giovedì, gennaio 26, 2012

Moneta sonante

Per anni ho considerato i travellers cheque come denaro contante, o perlomeno così mi era stato riferito, quando ancora erano in voga (oggi è di sicuro più conveniente limitarsi alle carte di credito). Tant'è che in un mio lungo viaggio, di quasi una quindicina d'anni fa, ne portai un po' con me, e negli USA li spesi effettivamente come contante: mi venivano accettati tranquillamente come tali.

Lo scorso anno, pochi mesi fa, una rivista americana di settore, accettò un mio modesto contributo editoriale, e decise di premiarmi con una piccola somma in denaro. Anzi, in travellers cheque.
Qui comincia l'avventura, declamava un fumetto in rima del vecchio novecento.

Mi reco così presso la banca che gestisce i miei conti correnti, una filiale di Monte dei Paschi di Siena, e chiedo d'incassare i titoli: un documento da 100 dollari statunitensi, ed uno da 50, emessi da American Express.
La cassiera li guarda perplessa, mi chiede un attimo e va a parlottare con un responsabile. Torna e mi liquida con un "noi non li cambiamo", accompagnato da un gesto d'impotenza. Chiedo conferma di aver capito bene, e la ricevo di nuovo, così decido lasciar perdere, per il momento, e contattare prima American Express.

Scopro anzitutto che American Express, per chi non è titolare di qualche loro carta, è ben difficile da contattare. Non esiste un indirizzo e-mail di riferimento, i numeri telefonici sono tutti dedicati all'assistenza carte, tranne uno che riguarda l'emissione di travellers cheque: proviamo con questo.
Dopo qualche difficoltà linguistica, di chi mi risponde in "quasi italiano", ottengo i nomi di un paio di banche presso cui rivolgermi, per cui considero che in fondo è stato meno difficile del previsto. Sbagliando.

Entro nella filiale di Unicredit qui vicina che è il pomeriggio dell'ultimo venerdì dell'anno, c'è già aria di festività. Anche qui, i titoli American Express vengono guardati come un atto di proprietà del suolo marziano, chiedendomi di ritornare il successivo lunedì, dopo che si saranno informati.
Il lunedì hanno finalmente le idee chiare: loro non li cambiano, per chi non è cliente.

Decido allora di andare in una vicina filiale di Banca Intesa, la seconda consigliatami da American Express.
Qui, sfortunatamente, mi dicono che non trattano titoli esteri, ma che posso andare nell'altra loro filiale, ad alcuni chilometri. Prima di andare decido bene di telefonare, dato che neppure lì sono cliente.
Al telefono sento che si passano la voce un paio di persone, concludendo cordialmente "certo che li cambiamo, per chi è nostro cliente". Altro buco nell'acqua.

Torno a contattare American Express, che dopo lunga attesa al telefono mi mette in contatto con un operatore in inglese. Credendo che ci fosse stato un qui pro quo, chiedo (in inglese) se parla italiano, immaginandolo bilingue, solo che mi dice brevemente di attendere, per parlare con qualcuno in italiano. Suppongo quindi che la comunicazione sia stata passata solo all'operatore errato. Passano i minuti, finché non s'instaura una rocambolesca conversazione a tre: American Express ha messo in contatto un'interprete, che tradurrà fra me e il precedente operatore. Consolandomi di aver dato lavoro ad una traduttrice temporanea, riprendo a parlare. Pazientando di comprendere le frasi in inglese, aspettare la traduzione italiana, rispondere in italiano, e aspettare la traduzione in inglese, che avrei potuto fare direttamente io, seppure con minore professionalità.
L'operatore americano dice di cercare le filiali delle banche indicate sull'elenco del telefono, e chiamarle una per una, finché non ne trovo una che mi accetta il cambio, dato che le singole filiali hanno regole di cambio diverse: devo solo trovare quella che mi accetta i documenti.

Faccio una prova al telefono con un'altra banca locale, sempre del gruppo Intesa San Paolo, ma anche loro cambiano solo per i clienti, e l'impiegato ne approfitta al telefono per incitarmi più volte a divenire loro cliente.
Chiamo una filiale di Banca Popolare di Milano, ma con una certa perplessità mi dicono che certe cose si cambiano solo negli uffici di cambio.

A questo punto, avendone fatta una questione di principio più che d'importo, decido di chiedere direttamente chiarimenti alla direzione di Monte dei Paschi di Siena, visto che gestiscono i miei conti: se io fossi un ristoratore, o un tenutario di bed and breakfast, e un cliente americano mi pagasse con travellers cheque, come potrei incassarli? Dovrei avere il conto presso un'altra banca?
Anche qui il muro di gomma del call center è impenetrabile: chiamando alla sede centrale mi dicono che loro sono la direzione centrale, e non si occupano di certe cose. Mi lasciano un numero della direzione territoriale, a cui non risponde nessuno, a qualsiasi ora.
Lascio così dei messaggi dal sito web, e finalmente, dopo una settimana, mi arriva risposta via e-mail: la mia richiesta è stata reindirizzata alla mia filiale, per i chiarimenti.

Torno così da MPS, e con il capo cosparso di cenere mi dicono che possono cambiare i miei travellers cheque. Aggiungono che evidentemente il giorno della mia prima richiesta erano indaffarati e c'era stato un malinteso.
Intanto, il responsabile di filiale però fa una telefonata al loro ufficio estero, "tanto per avere chiarimenti".
Durante la chiamata si annota un po' di numeri su un foglio, e non ci metto molto a capire che sono i costi dell'operazione. Con disinvoltura, a fine chiamata, chiedo se quelli sono i costi per l'incasso: "eh sì... costa come incassare un assegno estero".
Ringrazio e dico no: mi sembra uno cifra spropositata, ben 46 Euro (quarantasei) per incassare un controvalore che al cambio è poco più di 110 Euro (se il cambio mi fosse stato favorevole, e sono pronto a credere che anche su quello avrebbero speculato).

Infine, prendo in considerazione l'ufficio di cambio del vicino aeroporto. Alla prima occasione passo di lì, e infine, pur con un certo costo, ottengo il mio cambio: un controvalore di 78 Euro. Certo, ho perso 38 Euro rispetto al cambio favorevole di quel giorno (sarebbero stati 116 Euro), ma mi è andata già meglio che con MPS.

Cosa sono quindi, i travellers cheque? Un costo per chi li acquista, e un costo pure maggiore per chi li incassa, perlomeno qui in Italia.
Magari presso qualcuna delle banche dette sopra (se ne fossi stato correntista) i costi d'incasso potevano essere più bassi. Ma le risposte avute non sono mai state di buon auspicio.
Un caloroso suggerimento? Evitare sempre i travellers cheque.