domenica, marzo 05, 2006

La voce del padrone

Mi è capitato, mezz'ora fa, di ascoltare un intermezzo alla radio, indicato come campagna elettorale, in osservanza di una certa legge dell'anno duemila.
Ora, era talmente ridicolo nell'esposizione, che mi ha fatto pensare invece all'anno mille, ma andiamo per gradi.

La radio, citiamola pure, era Radiomontecarlo, emittente del Principato di Monaco, ma di cui non è difficile capire la proprietà.
Le voci dei candidati elettorali erano più d'una, alternate fra i due schieramenti.
Già questo dovrebbe mettere in allerta una persona attenta: possibile che tutta l'Italia si divida nettamente in due schieramenti? Guelfi o Ghibellini? Bianchi o Neri?
Eppure la nazione è assai più grande della Firenze medievale. Il punto è il teorema del gelataio, esposto brillantemente da Odifreddi nel libro C'era una volta un paradosso, che ho citato già altre volte.
Data una spiaggia, su cui due gelatai devono dividersi i clienti, all'inizio i venditori si mettono agli estremi, l'uno a sinistra, l'altro a destra. Poi si accorgono che in realtà più si spostano verso il centro, più hanno probabilità di avere clienti che non solo stanno al loro estremo, ma anche quelli che sono aldilà del centro, verso l'altra direzione. Così cominciano a spostarsi sempre più verso il centro, sicuri che chi viene dalla loro direzione non abbia gelataio più vicino.
Eccoli qui i nostri gelatai, ormai manifesti come centro-sinistra e come centro-destra, ad indicare che non intendono muoversi da un centro verso cui tutti vanno.
Non c'è un concetto di buono o cattivo, nel centro. E' fondamentalmente un messaggio di qualcosa che sta al centro, come se la media non fosse anche mediocrità.

Ma torniamo al messaggio che veniva proposto come equo.
In verità, il primo e il terzo personaggio, vengono descritti dalla commentatrice (che si sforza di tenere un tono neutro, freddo) come esponenti del governo in carica, elencandone anzitutto le funzioni attuali.
Il secondo viene invece descritto come rappresentante di uno schieramento diviso. E' evidente che questo tipo di apprezzamento non è così equo, neppure dal mio punto di vista, per cui quella persona può essere un perfetto idiota: non avrei mai l'arroganza di dire di essere equo, nel presentarlo come persona di uno schieramento diviso, indipendentemente dalla verità o no della cosa. E' evidente che la stessa cosa si possa dire di entrambi i gruppi, vista la manifesta disomogeneità, dalla corsa verso il centro.

Mentre la presentatrice, dalla voce àtona, ci rassicura che il messaggio è equo, un ascolto attento, psicologico(?) ce lo restituisce ben diverso. Indipendentemente da chi potesse essere migliore o peggiore.
La tendenza della radio in questione s'è manifestata quindi ben chiaramente.
Il punto è che la maggior parte della gente non s'indigna di fronte a certi comportamenti da manigoldi; se anzi è di vedute concordi con il padrone della voce, se ne rallegra, anziché avere orrore di certe cadute di stile.

In un mondo dove la comunicazione è così complessa, viene da pensare che in fondo la volgarità non sia nelle parole di chi l'esprime, ma nelle mani di chi la lascia rappresentare.
Il forte compromesso a cui sono stati sottoposti gl'italiani è quello che dice "Se vuoi davvero fare pulito della feccia, restaurare il benessere, avere certezza del futuro, devi dare tutto in mano a noi". Un po' come dire che il fine giustifica i mezzi.
Il punto è che verso quel fine non ha assolutamente intenzione di muoversi nessuno, mentre i mezzi sono in moto da tempo.
Gli abitanti stanziali del paese, che dal canto loro rappresentano fieramente la popolazione originaria, che viveva di pastorizia (oltre che di agricoltura), non sapendo più fare i pastori, sono divenuti ovini e bovini. Insomma, hanno detto "Sì" (o anche "Beeh" e "Muuh").
Ridicolo pensare che sappiamo già chi si mangerà i vegetariani (e non).

Nessun commento: