mercoledì, dicembre 27, 2006

Buon Natale


Sì, è vero, il Natale se n'è andato già, ma per chi è contrario alla sua celebrazione consumistica (come lo sono io), si può dire in ogni occasione. Oppure no?
Leggevo qualche settimana prima della festività di varie polemiche, sulle modalità di manifestare l'evento. Principalmente in alcune scuole primarie, dove qualcuno aveva suggerito di non far cantare ai bambini le canzoncine tipiche, affinché non fossero sgradite ai piccoli di religione non cristiana.
A ben vedere non c'era niente di cui preoccuparsi: cosa c'è di religioso, ormai, nelle celebrazioni natalizie?
Il centro della festa è tutto pagano, dalla simbologia del Babbo Natale, ai doni, finanche alle decorazioni. Talmente consumistico da far dimenticare qualsiasi origine religiosa della festa, per chi non frequenta i luoghi di culto che la sostengono.
Quindi buon natale a tutti voi, così come buon anno. In fondo anche l'anno nuovo ha come principale distinzione solo il cambio di numero all'unità di misura temporale più grande, fra quelle percepite dalla maggior parte di noi. Collegarci una festività è nuovamente pagano, possiamo goderne tutti come semplice occasione di festa.
E come auguriamo buon anno, auguriamo anche il buon giorno, ogni giorno: sembra proprio che certi passaggi temporali, che consideriamo notevoli, siano delle vere feste -- inclusi compleanni e anniversari.
Qualunque sia il vostro evento, non posso far altro che augurarvi che sia accompagnato da qualcosa di buono.

venerdì, dicembre 22, 2006

Finanza inquieta

Ho appreso che è stata approvata la legge finanziaria, tanto contestata e finora tanto confusa.
Non mi occupo molto di economia e di finanza, sono settori che non comprendo granché. Certo non mi passano inosservate certe notizie, come quella data da un giornale televisivo qualche giorno fa, dove si citava che in Italia ci sono solo 56mila persone a denunciare un reddito superiore ai 200mila Euro annui. Viene un po' difficile crederlo, visti alcuni beni di lusso in notevole crescita, come certi autoveicoli.

Quel che mi chiedo, con molta curiosità, è come accada che io, non esperto dei temi che riguardano il denaro, riesca facilmente a capire un concetto che ai più pare assurdo. Il concetto che uno Stato, per funzionare, necessiti di denaro per le funzioni pubbliche. Ma anche il concetto che l'economia del Paese debba essere mantenuta al passo con gli altri paesi europei.
Questo punto sembra suonare decisamente stonato alla maggioranza degli italiani. Infatti vogliono sentirsi dire che le tasse vengono abbassate, anche quando non è possibile. Preferiscono infatti veder calare di qualche punto percentuale le tasse e le imposte, senza considerare che l'indebitamento pubblico produrrà altri effetti a catena.
E' ampiamente dimostrato ad esempio, che l'enorme balzo dei prezzi all'avvento dell'Euro ha funzionato alla perfezione: non era una tassa, non era un'imposta, ma qualcosa che nessuno poteva definire, così pian piano è stato accettato. E' stato accettato che la scusa dell'Euro arricchisse tutti i commercianti e professionisti disonesti, perché si poteva ricondurre tutto a qualcosa di vago ("E' aumentato tutto a causa dell'Euro..."). Chissà se vale la pena di aggiungere poi che niente del genere è successo negli altri paesi europei.
Le tasse invece hanno un'origine più precisa, definita. Perfino i politici cercano in ogni modo di spiegarle, con acrobazie ridicole.
In buona sostanza, se supponessimo di aumentare dello 0.1% le tasse, di chi guadagna oltre 200mila Euro, avrebbe effetti socialmente più sconvolgenti che aumentare del 1% il costo del pane.
Perché la tassazione è vista come solo prelievo di denaro, di cui nessuno spiega l'investimento. E anche se non devi pagarli tu quei soldi, spunta subito chi t'insinua il dubbio: e quello basta.

Tempo fa dicevo che il politico che dovesse davvero dire che c'è da risanare l'economia dello Stato, che servono soldi per ridurre il debito pubblico, non verrebbe mai votato.
Ed è altrettanto sicuro che ad oggi ben pochi elettori del Governo in carica siano convinti della loro scelta. Perché se il precedente aveva raccontato le favole di centro-destra, erano sicuri che l'attuale avrebbe raccontato le favole di centro-sinistra, senza che mai si dovessero affrontare i fatti sull'economia reale.
E' stato un esempio chiaro quello di un'intervista che ho visto in televisione, a dei manifestanti dell'opposizione al Governo, durante le proteste di piazza contro la legge finanziaria. Una ragazza giovanissima, su domanda, ha chiarito benissimo il concetto: "No, non ho un lavoro adesso [come non ce l'avevo durante il Governo precedente], ma Berlusconi sapeva farci sognare, invece con Prodi non è così". Non importa in fondo chi governa o cosa ottiene, ma che sappia far sognare il mondo migliore.
Con questo non sono automaticamente benevolo nei confronti dell'esecutivo in carica. Devo però osservare un fatto reale: i debiti dello Stato ci sono, qualcuno li deve pagare. E non credo proprio che li pagherà qualche nazione straniera, come accade per gli stati imperialisti.
C'è poi un fatto pratico per cui non posso esprimermi in dettaglio: finora nessuno aveva ancora capito bene quali fossero tutte le misure di questa legge finanziaria, neppure chi la stava formulando. Tutti però avevano chiaro che sarebbe costata dei soldi, in tasse, imposte, balzelli. Nessun giornalista s'è preso la briga di chiedere, fra la gente che si opponeva, quali fossero i provvedimenti precisi che contestavano.
Che fosse per il bollo auto rincarato? Qualcuno magari pagherà 4-500 Euro in più di bollo all'anno è vero. Per un'automobile che ha un prezzo di mercato di oltre 200mila Euro, non è difficile. E tale automobile consuma almeno 20-25 litri di benzina per 100 km, come dire che il rincaro del bollo equivale a 1200 km di benzina (senza costare assicurazione, manutenzione). Praticamente una goccia nel mare, per un veicolo tanto costoso da acquistare e manutenere.

L'unica cosa che mi è chiara, per ora, è che si stia scatenando un gran polverone. I risultati di questa legge finanziaria saranno probabilmente chiari verso la fine del prossimo anno, ma per allora ci saranno altre bufere a confonderli.

lunedì, dicembre 11, 2006

L'arte della guerra

Vorrei mettere per un attimo da parte il significato primario di guerra, intesa come lotta in senso fisico, per approfondire altri tipi di guerra.
Chi ha letto Sun Tzi (o come ci hanno erroneamente abituati i testi anglofoni, Sun Tzu) sa bene che la strategia è importante, la filosofia del guerreggiare è fondamentale per chi vuole giungere a degli obbiettivi.
In quell'ottica è importante anche saper dare ordini adeguati, ad ogni livello della catena di comando. Mentre gli alti ufficiali vengono edotti su maggiori dettagli, per le schiere più basse servono ordini semplici, che non si prestino a troppe interpretazioni.

E l'arte della guerra deve essere stata rispolverata in qualche incontro cruciale del signor Joseph Alois Ratzinger, Capo di Stato di una piccola sovranità europea.
Non avevo ancora l'immagine chiara (probabilmente perché non sono uno stratega) fino a qualche giorno fa, quando in una frase detta da questo signore stavo per cadere in una banale trappola linguistica.
La facile trappola era quella degli opposti, in cui il Ratzinger citava qualcosa di contraddittorio in termini. Citando infatti che a suo dire la laicità deve avere simboli religiosi, faceva pensare a un principio di demenza senile, mentre l'intenzionalità era espressione di notevole acutezza ed arguzia.

Ma partiamo da qualcosa di più lontano nel tempo.
Nel suo contestato (ma anche molto acclamato) discorso di Ratisbona inserì qualche accenno che agitò il mondo islamico, con frasi forti sulla religione musulmana e i suoi simboli. Apparentemente sembrava solo una caduta di stile, una frase sfuggita.
In questa sembra di nuovo scagliarsi in qualcosa che poi ridimensionerà. E se guardiamo bene, le sue incursioni si stanno facendo più frequenti. Sta perseguendo uno scopo ben chiaro, con un disegno preciso, fatto a tavolino.
Sta saggiando il potere del nemico, tramite l'arma della democrazia -- o dell'approssimazione più nota della democrazia, come preferisco dire, con un senso logico.

Disturbalo con azioni improvvise, spingilo a muoversi e studia il tipo di azione che adotta per fronteggiarti. Intanto, tieni a riposo il grosso delle truppe.
Sun Tzi, L'arte della guerra


Cosa permette a tante organizzazioni di malintenzionati di sopravvivere facilmente? Il senso di democrazia, che ci costringe a lasciare a tutti più spazio possibile per esprimersi.
Negli stati autoritario, soprattutto dove non esiste la suddivisione fra religione e politica, come Iran, Stati Uniti d'America, Città del Vaticano, è invece ben difficile proporre modelli alternativi.
Non solo i modelli alternativi sono avversi al potere consolidato, ma il legame fra politica e religione fa sì che la contrarietà al governo divenga automaticamente offesa alla fede.
Il signor Ratzinger ha quindi dei problemi di base, come la decadenza del potere che rappresenta, di fronte alle evoluzioni sociali (sia negative che positive) e necessita quindi di armi per contenerne gli effetti.
Fatto un elenco dei punti caldi su cui intervenire si passa quindi all'azione: le altre religioni di grande diffusione, la dignità del vivere che non necessita di scelte religiose, sono fra i principali destabilizzatori.
Del resto perché non sfruttare le armi del nemico stesso? E' quindi da saggiare la democrazia, con piccoli e precisi attacchi.
La forma che vince i molti, non appare ai molti. Dopo la vittoria, la mia forma sarà palese a tutti. Prima della vittoria, nessuno sa la forma che impiegherò.

Chi è il destinatario dei messaggi?
La truppa, quella che deve avere ordini semplici, del tipo "attacca questo nemico, attaccalo perché ti vuole uccidere, sopprimere".
Ecco chiarito a cosa serve la proposta della "laicità con simboli religiosi". E' il chiaro messaggio per i fedeli, a cui dice di accettare i laici, ma solo se sono religiosi: in questo modo non dice di negare la laicità, ma di accettarla in forma inesistente. Immagino che il prossimo passo sarà di dichiarare brave persone tutti gli atei che vanno in chiesa a pregare.

Ricorda, la guerra si fonda sull’inganno. Il movimento si fonda sui vantaggi che ne vuoi conseguire. La divisione e riunione delle tue truppe si fonda sulla situazione che vuoi determinare.


Va quindi tutta la mia stima al signor Ratzinger, per la sua capacità tecnica e strategica, per la brillante e ingegnosa campagna di guerra che sta muovendo. Sono infatti sicuro che sia una delle mosse migliori, rischiosa, ma ponderata.
Sui risultati che otterrà non sono però tanto sicuro. In primis per la complessità dello scenario, dove il rischio di tirare troppo la corda è piuttosto alto. Ma in fondo, un bravo condottiero deve avere anche un pizzico di follia e molta spregiudicatezza.

Al contrario, per la sua posizione a capo di una confessione religiosa, ha semplicemente il mio disgusto. Ma non per quello che posso pensare io delle confessioni religiose, visto che non le condivido. Per questo non diventano però nemici da sconfiggere, come ne vede egli nella laicità. Ad esempio, dal poco che ne conosco, provo stima per il Dalai Lama, sia per il suo impegno sociale, umano, che per il modo corretto di tenere la religione lontano dai governi.
Il disgusto è per la palese incoerenza del Ratzinger verso i propositi di tolleranza ed eguaglianza della religione cristiana, che sa citare solo in frasi ad hoc, mentre nel contesto generale è nettamente per l'intolleranza e la discriminazione.
Il disgusto è per l'arroganza, la violenza con cui agisce per porre in esclusiva i suoi simboli religiosi, che ormai hanno la stessa valenza dei cartelloni pubblicitari su una tangenziale. Solo che lui vuole l'esclusiva per tutta Italia, e ben pochi hanno di che obbiettare.

mercoledì, dicembre 06, 2006

Patemi

Mentre la tradizione anglosassone poggia sul tacchino, per il giorno del ringraziamento, mi veniva da pensare che nel mondo ebraico ha una sua rilevanza l'oca, comunque la si cucini.
Volatili a parte, il riferimento alle ricette yiddish mi è sovvenuto durante la visione di un breve programma televisivo, di soli dieci minuti, trasmesso a seguire il telegiornale serale di Rai Due.

I dieci minuti, il breve tempo, ha fatto vincere la mia curiosità sull'argomento (il fenomeno tangentopoli, di una quindicina d'anni fa). Altrimenti l'avrebbe avuta facilmente vinta il fastidio di sentir parlare la signora Stefania Craxi, figlia del più noto Bettino Craxi.
L'altro ospite in intervista era il signor Primo Greganti, personaggio dello scandalo sul finanziamento illegale ai partiti, condannato a tre anni di prigionia, che pare aver scontato.
Quello che sta cercando di fare da anni la signora Craxi è di propagandare, post mortem, il messaggio ben chiaro del padre. Riconosciuto colpevole di aver intascato soldi illeciti, condannato in contumacia, era appunto fuggito in Tunisia, per non scontare la pena. Con un assunto chiaro, quanto scostumato.
Il signor Bettino Craxi infatti disse che sì, aveva avuto soldi illegali, ma che tutti lo facevano: per questo motivo chiedeva appunto che lui non dovesse scontare nessuna pena.
Suonava un po' come un ladro, che colto in flagranza di reato non si nasconde, ma denuncia che il mondo è pieno di ladri, per cui non vede perché se la prendano proprio con lui.

La signora Craxi pone poi sempre un accento ammonitorio sulle grandi gesta del padre, come statista. Sinceramente non ho nessuna difficoltà ad accettare che ne avesse le doti, come posso trovare possibile che ne avessero anche Nixon, Stalin, Mussolini e anche Hitler, infatti credo che nessuno ricordi questi personaggi come negativi per essere stati grandi statisti, quanto per altro.
E il signor Bettino Craxi non fu condannato in quanto statista, ma come ladro e reo confesso.
E il predetto Primo Greganti? Sinceramente non ricordo molto di lui: ha scontato la sua pena? Bene, è giusto che sia così.
Ha fatto un'annotazione doverosa, il Greganti, a fine intervista, quando ormai i secondi volgevano al termine: Bettino Craxi, per sua ammissione, disse di aver ricevuto 50 miliardi di lire sotto forma illecita, per il suo partito. Nessuno può dire che fosse una calunnia.
Se il patè di fegato d'oca è l'unica forma in cui avete visto il fegato, vi siete persi il modo di vederlo al naturale: negli ultimi secondi di trasmissione televisiva era ben visibile, impigliato nei denti della signora Craxi.

venerdì, dicembre 01, 2006

Gioie e piaceri della corruzione

Quando penso a un corruttore generico, ma diciamo di una certa notorietà, mi è sempre facile collegarlo a un paio di esiti. Il primo, il più naturale, è che sia condannato per il reato commesso e ne sconti la pena. Il secondo, a cui non siamo nuovi, è che sia al tempo stesso corruttore e persona di forte potere, tanto da spadroneggiare ed infischiarsene. In questa seconda categoria ci vedo molti dei piccoli o grandi dittatori che popolano o hanno popolato il pianeta.

In realtà questa mia duplice immagine, due casi netti, in cui la giustizia vince o viene sconfitta, è fondamentalmente sbagliata.
Primo perché esistono le sfumature, le sfaccettature, poche cose sono sempre così facili da far stare in due categorie. L'aritmetica binaria dei calcolatori non è la descrizione matematica del vivere.
Un secondo motivo, per cui sbaglio facilmente, è perché tendo a dimenticare di vivere in Italia.

In questa Italia scrivevo alcuni mesi fa di un signore che sceglieva appunto la via di mezzo.
Ed ha perseguito la sua strada con notevole successo. Ad oggi è riuscito infatti a far ribaltare un intero processo a suo carico (e a carico degli altri coinvolti) e non perché fosse innocente.
Ha provato anche quella strada, certo, continuando a dichiararsi innocente con una caparbietà notevole, mentre gli sfilavano davanti i documenti sui suoi traffici illeciti. Ha provato anche a dire che si trattava di mezzo miliardo di Lire che aveva sottratto al fisco, come se fosse una cosa più edificante.
Ma ora, finalmente, dopo mesi chiuso in casa, con solo un paio d'ore al giorno per uscire, con tanto di scorta, potrà smettere di fare la vita di un ricco boss del narcotraffico sudamericano. Il processo è riuscito a farlo annullare perché il tribunale non era quello della città giusta. E sicuramente non uscirà solo così, ma in modo trionfalistico, come chi viene dichiarato innocente -- fatto che, preme di sottolineare, non è avvenuto.
Trovo che sia una vera incoerenza: se gl'italiani sono privi del minimo senso del decoro, ed è accertato, perché hanno lasciato che un corruttore così potente ci mettesse tanto tempo ad essere libero? Non era meglio che lo decidesse un televoto su qualcuno dei canali Mediaset?

Sarcasmo a parte, credo proprio che non esista più niente in grado d'indignare questo popolo.
E se un popolo merita di vedere rispettati i propri valori, è molto chiara l'immagine di quel che meritano gl'italiani.