martedì, gennaio 09, 2007

Filantropi e filastrocche

Spesse volte vorrei annotarmi da qualche parte le scabrosità, le spigolature, le ruvidità che si apprendono dai mezzi di comunicazione. Articoli di quotidiani, giornali televisivi, e perfino i messaggi pubblicitari, mi conducono a riflessioni sulla profondità dei contenuti e le implicazioni collaterali.
Finisco poi per non annotarmi niente, sia perché sono davvero troppi gli spunti, sia perché sono davvero troppo per sopportare di vederseli scritti di nuovo anche qui.

Come i discorsi del sedicesimo/sedicente Benedetto, che dimostra piena incapacità nel gestire le vicende dell'organico clericale (vedi la vicenda dell'arcivescovo polacco, ex-spia), ma che non cessa con l'arroganza di dichiarare incivile chi non segue la morale cattolica (vedi le invettive sui PACS).

Una faccenduola invece collaterale, per chi come noi vive lontano dai paesi africani, mi è arrivata come lettura e come ascolto in radio, in due fasi. Che mi hanno spinto a mettere per iscritto l'indignazione.
Un articolo di ieri su La Repubblica, firmato dal signor Vittorio Zucconi, citava dati, da un'inchiesta del Los Angeles Times, sugli affari del signor William Gates e la sua famigerata fondazione.
L'articolo dello Zucconi ha un piglio moderno, quello del nuovo modo di fare giornalismo all'americana. O meglio, il modo di fare giornalismo di parte, in modo che apparentemente non sembri così. Probabilmente quel metodo ha anche una certa presa sul pubblico, negli Stati Uniti d'America, mentre qui è un po' dubbio.
La descrizione parte dal fatto, nei suoi dettagli: la Bill & Melinda Gates Foundation, spende soldi in beneficienza, sì, ma ad un costo per chi la riceve. Questo di per sé esclude già il termine beneficienza, ma il gioco di denaro è assai complesso, per essere liquidato così.
I signori Gates investono prima in compagnie petrolifere, farmaceutiche, producendo inquinanti e danno economico alle nazioni in via di sviluppo, in seguito, con un ramo separato della fondazione, donano soldi alle stesse popolazioni, con un fattore diciamo del 50% rispetto agli introiti.
Così possono prima causare il cancro e diffondere l'AIDS, per poi vendere i farmaci e regalare scuole per l'infanzia.
La conclusione dello Zucconi si evince già prima della metà del suo articolo, quando in proposito alle attività nel settore informatico del signor Gates scrive "è stato ripetutamente accusato e incriminato per pratiche contro la concorrenza, negli Stati Uniti come alla Commissione Europea, nel tentativo, finora sostanzialmente vano, di spezzare il suo impero".
La decisione europea non aveva nessuna intenzione di combattere una grossa multinazionale, che fra l'altro aveva già avuto vittorie negli USA per le amicizie che legano Gates al presidente in carica. Il punto era di evitare il soffocamento di un settore, evitando che si giungesse ad un monopolio legalizzato. Il tono dell'articolo invece è costantemente lamentoso, con un pover'uomo che non riesce a fare il miliardario come vorrebbe, perché limitato da cattivissime organizzazioni come la Comunità Europea.
Ma non si ferma qui.
Il finale ad effetto, dopo tanto prologo, è che non si può negare come Gates stia sfruttando popolazioni povere, forte del potere economico, in un continente così disastrato. Ma, prosegue lo Zucconi, è un male necessario, perché se non facesse un po' di morti e feriti, come ci si potrebbe aspettare che arrivino anche aiuti economici e umanitari? Ci spiega che se non fosse Gates a pilotare il settore farmaceutico, lo farebbero altri, molto più avidi, che non destinerebbero nemmeno un soldo in beneficienza.
Insomma, Gates è il minore dei mali, quindi per lo Zucconi non si può che gioirne. Il cancro è una gioia a seconda di chi te lo causa?
Lascio a voi la scelta di un epiteto colorito per definire l'articolista e la buona e felice famigliola Gates.

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