domenica, novembre 13, 2005

Selezione naturale

Leggendo del tragico epilogo di una corsa clandestina, con un giovane morto ed uno gravemente ferito, mi viene conforto dal vedere che ogni tanto funziona ancora la selezione naturale.
Sfortunatamente non capita così spesso, abbiamo sviluppato troppi antidoti alla vita, che passano dalle droghe, agli antidepressivi o perfino giù fino ai banali antidolorifici.
Ovvio che io mi riferisca agli abusi: l'antidolorifico saltuario, per chi ha un malessere realmente fisico, assume un significato diverso rispetto a chi cerca di confortare un disagio psichico. Che sicuramente può essere curato a sua volta, ma sotto l'occhio di un buon medico o terapeuta.

L'unica cura che potrebbe curare senza danni nel "fai da te" è forse l'omeopatia, che non curando niente a livello fisico, si può interpretare come un costoso placebo: se funziona tanto meglio, se non funziona è già ben conosciuto il perché.
Non si libera però del tutto dalla pericolosità dei farmaci, perché così come scientificamente non cura alcunché a livello fisico, potrebbe però indurre psicosi da farmaco -- penso ad un paziente che si convinca non solo di essere curato, ma di diventarne dipendente.

Gli stupefacenti hanno invece effetti di ogni sorta, tranne quello di rimuovere la spinta prima che porta ad assumerli.
Magari vengono presi per ansia, depressione, miste a una serie di scompensi in ambito sociale (voglia di estraniarsi, così come desiderii di essere accettati in un gruppo o da singole persone).
Finiscono poi per avere effetti collaterali forti e meno controllati, rispetto ad un farmaco. Dipendenza, assuefazione, sono i primi a cui si pensa. Poi seguono quelli della tossicità degli agenti primari, seguita da quella non indifferente di agenti secondari, dovuti alla rozzezza della lavorazione che li produce.
Non sorprende che chi ne fa uso cerchi poi di giustificare la propria scelta. La prima motivazione è forse fra il "volersi assicurare divertimento" e il "ribellarsi al sistema (che li vieta)".

Il divertimento ad ogni costo è la misura di quanta percezione sia stata persa, nel tempo.
Si assottiglia sempre più la quantità di persone capace di gustare il proprio vivere, come una giornata di sole, un buon cibo, o anche una buona lettura.
Ormai nel distacco dalle sensazioni ogni cosa dev'essere estrema, per fornire un piacere minimo. La giornata di sole deve diventare al minimo un'abbronzatura ustionante. Il buon cibo deve essere un'indigestione. La buona lettura sparisce, in quanto il suo eccesso non riesce più a stimolare.

La ribellione al sistema diventa essa stessa un nuovo sistema, che non oppone cambiamenti costruttivi. Anzi, non cambia proprio niente. Diventando troppo spesso solo l'esternazione di un disagio, con manifesta incapacità di offrire cambiamenti utili.
Fortuna che qualche volta (seppure poche volte, rispetto a cosa combinerebbe la natura con altre specie animali) c'è la selezione naturale.
Ma forse sono completamente sulla strada sbagliata: quello che la specie umana riesce a fare è anche di rendere desiderabili d'imitazione i gesti più stupidi.

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