domenica, dicembre 25, 2005

Vittime dell'intelligenza

Non è sorprendente che ci siano continue difese con le unghie e coi denti, di chi perde fette di potere, come accade all'attuale pontefice vaticano.
C'è da dire che anche il suo predecessore risentiva di simili deficit, ma aveva imbastito un più efficiente controllo sulla spiritualità, fortificando e motivando le organizzazioni giovanili radicali.

Le cadute di stile, i proiettili senza polvere da sparo, sono poi un'altra storia.
Quel che mi sorprende è che non vengano organizzati meglio certi discorsi politici, quando sono appunto scritti prima. Ma in fondo è altrettanto vero che non servono sempre limature, qualche volta l'espressioni grossolane rimangono incisive anche se partono da concetti logicamente errati.

La capacità di piegare e influenzare le masse non necessita di verità, di concetti logici. Al contrario di quello che serve per acquisire il favore di piccoli gruppi o individui, dove si deve partire con qualche concetto condiviso, per smuovere una massa è più efficiente partire da una provocazione.
La provocazione non necessita di verità oppure di logica, deve solo far pressione su qualche punto sensibile.
Un esempio classico è quello del legame fra criminalità e immigrazione clandestina. E' facile infatti dimostrare che fra gli immigrati clandestini vi siano molti criminali, che vivendo nel rischio accettano probabilmente con più facilità quello di emigrare in modo incerto in un paese straniero. Diventa così facile mobilitare la massa contro gli immigrati clandestini, lanciando la provocazione della criminalità.
E' ovvio che poi il fenomeno sia più complesso, ma questo non è da spiegarsi alla massa, diventa scomodo e noioso. Spesso è talmente complesso che fa scadere nel ridicolo chi cerca di semplificare spiegazioni.

La provocazione di Ratzinger, come nelle sue parole, è verso la tecnologia. L'applicazione del progresso alla scienza, e infine della scienza alla tecnica, è da sempre il timore più grande di chi fonda il potere del proprio ordinamento sull'ignoranza.
La stessa conoscenza sul come funziona ciò che già abbiamo (anche senza manipolazione tecnologica) è fonte d'inquietudine, basta pensare alla generazione della vita stessa. La religione non s'è persa d'animo di fronte alla spiegazione dei meccanismi cellulari che determinano la nascita di un nuovo individuo, ma ha preso posizione per determinare (nel modo arbitrario che le è consono) il momento esatto in cui c'è il presunto intervento divino, da cui le inutili polemiche sul diritto all'aborto.

L'affronto alla logica (e al dizionario) viene sicuramente dall'infelice espressione "vittime dell'intelligenza", che l'arroganza in sottovoce di Ratzinger ha spacciato come negatività.
Quel che ci ha fatto sapere, è che nella sua visione l'intelligenza è pericolosa, dannosa.
Certo, concordo con lui che un dilagare dell'intelligenza sarebbe estremamente dannoso, per l'ente che lui rappresenta: la sola intelligenza renderebbe la Chiesa Cattolica inutile.
Ma sono quelle parole che un politico dovrebbe dirsi solo con i suoi compagni, raccontandole diversamente alla gran parte dei sostenitori. Gli esempi classici - estremizzati - sono degli stati totalitari, dalla Germania di Hitler, alla Cina recente, dove il messaggio è "noi facciamo il bene di tutto il popolo", mentre ovviamente non possono raccontarsela nello stesso modo, nei palazzi del potere.
Una popolazione davvero intelligente è un rischio, in proporzione direttamente inversa rispetto al numero di persone che amministrano il potere.

Nel mio discorso di Natale quindi condividerò parte delle parole di Ratzinger, ma con una differenza che le renda logiche - visto il significato della parola "intelligenza", dalla radice della parola latina in avanti, dal significato di "capire, comprendere".
Siate ogni giorno vittime dell'intelligenza! E' il miglior augurio che posso fare, per tutti, nei giorni a venire.
Non c'è niente di negativo nel capire - se a capire davvero non è la persona che state cercando di truffare o sopraffare.

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