mercoledì, gennaio 31, 2007

Pax

Purtroppo i miei articoli da weblog si son rarefatti, per un'odissea telematica, sull'abilitazione di una nuova linea ADSL: non appena si sarà conclusa ne narrerò il tragicomico svolgimento.

Nel frattempo vorrei però bastonare a dovere tutti coloro che si occupano della vicenda sui cosiddetti pacs.
Come spesso accade, è una di quelle notizie che impegnano la stampa per giorni, se non settimane, e che ascolto, leggo, quasi in modo passivo. Si segue un giornale televisivo, uno radiofonico, si legge un quotidiano, e non si evita che questa non-notizia venga sviscerata fino al ridicolo. In fondo è una passività, visto che non abbiamo modo d'intervenire sui media. Se poi credete che i talk-show, gli spettacoli della chiacchiera, siano un mondo attivo, con orde (selezionate) di gente con il diritto ad insultarsi pubblicamente, o a diffondere plateali sciocchezze, se davvero lo credete, allora è pure peggio.
In fondo il mondo della comunicazione è riuscito nel suo intento. I mezzi di comunicazione, presi sempre d'assalto da chi voleva dire la sua, hanno reagito con un format che permettesse loro di uscirne con una splendida immagine. Quando in televisione si è cominciata a vedere la gente comune, non solo giornalisti, artisti, conduttori di programmi, le cose sono apparentemente cambiate.
Spesso sono stati sufficienti degli artifici. Come introdurre attori che impersonificassero gente comune, nelle trasmissioni televisive che si fingono concorsi a premi, ma anche in quelle dove si chiedono opinioni.
Tolti i filtri, i mascheramenti, le manipolazioni, non c'è quasi più partecipazione attiva: viene infatti concessa solo quando è ben noto che non altera lo status quo.

Messa da parte l'inutile (in questa fase) opinione pubblica, torniamo a questi famigerati pacs.
Il primo ossimoro della storia, che mi ha risvegliato il desiderio di scriverne, è il signor Giuseppe Betori, nella sua figura di Segretario Generale della CEI (che non ha niente a che fare con gli autorevoli documenti del CEI/IEC).
La sua frase, che ho trovato in un chiaro virgolettato, riassumeva che lo Stato "vuole legiferare troppo".
Leggetela come volete, ma il significato letterale è alquanto semplice. Perché non ha detto che lo Stato voglia legiferare in modo a lui sfavorevole, oppure a suo parere ingiusto: questi sono commenti accettabili da chiunque in fondo. Perfino un ladro ed assassino potrebbe obbiettare che lo Stato legiferi in modo a lui sfavorevole.
Il Betori ha invece usato una parola chiave: troppo. E per il troppo c'è la cura, ovvero il limite. E la cura contro quello che Betori considera troppo è appunto il suo giudizio di limite alle competenze di uno stato sovrano.
A ben vedere ce n'è da riempire un articolo e procedere ad aprire un fascicolo per sovversione dello stato democratico. Cosa che ovviamente non accadrà, perché lo Stato Italiano, chiaramente, non è sovrano su tutto quel che lo riguarda. Ci sono cose per cui rimane vassallo.

L'ipocrisia seguente è dei politicanti, dove tutti hanno dimostrato la loro inutilità, in ogni schieramento politico e carica istituzionale.
Hanno dimostrato che loro, pure in carica, non saprebbero far valere le pretese di una democrazia. Perché il terrore è che l'elettorato, facilmente manipolabile dagli avversari, potrebbe punirli.
Così stan cercando una via di mezzo, un guado nelle acque pericolose.

C'è poi chi beneficerebbe o meno di questi pacs.
E' evidente che una coppia di conviventi, eterosessuali, possa scegliere per il regolare matrimonio, l'unione civile. Certo possono esserci casi particolari, ma a prima vista mi sembra che per questi soggetti ci sia già la soluzione: basta prendersi la responsabilità di andare davanti all'ufficiale di rito civile.
Per i conviventi omosessuali è invece ben diversa la faccenda, per cui è chiaro che questi pacs siano una facilitazione per loro. E se la motivazione dell'unione riconosciuta è economica, legale, amministrativa, non vedo perché negarla.

Una famiglia non convenzionale è accettabile?
Penso proprio di sì, se vogliamo parlare di libertà personale. Ovvio che se la libertà personale non è ammessa per tutto, come accade nella quasi totalità delle fedi religiose, ci sono dei limiti.
Chi vuole essere religioso, seguire una precisa dottrina, non può ovviamente trasgredire. Così non avrebbe alcun senso l'esistenza di una coppia omosessuale che vuol essere cattolica praticante.
Come non avrebbe senso che il signor Silvio Berlusconi entrasse in una chiesa con l'attuale moglie, visto che ha contravvenuto ad un Sacramento Cattolico (divorziando, nonostante un matrimonio religioso e contraendone uno civile).
E ha ancor meno senso la condotta del signor Pier Ferdinando Casini, che rappresenta un partito politico d'ispirazione cattolica, è divorziato da un matrimonio cattolico, ed ha infine una relazione ed un figlio fuori dal matrimonio sia civile che religioso.
Viene da chiedersi cosa intendono per istituzione della famiglia questi signori, quando la difendono tanto: come possono parlare di famiglia in senso cattolico, se neppure loro seguono ciò che predicano?
Ma non sono i soli, se spulciate nella vita privata di tanti predicatori scoprirete gli stessi risultati. In un paese come gli Stati Uniti d'America, dove l'estremismo religioso è molto forte, questi personaggi avrebbero sicuramente visto la loro disfatta politica. Ma non qui da noi, dove amiamo farci dileggiare, canzonare, anche sui fatti più evidenti.
Paritur pax bello.

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