell'Ambiente (D.M. 25/1/2000). Questo significa che per ogni cittadino interessato alla zona del provvedimento il Comune riceve un certo importo. Tanto più grande è la zona interessata, tanti più soldi ne derivano: come vengano spesi non è dato saperlo. In un periodo di "vacche magre", con scarsi finanziamenti ai Comuni, anche poche centinaia di migliaia di Euro non sono certo da buttare.

Quello che poi ho rilevato sul posto, intorno a queste presupposte oasi ecologiche, è poi sconfortante.
Se in una città che la domenica si svuotava del traffico, causa bel tempo e fuga verso il mare, si chiude il traffico ai pochi che sarebbero rimasti, questi cominciano a girare intorno alle strade chiuse, cercando un parcheggio. Inutile dire che non tutti questi sono necessariamente interessati ad andare a vedersi il centro cittadino.
Il risultato è stato di creare un anello di smog e di traffico in zone che neppure lo sognavano.

Sentii lo scorso anno, in un intervista, qualcuno che sembrava essere preparato sull'argomento.
Le sue osservazioni sembravano ragionevoli, per cui mi sembra doveroso riportarle.
In breve concludeva che non serve chiudere un centro cittadino per solo un giorno. La coltre d'inquinamento non si dissipa quanto necessario. E qui mi viene da pensare, come detto prima, che non si elimina un settimo dell'inquinamento settimanale: perché di domenica il traffico sarebbe già ridotto (in alcune aree).
E' vero, concordo che quel piccolo contributo sia meglio di niente.
Ma il fatto più terribile è l'effetto palliativo di quel poco-più-di-niente: con quello politici e amministratori si mettono il cuore in pace, i soldi in tasca e voti nell'urna. Molti si convincono che sia così, proprio così, che si sconfigge l'inquinamento, e tutto va avanti come prima, se non peggio.
Ci sono verità scomode su più fronti.

mercoledì, maggio 16, 2007

Pseudoscienze

Una delle strategie d'attacco alla scienza, nei tempi moderni, è senz'altro quelle delle scienze alternative. Con questo termine si autodefiniscono facilmente tutti quei movimenti incapaci di seguire il rigido percorso di ciò che è scientifico.
Immagino che la prima fonte di tutto questo non siano stati gli oscurantisti, sempre più occupati a contrastare ogni manifestazione del pensiero razionale, quanto chi ha cercato una fusione fra i fenomeni comprensibili, replicabili, verificabili, e tutto quello che spazia dalla mitologia alle semplici manie psicotiche. In questo ruolo vedo bene tutto lo sviluppo verso la cultura new age, prima ancora degli avversari classici del mondo scientifico, da Galileo Galilei in avanti.

Immagino che vi sia poco nota la persona della signora Claudia Gurschler, ma vi semplificherò la vita aggiungendo che ricopre la carica di amministratrice delegata (o come si firma lei, con scarsa stima di sé, "amministratore delegato") della Laboratoires Boiron Srl.
In una lettera pubblica, che ha pubblicato sull'inserto di un quotidiano (ma che in forma diversa stava già propinando da tempo su altri mezzi), ci racconta della sua indignazione verso chi non supporta i rimedi omeopatici, e del suo appello verso il mondo accademico e ospedaliero, affinché li appoggino.
Il lato più divertente dell'intervento della signora Gurschler è in due frasi, scritte di suo pugno (e se così non fosse avrebbe di che adirarsi con gliele ha suggerite).
Prima ci ammonisce recitando
l’omeopatia non si ferma, avanza comunque

poi prosegue con un altro dato
E’ vero, l’omeopatia ha dei limiti che le riconosciamo. Il più grande è che non si conosce ancora il suo meccanismo d’azione.

Ora queste due affermazioni in cascata portano facilmente, chi ha un senso logico, a chiedersi in quale direzione stia avanzando un fenomeno del genere.
Come se non bastasse, la Gurschler non può ovviamente dire che non solo non se ne conosce il "meccanismo d'azione", ma che ad oggi non c'è un riscontro scientifico sul fatto che esista, il "meccanismo d'azione".
Spesso si vedono citati articoli che parlano di omeopatia e di ricerche "universitarie", "mediche", e tanto basta ai molti: il fatto che si dica come esistano. La verità imbarazzante salta fuori ogni tanto, quando qualcuno si prende la briga di leggerle, queste ricerche, queste citazioni di articoli su articoli. Quel che capita normalmente è che le citazioni sono a dati che non sconfessano la statistica: la somministrazione di prodotti omeopatici non ottiene risultati migliori o peggiori di un placebo.
Nonostante la presa di posizione di scienziati seri, la grande bolla della cura senza farmaci (o meglio della cura con sola acqua e zucchero), il mito dell'omeopatia continua a espandersi.
Se quello che manca alla signora Gurschler è solo la conoscenza del meccanismo d'azione, ed è sicura di averne uno, perché la sua azienda non partecipa al premio James Randi?
Non tanto per vincere il milione di dollari (USD), ma quantomeno per lanciare una forte campagna pubblicitaria e di seria richiesta di sostegno: come mai le certezze dell'omeopatia accarezzano la scienza, ma non vogliono farsi esaminare da questa?
Forse perché se nel 2004 hanno avuto incassi per 313 milioni di Euro, saliti nel 2005 a 428 milioni di Euro, è meglio non rischiare di perdere una clientela che non ha bisogno di prove scientifiche.
Se c'è amore per l'uomo, ci sarà anche amore per la scienza. -- Ippocrate
La vita è breve, l'arte vasta, l'occasione istantanea, l'esperimento malcerto, il giudizio difficile. -- Ippocrate

martedì, maggio 15, 2007

Automobilismi

La scorsa settimana, leggendo un quotidiano locale dal barbiere, mi sono soffermato su un trafiletto, breve quanto inquietante, sui numeri delle cosiddette auto blu in Italia.
Sicuramente sono numeri fonte d'imbarazzo, se li vediamo in rapporto a quel che succede anche nel resto del mondo.

Viene anche da chiedersi a cosa servano, oltre 574mila automobili ad uso di Governo, Regioni, e altre istituzioni. Viene da chiederselo quando deteniamo il primato mondiale, e chi ci segue sono gli Stati Uniti d'America, con 73mila veicoli. Con quel numero di veicoli coprono infatti una popolazione cinque volte la nostra e una superficie geografica trentadue volte l'Italia.

Non è poi difficile capirlo se seguiamo il semplice ragionamento fatto da un lettore di un quotidiano italiano.
Tante automobili, tanti soldi. Qualcuno le vende, qualcuno ne cura la manutenzione, qualcuno le guida, qualcuno ha amici a cui distribuire favori. Nessuno che si lamenti: siamo abituati alle ingiurie, le consideriamo lo stile di vita italiano, ormai.
Spiace molto di essere fra i "qualcuno che paga" per lo spreco.
Per non dire quanto sia offensiva la stampa italiana, che ci manipola con il sensazionalismo delle manovre finanziarie, ma non spreca molta carta per dirci degli sprechi che paghiamo già. A quelli siamo assuefatti.

giovedì, maggio 10, 2007

Etica, politica, manipolazione

Poco tempo fa, in questa stessa serata, vedevo in televisione, nel programma Anno Zero, delle considerazioni sulle implicazioni politiche e sociali della famiglia.
Sì, la famiglia come istituzione, simbolo.
Il signor Marco Travaglio, noto giornalista, citava i dati di un'inchiesta del quotidiano Libero, definito dal Travaglio come non propriamente "un quotidiano comunista".

La posizione della Chiesa Cattolica sulla concezione mi pare una delle più chiare, una posizione solida, inamovibile nei secoli.
C'è da dire che negli ultimi mesi anche chi è portavoce della Chiesa stessa, a partire dal Pontefice, ha reso le cose fuligginose. La posizione è infatti variata continuamente, nelle sfumature come nei fatti basilari. Prima scomunicano chiunque non aderisca, poi dicono di essere stati fraintesi: sembra che la storia recente sia un continuo gioco del bastone e della carota.
Per non parlare poi della posizione odierna su aborto e sessualità fuori dal matrimonio. Da un lato la scomunica è giunta come atteso, per i politici che compiono scelte abortiste, ma oggi stesso il signor Joseph Alois Ratzinger si è presentato in pubblico con il signor Luis Inacio Lula da Silva, in sorridente amicizia. Se il primo vi è noto (il prima detto Pontefice) non dovrebbe esservi ignoto neppure il secondo, Presidente del Brasile, non contrario all'adozione di leggi in favore dell'aborto.
Come dire: se dell'aborto ne parlate voi, che non presiedete alcuno stato del mondo, siete da condannare. Limpido.
L'intervento sui temi della famiglia, della sessualità, da sempre tocca gli interessi primari della Chiesa.
Un arcivescovo brasiliano, citato da qualche giornale televisivo, non ha perso occasione dell'attuale visita del signor Ratzinger in Brasile, e ha rimarcato come qualunque donna che abbia rapporti sessuali fuori dal matrimonio sia una prostituta. Quando si dice cavalcare l'onda.

Decidere dell'etica è fare politica? E' manipolazione?
Questa è la domanda che si dovrebbe porre chiunque, quando le questioni sollevate dalla morale cattolica, sbandierate come un editto, vengono infine descritte come male interpretate. Tutti i portavoce della Chiesa, a ogni livello, si sono adoperati per dirlo, per sottolineare che non si tratta di politica.
Si limitano a mettere all'indice i politici che potrebbero essere sgraditi, ma non fanno politica. Chiaro.

Ma qual era l'argomento del Travaglio questa sera?
Molto semplice.
Ha fatto un elenco di politici che si presenteranno alla manifestazione di Roma, nei prossimi giorni, in nome della famiglia. Quel family day che non ha neppure un nome italiano (o perlomeno latino, visti i propositori dell'evento).
Un elenco dei politici che di famiglie ne hanno due o perfino tre, che sono divorziati, separati, in coppia con altri divorziati o separati, non sempre risposati, qualche volta con riti pagani.
E questi sono coloro che scenderanno in piazza per dirci che la famiglia dev'essere fondata sempre e soltanto sul matrimonio cattolico, secondo i dettami della Chiesa di Roma.

Ora, in questo fatto non c'è solo ipocrisia, c'è soprattutto sfrontatezza.
C'è quell'arroganza di chi sa che qualsiasi bugia diventa verità, se viene ripetuta in modo convincente, per molte volte.
Vedere le interviste di chi appoggia quei politici, ma anche quegli ecclesiastici, porta ad uno stato di tristezza indicibile. Una sorta di sindrome di Stoccolma in ambito politico e religioso, dove le vittime stesse diventano sostenitori dei loro carnefici.
Ho volutamente interrotto la visione di Anno Zero, perché gli argomenti trattati erano talmente lapalissiani da insultare la mia intelligenza.
Esiste un limite pratico oltre il quale chiunque si sottrae alle manipolazioni e ragiona con la propria testa?

E non finisce qui.
Se avete notato i reportage dei giornali, dei notiziari televisivi, dei programmi "d'inchiesta", avrete notato che il viaggio del signor Ratzinger in Brasile è diventato la notizia.
La profusione di notizie con cui ce lo ricordano è di un'insistenza insolita, persino se confrontata con i viaggi del suo predecessore in carica. Ogni voce, ogni bisbiglio, ogni manifestazione della sua presenza in quel paese viene amplificata con toni epocali.
Evidentemente lo spregio dell'etica, del buonsenso, e perché no, della politica, non è ancora finito