mercoledì, dicembre 22, 2010

Plastici ecologismi

C'è del vero nell'affermazione secondo cui molti rifiuti vengano spesso abbandonati nell'ambiente. E' infatti facile osservarlo un po' ovunque nel mondo, seppure in misure diverse, e con impatto diverso.
Con l'imminenza del nuovo anno si torna quindi a parlare dei tanto odiati sacchetti di plastica per gli acquisti, che verranno banditi da una legge a partire dal primo gennaio (salvo l'esaurimento delle scorte).
Ne leggevo qualche dato in un articolo in rete, che in realtà partiva da una notizia del mondo politico, legata alla legge in questione. L'articolo comincia a elencare numeri e nomi di chi avrebbe fatto ricerche esaustive sull'argomento (ecologico), e qui inizia ad inciampare nelle solite leggerezze, per amore di notorietà anziché di cronaca.
Prima ci racconta che "Uno studio dell'Agenzia per l'Ambiente del governo australiano ha dimostrato che un chilo di sacchetti provoca emissioni di CO2 per circa 2.109 Kg". Ora la citazione troppo precisa della fonte originale ha creato il primo inghippo: il punto decimale dei paesi britannici è qui un separatore di migliaia, per cui paiono eccessive le oltre due tonnellate, a partire da un chilogrammo. Magari erano 2,109 kg (con la cappa minuscola, sì), ma prodotti come? Nel ciclo completo dalla fabbricazione allo smaltimento? Bruciando il sacchetto? Non si sa, ma non importa: l'importante è dare un numero alla bestia.
Poi leggiamo nel seguito delle varie alternative, come i sacchetti in tessuto, magari di cotone, ma con un avvertenza "Meno indicato il cotone da coltivazione non biologica: i pesticidi usati per produrlo, possono inquinare e in alcuni casi, comportano un elevato impiego d’energia."
Evidentemente l'articolista ha consultato altri vecchi articoli, poco edotti sull'argomento. Il cotone non biologico è infatti l'esempio che più dovrebbe infastidire i sostenitori del biologico ad oltranza. Già, perché il cotone ottenuto per manipolazione genetica (il cotone BT) ha avuto successo proprio per aver azzerato l'uso dei pesticidi, aumentando la produzione (quindi con minori costi e energia impiegata), ed aumentando in modo evidente la salute di chi lo produce, oltre a migliorarne la qualità di vita.
Se però non avete letto la storia del cotone BT, tanto vi basta: fa male all'ambiente, questo è il messaggio, vero o meno. Così come i sacchetti di plastica, di cui non sappiamo però quale percentuale (qui da noi, dove si legifera in merito) finisce per inquinare (se abbandonati nell'ambiente). Ci raccontano dell'inquinamento studiato in Australia, dei rifiuti galleggianti nell'Oceano Pacifico, ma al contempo non sono in grado di smaltire i rifiuti delle città campane.
Questo metodo del legiferare, anziché dell'educare, tratta la popolazione come bambini ritardati, a cui si tolgono dalle mani i giocattoli pericolosi. Viene da chiedersi se siamo così dannosi in modo irreversibile, o se lo è chi emana leggi. Se questi ultimi sono al livello dei giornalisti che ne scrivono, non ho dubbi sulla preponderanza della seconda ipotesi.