giovedì, ottobre 13, 2011

Morte di un personaggio

Il titolo non è teatrale, ma si riferisce alla dipartita di un personaggio importante, nei giorni scorsi. Qualcuno che ha posto basi molto importanti per l'informatica moderna (non dico rivoluzionarie, mi sembra sempre un eccesso parlare in tali termini). E non solo per l'informatica, ma per tutto quello che è il settore dell'elettronica moderna, dove ogni dispositivo ha quella che in gergo si dice "intelligenza" (pur senza avere relazione verso la definizione reale del termine).
Eletto dalla National Academy of Engineering, una delle più prestigiose onorificenze negli Stati Uniti d'America, per il suo contributo ai linguaggi di programmazione e dei sistemi operativi, il caro estinto ha condizionato in modo fondamentale lo sviluppo dell'informatica, tanto che i suoi maggiori successi sono tutt'ora fondamentali, dopo quarant'anni e passa.

Qualcuno può avere fin qui travisato la persona di cui sto parlando: mi riferisco al sig. Dennis M. Ritchie, ideatore e creatore del sistema operativo Unix (tutt'ora alla base della Internet, ha fornito le basi a tutti i sistemi operativi moderni, quali anche OS X e Windows, e il precursore di Linux), oltre al linguaggio di programmazione "C".

C'è da dire che la sua morte è passata in secondo piano, visto che pochi giorni prima era morto qualcuno che ha gettato scompiglio nelle prime pagine dei giornali, tutte impegnate ad accaparrarsi il migliore e più incisivo memoriale.
L'altro signore famoso invece non era citato dalla National Academy of Engineering, al contrario era ben servito da lancio pubblicitario per università ad indirizzo tecnologico. Che però non potevano elencare qualcosa di tecnologicamente rilevante (figurarsi "rivoluzionario", che non ho scritto per Ritchie), ma potevano saldamente offrirlo come esempio di management vincente.
Convertire la tecnologia in una setta, nel culto di un pezzo di plastica, è decisamente rilevante, dal punto di vista sociologico (e di rendimenti azionari, come ci mostrano gli indici), ed è il merito indiscusso del signor Steven Jobs. La sua nutrita pagina di descrizione su Wikipedia (mentre quella di Ritchie è decisamente scarna) ce lo descrive anche come titolare di ben 342 brevetti, che non pare poi granché, dati i mezzi attuali della sua compagnia, al confronto dei 1093 brevetti di Thomas A. Edison. In fondo trovo che sia più memorabile per aver trovato una strada per la fidelizzazione più efficace della stessa Scientology.

Rimango dell'idea che se qualcosa finisce per non essere inventato oggi, continua ad avere buone possibilità di esserlo domani, magari da qualcun altro. Così se il signor Ritchie non avesse realizzato Unix e linguaggio "C", forse oggi saremmo più o meno nella stessa condizione evolutiva (a livello informatico). Questa mia affermazione non toglie niente ai meriti di Ritchie: quel che ha ideato rimane importantissimo.
Lo stesso vale per il signor Jobs, che ha un po' il merito di chi brevetta la nuova carrozzeria di un'automobile, quando le automobili esistono già da tempo. E che ha mostrato una buona pervicacia anche dopo evidenti buchi nell'acqua: fate un paragone fra lo Apple Newton dei primi anni '90 e l'attuale iPad, evidentemente bastava insistere finché i tempi erano maturi, su una strada già ben descritta da altri.

Non dimentichiamo comunque che il settore informatico è sempre stato territorio di guerre di religione. Ogni nuovo arrivato si è sempre proclamato portavoce della Unica e Sola Verità, finendo talvolta deriso, altre acclamato.
Chi ha dato di più di solito è arrivato a farsi notare anche per le sue peculiarità, o per il solo essere eclettico. Questo mi fa pensare sempre a personaggi come il signor Richard M. Stallman, che sicuramente ha ideato a sua volta altre basi dell'informatica moderna, pur detenendo un particolare caratteraccio.

Luoghi unici al mondo

La scorsa settimana ricevo una lettera raccomandata, e sfortunatamente, non essendo mai in casa alla consegna della posta, devo recarmi fino all'ufficio postale per ritirarla. Doppia scomodità, vuoi perché il personale dell'ufficio vive nell'ignavia ed indolenza, sia perché devo comunque dedicarvi il mio tempo.
La missiva proviene da Agenzia delle Entrate, che mi intima il pagamento di 119,03 Euro per un errore nella mia dichiarazione dei redditi 2010. Visto che ne delego la compilazione a dei professionisti, mi sento già sconfortato dal doverli chiamare e sgridare. Rientro così in ufficio e leggo meglio il documento.
Risulta così che a fronte di un "importo dovuto" di 0,00 (zero) Euro ho un "importo omesso" di ben 0,00 (zero) Euro, e che quindi vengo sanzionato per 115,70 Euro, oltre a 3,33 Euro di interessi.

Ecco la grande trovata, la rivincita tributaria, la ricetta anti crisi: sanzionare chi non deve alcunché?
Ma no, evidentemente c'è un disguido. Eppure non mi è chiaro, come può una cifra di zero Euro produrre ben 3,33 Euro d'interessi?
Giro copia del documento a chi segue la contabilità, chiedo così una spiegazione. Che mi arriva poco dopo, ed è ai limiti del ridicolo.
Praticamente, Agenzia delle Entrate non ha gli estremi di un versamento fiscale, eseguito comunque nei modi corretti. Così devo inoltrare nuovamente la documentazione del pagamento. Ah ecco. E di che documentazione si tratta? Di una ricevuta di pagamento, rilasciata da... Agenzia delle Entrate.

Quindi spendono i soldi di una raccomandata, il mio tempo per il ritiro, lo scambio di comunicazioni fra me e lo studio contabile, il tempo della commercialista che si presenta presso gli uffici di Agenzia delle Entrate, munita di mia autorizzazione e copia di un documento d'identità, per chiudere una pratica con un documento che loro hanno già.

A quanto ammonterebbero gli interessi che dovremmo detrarre, come contribuenti, dallo stipendio di chi legittima queste perversioni?

P.S.: La perla del titolo è nella pagina di giornale raffigurata, leggendo tutti i titoli (pubblicità compresa)