martedì, novembre 15, 2005

Potenza di una pillola

Con l'adozione della pillola abortiva Ru486 in sempre più regioni d'Italia, s'è scatenata la (vecchia) polemica sul significato dell'aborto ed altri fatti collaterali.
Politici e religiosi, contrari alla scelta sull'aborto, partono periodicamente all'attacco di questo diritto, sancito con tanto di referendum popolare.
Non si capisce mai bene se sperano in una dimenticanza di questo significato: del fatto che la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza è stata scelta dalla maggioranza della popolazione, con un singolo e chiaro quesito.

L'intervento che mi ha fatto sorridere, letto nel virgolettato di un quotidiano, è quello di un cardinale, che sembra aver detto "non possiamo pensare di buttare via la vita umana con una pasticca".
Il sorriso mi viene sempre spontaneo, quando l'ipocrisia cade nel ridicolo.
Forse pensava che servisse almeno una pallottola. Magari consacrata dal sempre più abusato "Dio è con noi".
Che nessuno gli tolga la possibilità di esprimere un'opinione. Ma perché questo signore, come altri suoi confratelli, non leva mai la voce così forte per condannare chi invece si fa scudo della sua fede per scatenare guerre?
Se proprio non può farlo per tutte le guerre, che nel mondo son tante, potrebbe almeno farlo quando sono perpetrate in modo recidivo.
Per una guerra invece si legge al massimo "disapprovazione" e "sdegno", con un paio di parole la polemica si acquieta.
Perché le guerre sono sempre in mano ai poteri forti, meglio non competere con loro.

Quello che questo signore invece sa bene, è che il suo carisma è legato ad alcune ritualità, erose dai tempi moderni.
La rivoluzione sessuale, descritta e attuata negli anni '60 e '70, ha ad esempio consumato l'immagine della famiglia dentro i rigidi schemi cattolici. E' ormai immagine di cartolina sbiadita, quella della procreazione sotto lo stretto controllo della chiesa.

Di tutti i misteri, un paio sono sempre stati il piatto forte di tutte le religioni: quello della vita e quello della morte.
Dare la vita, senza prima chiedere l'intercessione divina, fa crollare un pilastro del potere ecumenico. Figurarsi il darla e toglierla prima ancora che questa esista.
Come dire: stavolta la scienza ha fornito un pretesto alla religione. Se la cultura scientifica fosse rimasta come se l'immaginava chi ha scritto i precetti cristiani, non avrebbero neppure saputo come nasce una vita. Ora che lo sanno cercano di mettere la bandierina di possesso.

D'altra parte, è stato ben chiaro fin dall'antichità che togliere la vita è assai più rapido, per cui la posizione di vantaggio era di regolare il come.
Meglio avere un assassino come alleato, che come nemico. Almeno può togliere la vita con l'unica concessione in regola, quella che viene da chi si occupa di vita e di morte.
E in fondo, i morti passano, ma la brutta figura di non avere più potere sulla vita o sulla morte rimane: meglio evitarsela.

Potere in pillole: che brutto rischio, se per decidere di non dare alla luce una vita non serve più un rappresentante del potere, quel potere che finora ha influenzato sempre l'idea di vita e di morte.

Ma saltiamo ad un altro argomento.
Nelle parole dei porporati non c'è alcun interesse per la donna che abortisce. Non ha alcuna importanza religiosa o politica (se ancora ci fosse differenza) la scelta più o meno difficile di questa donna.
Il terrore è una società che possa rendersi conto di non aver bisogno di loro.
E per il potere, per non perderlo, si fa del tutto. Forse la frase, pensata e non detta, era un po' diversa: "Non possiamo pensare di buttare via un potere secolare per una pasticca!".

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