venerdì, maggio 08, 2009

Politica giovane

Ascoltavo soltanto, come faccio sempre più spesso con gli apparecchi radiotelevisivi. Ho notato infatti che non sempre le immagini sono pertinenti alle parole, nei dibattiti le inquadrature saltano secondo i piaceri del regista, nei telegiornali alle notizie si allegano "immagini di repertorio", nei film e telefilm con poca azione si può comunque capirne la storia, se i dialoghi sono ben fatti.
Ecco, non seguivo le immagini di un dibattito, ma ho sentito un paio di interventi fatti da due giovani, con affermazioni che mi hanno infastidito, tanto che sono andato davanti al televisore acceso ed ho chiesto a mia moglie "Ma i giovani, sono tutti così ingenui?". Ha annuito.

Le notizie che imperversano sui telegiornali, nei quotidiani, e nelle trasmissioni televisive di approfondimento mi interessano fino ad un certo punto.
In qualche caso è legato al periodo ed alle notizie, come ai soggetti o ai commentatori delle stesse, ma la prima ragione per avere interessi limitati è l'intenzione che sta dietro alle notizie. Quelle da "prima pagina" sono solitamente fonte di prestigio (leggi introiti) per la testata, per non parlare della capacità di plagio e manipolazione verso gli utenti (lettori, spettatori). Il mio interesse è principalmente verso gli effetti di questa seconda funzione (in ordine di citazione, non necessariamente d'importanza), ovvero per lo studio comportamentale della gente.

Avrete letto e sentito parlare di tante cose ultimamente, uno degli argomenti presi come spunto dai due giovani del dibattito era l'aspetto fisico e la sua relazione con le capacità lavorative, nello specifico, il lavoro in politica.
L'altro argomento riguardava le capacità di un politico e la valutazione di queste.

Appena ho sentito citare che l'aspetto fisico non conta, di fronte alle capacità di lavoro, ho subito provato un fastidio: non perché io sia in disaccordo, ma perché se è necessario un intervento che lo dica, la situazione è grave. E ancora non ho detto il perché. Vediamo se scrivendo per esempi arrivo a qualcosa di chiaro.
Qual è la peggiore manipolazione sull'argomento? Negare che essere brutti o belli non implica essere più o meno bravi nel proprio lavoro?
Asserito che essere brutti non nega bravura (e tutti ci sentiamo felici, davanti a questa frase politicamente corretta), si può rimarcare che essere belli non implica essere incapaci (questo secondo punto è stato meno asserito finora). La salvezza dei "brutti" è stata quindi che non potevano essere sempre incapaci; allo stesso modo la salvezza dei "belli" è legata allo stesso fattore, neppure di loro si può dire "belli, ma stupidi", nel mondo del politicamente corretto.
La dicotomia belli/brutti ha quindi creato un pericoloso precedente, nel mondo della politica idealizzata: nessuno può essere detto incapace.
Gli incapaci saranno sempre sostenuti e salvati, perché o sono brutti (e allora anziché valutarne le capacità ci si preoccuperà non discriminarli per la bruttezza) oppure sono belli, e salterà fuori un "comitato di belli", indignati perché loro non si sentono stupidi o incapaci.
L'incapacità avrà quindi, sempre, dei forti sostenitori. Le categorie belli/brutti sono fra le più semplici, direi basilari nella psicologia umana, ma è replicabile (con risultati più o meno brillanti) in tutte le categorie umane. Un esempio? C'è un caso ancora più eclatante dei "belli/brutti", quello del maschile/femminile: la quantità di sciocchi articoli che cercano di definire se siano più intelligenti gli uomini o le donne dovrebbe essere esauriente.
Che dire alla giovane dell'intervento nel dibattito? "Mia cara, lei è caduta in un bel tranello!"
Mentre raccoglie prove delle sue capacità in quanto "bella", vincono tranquillamente gl'incapaci, belli e brutti.

Il secondo intervento, sulla valutazione della produttività dei politici, è poi pura utopia.
Dice l'intervenuto: se io vengo valutato nei profitti, come imprenditore, perché non valutare anche i politici, creando una commissione super partes?
Evidentemente, data l'attività d'imprenditore, non ha mai seguito la politica, altrimenti non mi spiego la richiesta. Sì, perché se avesse mai sentito parlare di quelle commissioni che già dovrebbero vigilare sull'operato di certi organi del governo, super partes, dovrebbe anche averne già visti i risultati. Ovvero la mancanza di risultati. Creiamo una nuova commissione? Ne saranno felici quei politici che se ne spartiranno gli stipendi, senza dover svolgere alcun lavoro: a che scopo dovrebbero punire i compagni di partito, gli amici che li hanno eletti?
Perché è ampiamente dimostrato, che la rappresentanza popolare è solo folclore: chiedete a chiunque se conosce uno o più politici che abbiano fatto prima i propri interessi, prima di quelli statali. Ma perché viene tollerato?
Il giovane intervenuto è partito dal risultato attuale (una politica che non funziona per i cittadini), senza riflettere sulle cause, dove i primi a non chiedere i cambiamenti sono i cittadini: perché un oligarca eletto e rieletto dal popolo, qualunque cosa egli faccia, deve cambiare se stesso contro i propri interessi?
"Mio caro giovane, lei è caduto in un bel tranello!" Mentre ci ripropone in salsa moderna che "tutti i politici sono dei farabutti", non si preoccupa che la maggioranza degli italiani li tollera. Questo è il fenomeno ancor più grave.

martedì, maggio 05, 2009

Materiali ecologici

Leggevo ieri su un quotidiano, svogliatamente, un articolo sull'ambigua normativa riguardo alle buste in plastica per gli acquisti, le classiche buste da supermercato.
Pare infatti che la loro messa al bando, preannunciata per il 2010, non avverrà per una serie di cavilli, di giri tortuosi nella legislazione, praticamente come accade per quasi tutto, in questo Paese.
Non mi attirava infatti la spiegazione giuridica, e devo dire che quasi non mi toccava il dito puntato del cronista, che cercava di alzare i toni e rendere importante il suo intervento, ma che probabilmente era solo un riempitivo di colonne.
Di tutto l'argomento mi girava in testa una sola domanda, che mi pongo da tempo, sulla questione "buste di plastica". Ogni volta che giro questa domanda a qualche interlocutore non ne ricevo risposte interessanti, spesso chi mi ascolta si stringe nelle spalle, senza risposta.

La motivazione per farle sparire sembra essere ecologica: se si mettono in circolazione, finisce che qualcuno le lascia nell'ambiente, dove non si biodegradano, finiscono per soffocare qualche animale, e così via.
Il primo punto che trovo interessante è questo: non possiamo produrre niente, a livello di produzione umana, che non sia già pronto ad essere abbandonato ovunque. Perché sappiamo che avverrà, in modo endemico, qualsiasi cosa finisca in mano agli umani è passibile di repentino abbandono in ogni sorta di ambiente.
Perdiamo tempo a cercare d'insegnare agli scimpanzé a contare, ai topi a correre nei labirinti, ma non sappiamo insegnare agli umani a non gettare le cartacce per strada.

L'umano che riesce a sfruttare il ragionamento per una buona percentuale di ore nella giornata, dovrebbe ricordare con me un altro fatto (all'origine della domanda scomoda).
Come buttate i rifiuti quotidiani?
Potrebbe richiedervi uno sforzo ulteriore, ma dovreste avere presente che quotidianamente produciamo degli scarti di ogni genere, alimentari, imballaggi, materiali esausti.
Ora, il passaggio dalla casa al cassonetto dei rifiuti, solitamente necessita di un contenitore, ma non solo. E' giustamente richiesto che i rifiuti non siano gettati senza un mezzo di contenimento, solitamente un sacchetto plastico.
Perché non usare la stessa busta usata per l'acquisto?
Perché devo acquistare dei sacchetti per pattumiera, dello stesso materiale delle buste da spesa, mentre le buste da spesa vengono rese illegali?

Vorrei tanto che qualcuno sapesse rispondermi con qualcosa di più di un'alzata di spalle, e magari con qualcosa di meglio della storia degli umani sporcaccioni. Perché se questo è il problema, non serve toglier loro di mano la busta di plastica, mentre continuano a gettare per strada qualsiasi cosa, serve piuttosto un'educazione. E quella non si fornisce per legge, magari attraverso una legge, ma soprattutto attraverso i giusti canali di comunicazione.