sabato, dicembre 03, 2005

Palle

Se c'è uno sport che mi ha sempre lasciato dubbioso, e progressivamente intollerante, è sicuramente il calcio.
Dal minimo interesse che ne provavo da piccolo, perché fra bambini era convenzione avere una squadra per cui tifare, sono passato a non sopportarlo proprio.

E' interessante notare come gli interessi economici abbiano imbastito, fin dall'educazione dei piccoli, una struttura completa e asfissiante. Ci sono tutti gli altri sport, a livello nazionale, certo: ma la quota di quanto viene investito, in educazione e denaro, non può che essere risibile.
Un meccanismo, sia diretto che subdolo, porta ad accentrare tutti gli interessi nazionali sul fenomeno e i suoi divi.

Oltre al divismo, alla monopolizzazione dei programmi sportivi in televisione, periodicamente rispunta l'emergenza violenza.
Sembra infatti che insieme all'interesse nazionale per lo sport, sia stato macchinato anche un metodo per concentrare in luoghi e tempi ben definiti ogni sentimento violento. La discriminazione razziale, l'Italia del nord e del sud, tutti i campanilismi, sono ottimi pretesti per impegnare chi vuol sfogare violenza imprecisata.
Aldilà di questo fenomeno (che sicuramente impegnerà qualche altra mia pubblicazione), c'è però un altro fatto.

Pare che invece nessuno si accorga dell'ipocrisia di chi controlla il calcio e la politica.
Ad ogni evento violento seguono reazioni di forte indignazione da parte di amministratori di società, sindaci, procure, ministeri. Si annunciano durissimi giri di vite, provvedimenti straordinari.
Che solitamente appaiono tali solo a chi segue il calcio come spettatore di uno sport.
Per gli altri, che cercano solo sfogo a disagio sociale, che non hanno avuto educazione diversa, non hanno alcun peso le regole. Non è un deterrente sufficiente la forte indignazione.
Così come non lo sono i giri di vite, in una nazione dove neppure i più banali delitti vengono spesso impediti o puniti.

Dopo un esempio di scontri fra polizia e ultras avvenuto di recente a Firenze, leggo un articolo di giornale al proposito. E la farisaica legge dello sport pulito non manca di colpire -- ma non di stupire chi come me è disilluso.
Leggo, uno degli ultras arrestati è stato condannato a due mesi e venti giorni di reclusione, poi a decrescere: con sospensione della pena, e non menzione della stessa. L'unica cosa sorprendente della notizia è che non gli sia stato anche regalato un panettone con bottiglia di spumante, visto che siamo ormai a dicembre.
Pena ben diversa gli sarebbe toccata se avesse lanciato un cavalletto fotografico in alluminio a qualche personaggio politico.
Ecco a cosa serve il calcio: a farci capire che una spranga di ferro in testa a un poliziotto è invero assai leggera.
In politica, il peso specifico diventa opinabile.

Leggo infine che l'amministratore di una squadra di calcio e un sindaco ci raccontano di essere fortemente indignati. Anzi, pronti a soluzioni drastiche.
Voi ci credete davvero? Hanno credibilità queste due persone?
Palle.

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