martedì, dicembre 27, 2005

Consumo e cultura

Pare da una recente indagine ISTAT e dell'Osservatorio SMAU, pubblicata su un quotidiano on-line, che ormai anche gli istituti di statistica c'infarciscano dell'idea che consumo equivalga a cultura.

Certo non appare così serio l'ISTAT, a chi ne ha seguito le pubblicazioni nei primi anni di passaggio all'Euro -- quando ci raccontava che veder raddoppiare i prezzi di frutta e verdura al dettaglio, mentre diminuivano all'ingrosso, era una nostra percezione sbagliata dell'inflazione e del costo della vita.
Ma sono tempi passati, ormai tutti si sono abituati all'ormai assodato passaggio 1000 Lire = 1 Euro, per cui l'ISTAT continua il suo percorso d'indegnosa sfrontatezza, liberamente.

Ci rinfrancano che le famiglie con dei giovani non sono arretrate, perché in casa hanno comunque dei beni tecnologici.
Non ci racconta poi se qualcuno li sappia usare: in fondo loro si occupano di consumi, e da questi ci raccontano cos'è la cultura.

Ci tranquillizzano che la telefonia cellulare significa altra cultura tecnologica, e che spendere molti più soldi col telefono cellulare è altra cultura tecnologica, che cresce -- soldi spesi in cultura, insomma.

Se vi sentite ignoranti, compratevi un telefonino: telefonate all'ISTAT e mandateli a quel paese -- che ci auguriamo tutti non sia l'Italia, nonostante le conferme quotidiane.

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