domenica, novembre 13, 2005

Splendori e miserie

Fra i vari manifesti pubblicitari, sparsi per le città, mi sono ritrovato a pensare ad una frase, apparsa come slogan. Una proposizione che propone un partito politico, come entità di grande rilevanza, per quello che viene definito "un grande paese" (l'Italia, nello specifico del messaggio).

In verità non mi ha colpito per l'origine del messaggio, né per il vago richiamo ad un "credere obbedire combattere" di nuova concezione -- già il primo verbo sarebbe scomodo, oggigiorno.

Pensavo piuttosto alla concezione di "grande paese", e a cosa possa veramente riferirsi, nei fatti.
Certo non alla geografia. Anche se la recente riforma scolastica ha confermato che non si debba più insegnare in molti licei, non credo che sia un'affermazione fondata sulla superficie in chilometri quadrati.
Sicuramente aiuta, con maggiore ignoranza sul resto mondo sarà sempre più facile convincere gl'italiani di essere in una grande nazione.
Visto che la geografia tratta anche temi come l'economia, lo sviluppo industriale, la qualità della vita, è ovvio che nascondere questi temi, in Italia, faccia fare una miglior figura.

Un dato di fatto mi sembra pervenire dall'aver avuto grandi donne e uomini, nella storia della nazione. Dal punto di vista artistico, letterario, scientifico, e perché no, magari anche politico.
Sicuramente è successo, nei tempi passati, se non nei tempi antichi.
Ma di tutta quella cultura di un tempo, che ha fatto diventare ciò che erano Da Vinci, Brunelleschi, Alighieri, Petrarca, e tanti altri, di quelle capacità cos'è rimasto oggi?
Non mi pare sia rimasto granché. O meglio, chiunque faccia appello a quella cultura antica per parlare di un grande paese (per pura demagogia) è invero meschino. Cerca di appianare il nulla culturale a cui si è pervenuti, citando una fantomatica, quanto falsa, grande nazione.

Cosa dite? Che in Italia in fondo c'è ancora chi fa cultura?
Vero, verissimo. E magari sono in tanti. Solo che in perfetta antitesi con i tempi antichi, in cui un artista veniva foraggiato da uomini potenti, che speravano nell'immagine riflessa, oggi va esattamente al contrario.
La cultura viene in primis censurata, cancellata, ostacolata. Ne sono una dimostrazione lampante la recente riforma scolastica, o la riduzione delle sovvenzioni statali a cultura e spettacolo.

Appare quindi evidente che quel grande paese citato non è neppure nella cultura.
Ma allora, cosa rimane?

La grandezza di cui parla quella frase in realtà non esiste. Ma non perché non possa esistere: non esiste perché non deve esistere.
Se esistesse poi sarebbe necessario sostenere i suoi alti e bassi. Spiegarla alla gente, giustificarla. Troppo daffare, per chi si occupa solo di politica, ed ha ben capito che ruota tutto solo intorno alla pastorizia. Il cittadino? E' parte di un gregge da accudire, instradare, mungere e tosare. Basta.
Non gli si dica poi che l'unica cosa grande che ha è il gregge in cui si trova.

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