lunedì, ottobre 03, 2005

Il senso del pulito

Noi diciamo semplicemente neve, mentre la Smilla del libro di Hoeg ne riconosce ben nove tipi, ciascuno col suo nome.

Si deve fare un lavoro complesso, perché ci avvolga, ci prenda i pensieri?
A me capita continuamente che un qualsiasi lavoro "semplice", meccanico se si vuole, apra lo spazio ai pensieri, liberi di non seguire l'attività in corso. Un po' come se fosse vero che mentre quel dieci per cento del cervello seguisse le mani, ed il novanta vagasse libero, in pieno relax.
Assodato che l'uso del dieci per cento del cervello sia una favola, è però bello scoprirsi più capaci, proprio mentre ci si rilassa.

Pulire i pavimenti, pulire i vetri, mi liberava felicemente dai pensieri, questo pomeriggio.
Quelli nuovi (di pensieri), ispirativi, rincorrevano una linea: qual è la misura del pulito?
E' evidentemente una misura impossibilmente oggettiva, con una soggettività culturale, anzi delle subculture, anzi... dei singoli, all'interno di qualsiasi subcultura.

I miei vetri sono puliti? Sono... puliti secondo il mio senso, più puliti rispetto a quelli del mio vicino? ("Io so renderli puliti", appagamento, affermazione del sé)
Sono meno puliti di quelli della mia amica che tiene la casa perfettina? ("Io non so... essere bravo come lei...", senso d'incapacità, inadeguatezza)
Quale trasparenza cerchiamo?

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