giovedì, dicembre 29, 2005

L'insostenibile prezzo del vivere

Leggevo un articolo di un forum (teoricamente generico o su altri argomenti), dove un giovane riporta l'esasperazione del vivere ed avere un lavoro.
Viene da chiedersi come mai per Natale veniamo subissati di richieste di solidarietà dai paesi poveri, quando il paese povero più vicino è questo, quello in cui viviamo.

Il sarcasmo, l'ironia con cui vengono farciti questi racconti ci dà una dimensione della gioventù, che cerca comunque di andare avanti, con la voglia di vivere.
La tragedia che ci leggo è che questi giovani, oggi precari, nel giro di 10 o 20 anni saranno a loro volta genitori, senza una famiglia che li appoggi economicamente, alle spalle: quale sarà la voglia di vivere dei loro figli?
Riuscirà a farli emergere dalla miseria in cui saranno sprofondati?

Prevedo più facilmente che si moltiplicherà la protesta degli estremismi, di chi vive già ai margini del sostentamento e non potrà offrire ai propri figli un appoggio per crescere.
Nessuno, fra coloro che fanno politica, ha una percezione realistica di questo fenomeno. Lo strumentalizzano, in positivo o in negativo, lo dileggiano, ne inorridiscono.
Il punto è che nessuno sembra capirne il dramma, aldilà di riempirsene la bocca in sterili polemiche.
E non sono preparati a capirlo: nessuno di coloro che ha avuto esperienza di una famiglia solida, di una stabilità economica, può capire quelli che saranno i genitori poveri dell'immediato futuro. Come nessuno di questi nuovi poveri diverrà mai importante politicamente.
S'è aperto uno strappo nel tessuto sociale ben diverso da quello che ci vogliono far credere, la scelta non è più di essere giovani e rivoluzionari oppure vetusti e conservatori, perché a breve tanti di quei giovani ingrosseranno le file di chi è meno giovane, senza automaticamente divenire i nuovi conservatori: non avranno più niente da conservare.

L'Africa, con tutti i suoi dolori, l'oriente vicino e lontano, il sudamerica, sono tutte realtà di diversi disagi. Nessuno da ignorare, sia ben chiaro.
Ma ogni giorno di più, con più forza, servono a coprire il disagio sociale di casa nostra, come un tappeto sotto cui nascondere la polvere.
Solo che quando non ci sarà più solo polvere, ma ratti morti, diverrà difficile nasconderli sotto ad un tappeto colorato.

Something's wrong in this House today
Something's been going on there may be a price to pay

The Alan Parson's Project, "May be a price to pay" dall'album "Turn of a friendly card"

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