mercoledì, marzo 29, 2006

Computer fanatics

Molti anni fa era, agli albori dell'informatica per tutti, c'era una continua diatriba su quali fossero i computer migliori, i più innovativi, i più evoluti e prestanti.
Prestanti, perché questo termine esiste in italiano, mentre la mania per gli tecnicismi stranieri ha partorito creature aberranti, come il tanto diffuso performante.

Il mercato si è poi avviato verso sempre un più deciso bipolarismo, dove solo le architetture compatibili con il mondo Microsoft e quelle del mondo Apple, hanno cominciato a spartirsi la ricchezza del nuovo mondo, quello dei computer per tutti.
Leggendo dei brani, in un articolo del signor Vittorio Zucconi, ho ripensato, com'è inevitabile, ai fanatismi più assurdi, verso cui il mondo dell'informatica si è diretto.
Premesso che non sono un fanatico del mondo Microsoft, sottolineo che non lo sono sicuramente neppure del mondo Apple, pur essendo utente del primo, come in passato utente anche del secondo.
L'articolo di Zucconi è in realtà uno delle decine di articoli simili, che ho letto negli anni. Tutti che iniziano incensando la Apple per le sue mirabolanti invenzioni (senza aver innovato in niente di tecnologico), proseguendo nel lamento della dura vita di chi usa un sistema alternativo e meno diffuso, terminando col fatto che adesso si sono riscattati, perché il mondo è cambiato in meglio e grazie a loro.
Sembrano le tre fasi tipiche del fanatismo informatico, usate anche dagli utenti o sviluppatori di prodotti Microsoft. Hanno anche loro un Dio unico (il signor William Gates, contrapposto al signor Steve Jobs), che ha creato il cielo e la terra. Hanno le loro lamentele, hanno il mondo finalmente migliore grazie al brand per cui tifano.

Inutile dire che il loro settarismo, quella da cui Zucconi si sente affrrancato, rimane esattamente lì dov'era vent'anni fa.
Quello degli utenti Apple non è stato poi così sofferto, quasi imposto, come ce lo racconta. Entrare in un negozio dove si vendeva solo Apple, diciamo dieci anni fa, era come l'entrare in un negozio di Hi-Fi esoterico. Quei negozi dove ti vendono un pezzo di ferro che messo sotto un giradischi lo fa suonare meglio, oppure cavi elettrici per condurre gli elettroni nel modo giusto. Una bottega d'alchimia tecnologica, insomma, un santuario.
Gli utenti Apple vivevano come in uno stato di estasi mistica, predicando il vero verbo, guardando con astio e orrore verso la blasfemia di chi avrebbe potuto dir loro che in fondo "è solo un computer, non un tabernacolo di un santo".

Non sono rimasti soli, però. Mentre dal lato degli utenti di prodotti Microsoft la cosa era limitata a percentuali più ristrette di fanatici (in ogni caso fanatici esattamente allo stesso modo), si sono sviluppati i nuovi credo. Come quello dell'open source, un movimento che sicuramente ha anche molti buoni propositi, ma che tende ancor più all'esaltazione trascendentale.
Cito ad esempio l'onnipresente signor Richard Stallman, i cui scritti fanno pensare ad un profeta laico (la contraddizione è voluta).
Per non parlare di altre figure di spicco, come Larry Wall, che ha scritto i manuali del suo software suddividendoli con i nomi e le citazioni bibliche, e non in senso ironico.

La parte ridicola per la tecnologia è che per dimostrare la bontà di soluzioni tecnologiche si faccia ricorso al fanatismo, all'esaltazione di principi morali.

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