sabato, dicembre 21, 2013

Carta stampabile

E' sempre interessante vedere quello che i mezzi di comunicazione più diffusi ci raccontano. Quello che trovo da approfondire è l'immagine descritta, in relazione all'immagine percepita (dagli utenti) e a quella reale, dei fatti.
Mentre il primo punto di vista è abbastanza chiaro e univoco, prendendo il mezzo di comunicazione come descrittivo, gli ultimi due sono difficili da ottenere.
Cosa percepiscono i lettori di un quotidiano, o i cittadini in generale, di un fatto di cronaca o di politica, è difficile da dirsi vista la vastità di pubblico.
Difficilissimo è poi dire quali siano i fatti reali di una notizia.
Prendo spesso ad esempio il quotidiano "La Repubblica", la cui importanza può derivare anche dall'essere il quotidiano più letto nel paese (assumendolo come dato reale).
La prima cosa che mi risulta semplice è notare la varietà di temi e di narrazioni, già anche dalla prima pagina della versione on-line. Desta perplessità il tono degli articoli: se l'apertura è data (praticamente sempre) da un articolo su notizie negative (delitti, inefficienze, scandali), gli altri articoli (soprattutto di spalla) hanno spesso tanti contenuti divagativi, magari anche divertenti.

Faccio un esempio. Oggi leggo di un'inefficienza della politica, di un suicidio di un disoccupato, e della povertà che avanza. Al contempo vedo i titoli sui campionati automobilistici, su quelli di calcio, elogi a case di cosmetici e menù di Natale leggeri, per non ingrassare.
Raccontato così, non mi lascia che un senso di indignazione, per come vengo trattato, in quanto lettore. Mi viene evidente pensare che ci debba essere un senso di compensazione, per necessità pubblicitarie. La politica non funziona, ma siamo forti nello sport. C'è chi muore di povertà, ma ci dobbiamo mettere a dieta per essere belli.
Questo tipo d'informazione mi appare decisamente disfunzionale, se non offensiva.

Non se le cavano poi molto meglio le testate più impegnate sui temi seri. Solitamente, per essere prese ancor più sul serio, si abbandonano ad iperboli per ogni notizia negativa. Appagano quello che definisco l'arrabbiato da bar, il frequentatore che non vede l'ora di poter ammonire più persone possibili dei disastri di politica, economia, ambiente.
Qui la bilancia deve essere fatta pesare decisamente su un lato: tutto è male, c'è un complotto ben preciso perché le cose vadano male. Qualcuno è anche solito aggiungere che una volta andavano meglio, e quasi nessuno lo contesta: la memoria storica è così breve che del passato si ricordano solo fatti meravigliosi (se non altro perché si era più giovani).

Meglio non approfondire poi la comunicazione delle riviste di moda o di costume. E' ovvio che in questo caso si cerca di portare tutto verso il bello e il piacere. E' un mondo felice, con i giusti vestiti, con la crema che cura(!) le imperfezioni e con il telefono cellulare più alla moda.
Per chi poi potesse dubitarne, ci sono chiari esempi di personaggi famosi e loro familiari, immagine della felicità. E quando non sono felici, per divorzi o litigi, è bello parlare di loro, anziché di noi: siamo felici di non essere nei loro panni, stavolta.

Esiste un modo di fare informazione senza raggirare i lettori o gli spettatori?
Probabilmente no: finirebbe per essere un po' troppo piatto, per essere interessante.
Magari però sarebbe bello riuscire a ridimensionare l'arrabbiatura dopo una brutta notizia, pensando di cambiare qualcosa nella società che ci circonda, anche in piccolo. E sarebbe bello arrabbiarsi dopo un articolo sulle meraviglie di qualche rimedio per la felicità, pensando che non sia ragionevole essere raggirati così facilmente.
Insomma, cercare i dati reali rimane quasi sempre a nostro carico. Difficile è dire quanti ne siano capaci, dopo essere stati disabituati al ragionamento logico da parte di ogni possibile mezzo, diseducati con vera facilità.

***

Arrivando alle previsioni per il nuovo anno, mi pare evidente che non ci siano le basi perché qualcosa in questo paese migliori. Siamo abituati come alle grandi dichiarazioni non si dia mai seguito a grandi fatti, per cui non ci sono risposte diverse dal solito.
L'unica soluzione possibile, a mio modesto parere, rimane sempre quella educativa. Per combattere i delitti di qualsiasi natura (anche di una classe politica corrotta o incapace) è necessario che una schiacciante maggioranza di persone si ritrovi in condizione di dimostrabile onestà. Questo può isolare e accerchiare i delinquenti, per poi renderli avulsi dalla società. Se invece il motivo primario per cui non si pagano le tasse è l'evasione a scopo di profitto, è difficile contestare l'esosità della politica.
Per assurdo, le aziende in bancarotta stanno facendo da giustificazione per chi invece evade arricchendosi: i secondi citano i primi ad esempio di come le code vadano male, fingendo che sia così anche per loro.
Mettiamo una pietra tombale su questo paese: non ci sono le prospettive perché alcunché vada mai bene, solo perché al massimo vada meno male del solito. E decisamente non basta.