martedì, agosto 23, 2011

Tavolette laiche

Torno con un breve racconto sui cosiddetti calcolatori personali a forma di tavoletta, o se vogliamo tablet PC, perché mi sono trovato veramente sorpreso ed emozionato nel leggerlo a mia volta.
In verità l'origine della storia non è certo un racconto di fantasia, ma una pubblicazione scientifica, relativa ad una conferenza dell'associazione per il calcolo automatico.
In questo ristretto universo dell'informatica contemporanea (periodo compreso entro poche settimane o mesi, da cui queste parole vengono scritte), dove è sufficiente uno show di presentazione per eleggere un prodotto a nuova tavola della legge, è veramente sorprendente leggere l'articolo di Alan Kay che ho pescato in rete. Un articolo che direi notevole per due o tre punti.
Il signor Kay ci racconta di un computer di uso personale ("posseduto dall'utente [...] con un costo non superiore a quello di un televisore"), portatile ("l'utente può trasportare facilmente il dispositivo con sé insieme ad altre cose"). Con una dotazione di funzioni che ci paiono quasi usuali: uno schermo piatto, tastiera sul lato inferiore o direttamente touch screen, interfacciabile con un sistema di trasferimento dati e ricarica della batteria (come USB), così come con una memoria di massa e con comunicazione diretta con altri dispositivi simili (come wi-fi o Bluetooth). E ancora, con interfaccia grafica adeguata alla visualizzazione, per finire col diventare un dispositivo principalmente di uso educativo, come un e-book reader.

Quello che ho descritto suona per tutti normale. Se poi aggiungessi che questo signor Kay ha lavorato anche per Apple, sembrerebbe pure ovvio.
Ma non ho ancora scritto qui alcuni dati fondamentali sull'articolo. La cosa più sconvolgente è che l'articolo è datato agosto 1972. Sì, risale esattamente a trentanove anni fa. Se fate anche solo mente locale, potrete realizzare che non solo in quell'epoca non esisteva ancora Apple, ma non esisteva niente che potesse sembrare un computer portatile, e perfino non esistevano i personal computer.
Il signor Kay lavorava infatti per Xerox, nei laboratori californiani dove venivano (realmente) inventate tutte quelle cose con cui oggi qualche santone del marketing cerca di stupirci: i personal computer, le interfacce grafiche a finestre, il mouse per computer, i tablet PC (per l'appunto), fino alle stampanti laser e ai sistemi di grafica professionale.
E' emozionante vedere quanto il signor Kay avesse predetto del futuro, con così poche realizzazioni pratiche nelle mani, ma senza strafare in fantascienza.
Appare invece sconsolante come negli anni a seguire, chiunque abbia beneficiato di quelle ricerche, abbia cercato di raggirare tutti con promesse di prodotti "innovativi", se non addirittura "magici". Penso al signor Steve Jobs, che ha impiegato una decina d'anni per vendere una copia dei sistemi Xerox su larga scala, passando per un flop clamoroso (per chi ha visto, come me, l'Apple "Lisa"). E dopo aver avuto come collaboratore nientemeno che Kay, ha impiegato quasi quarant'anni per creare la nuova copia di un progetto dei primi anni '70, per definirlo "un oggetto magico".
Semplicemente imbarazzante, per chi lo guarda dall'esterno, per un laico. Per chi invece segue la dottrina, l'ultima parola, dell'ultima convention, è il verbo. Alla faccia della storia.


lunedì, agosto 08, 2011

Vendite straordinarie

Dopo essere stato per un bel po' perplesso, sulle previsioni di vendite sciorinate da alcuni analisti del settore informatico, devo confessare che qualcosa mi ha fatto ricredere sul futuro dei PC e dei cosiddetti tablet.
L'annuncio ricorrente infatti è sempre stato quello che i tablet computer (ovvero quelli in forma di tavoletta, con tutto lo spazio occupato dall'area visiva, sensibile al tocco) avrebbero a breve surclassato le vendite di molti altri dispositivi. Si prevede così da mesi la fine imminente di sistemi desktop e ancora di quelli portatili notebook/netbook.
Quello che mi rendeva scettico è che spesso queste "previsioni di mercato" sono da prendersi più propriamente come "pubblicità di mercato", ovvero come indicazioni per spingere gli utenti all'acquisto della novità del momento, della nuova moda. Su questo piano non mi sono ricreduto, continuo ad essere più che certo come tali affermazioni siano in realtà pilotate dalle necessità commerciali.
I punti su cui molti focalizzavano la differenza dei sistemi, quale l'assenza di una reale tastiera e la differenza prestazionale di calcolo, rivelano in verità quello che ho intuito in seguito.

Ripensate all'informatica di vent'anni fa. Qualcuno magari la ricorda ancora, seppure si tenda a dimenticare rapidamente il tempo in cui i computer non erano così ubiqui. Pensandoci bene sembra ancora più strano chiamarli, alla lettera, calcolatori, visto che ne facciamo sempre meno (consapevolmente) uso per delle funzioni di calcolo. Sono invece divenuti estensione dei mezzi di comunicazione, anche di quelli convenzionali, come televisione e telefono.
Una ventina d'anni fa invece era meno comune pensare di tenere un computer in casa, a meno di non essere degli appassionati di nuove tecnologie. Qui in Italia non si era ancora diffusa Internet, e gli strumenti di calcolo evadevano molto più raramente dalle loro funzioni lavorative.

L'intuizione è stata che in fondo, l'utente medio, non ha alcun interesse su quel che fa un computer, ma solo su quello che gli permette di raggiungere. E non solo.
Diventa così inutile catalogare l'oggetto computer con troppi termini complessi: ha bisogno di essere semplice, esaltare i mezzi di comunicazione senza fatica, senza doversi domandare come funzioni.
In una curiosa parabola della complessità, si nasconde una curva in salita dell'evoluzione dell'uso: il tablet rende di nuovo semplice la fruizione dei contenuti, come nato dall'incrocio fra un televisore e il suo telecomando, con l'aggiunta dell'interattività. Un'interattività limitata, visto che pochi scriveranno romanzi con un tablet, accarezzandone lo schermo, e altrettanto pochi vi trasferiranno (per ora) delle attività lavorative complesse. Ma questo è il nocciolo: la caratteristica vincente è la fruibilità di ciò che si trova pronto, più che l'uso per creazioni complesse.
Il tablet è vincente, nel consumo delle informazioni, quando questo supera la produzione d'informazioni.

E' ovvio poi che ci siano considerazioni sui costi dell'oggetto, spesso non indifferenti, ma in breve potrebbero ridursi in modo significativo. Magari a quel punto cresceranno le vendite di uno o anche due ordini di grandezza.