mercoledì, febbraio 15, 2006

Non disturbare il conducente

Probabilmente è un fattore d'età, un effetto della miopia, ma forse anche solo un fattore di maturità, che negli anni mi ha portato a cercare di essere un miglior guidatore d'automobile.
Il senso di miglioramento lo misuro con una maggiore attenzione agli altri, non solo nel concedere le giuste precedenze, ma soprattutto nel concedere con spensieratezza anche quelle ingiuste.

Sembra invece, quando giriamo per qualsiasi città o paese, che ci sia sempre una gran quantità di guidatori (e guidatrici) di ogni veicolo motorizzato, con delle urgenze che richiedano anche il rischio della vita. La loro e quella di chi hanno intorno, ovviamente.
Immagino che a tutti capiti una giornata storta, in cui il tempo non basta mai, e quello impiegato in automobile diventa prigionìa.
Ma sono davvero così tante, le persone che non possono fare a meno della fretta?

L'altro aspetto è quello dell'educazione civica. Se da un lato è vero che prendersi la giusta precedenza è un diritto, è anche vero, come accennavo prima, che qualche volta non serve forzare la mano.
Non sono delle novità quegli incroci, confluenze, in cui la segnaletica è stata pensata e messa in atto da un branco di scimmie -- in certi casi preferisco vederla così, è più dignitoso che pensarli umani: almeno sai che non potevano capirne di traffico di veicoli.
E allora che fai? T'impadronisci del diritto di precedenza? Qualche volta diventa un caos indicibile, mentre ti basta rallentare per un attimo dai 50 km/h ai 20 km/h, e se guardi nello specchietto vedi che hai risolto un ingorgo che magari si sarebbe protratto per cinque minuti.
I cinque minuti che sommati fanno le ore, i giorni, e tutto quanto segue.

Eppure l'automobilista, il guidatore di motocicli o scooter, è ansioso.
Ha speso soldi per un mezzo che potrebbe arrivare ai 200 km/h e deve passare le giornate in un ingorgo cittadino, consumando più carburante che per andare a quei 200 km/h. Inoltre ha intorno a sé una moltitudine di altri suoi simili, tutti con la stessa ansia: quella di arrivare prima.
Pare quasi ci sia un'empatia allora, il malessere si propaga e si amplifica. Deduce che anche quelli intorno a lui hanno fretta, ma a) non sanno guidare, b) rubano tempo e spazio a lui/lei, che sa guidare!

Ci sono poi quelli che non hanno fretta, che non ne hanno mai avuta. Perché tranquilli del loro viaggiare, oppure terrorizzati dal condurre un mezzo meccanico che avanza rumorosamente.
I loro 40 km/h sono equi, in una visione tutta loro, personale. Mantengono la velocità infatti costantemente, città o autostrada, su asfalto o sullo sterrato, su un rettilineo senza incroci, come in caso di semaforo rosso o di segnale di stop.
Li riconosci anche quando non guidano, perché se parlano di automobili, la loro prima memoria è di non avere mai avuto un incidente da tanti anni, grazie alla loro guida prudente. Non hanno mai visto nello specchietto retrovisore chi si è ammazzato per scansarli.

Così, non disturbate i conducenti. Già hanno ogni nevrosi contemporanea rinchiusa fra delle lamiere (o dentro un casco), non fategli carico di saperlo.

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