venerdì, agosto 04, 2006

Scene di ordinaria ironia

Devo consegnare dei documenti al condominio di fianco, un palazzo che è il continuo del mio, stessa forma, stesso numero di appartamenti. Abitanti diversi, neanche a dirlo.
Mi affaccio al portone di vetro, nessuno dentro, come fuori, decido di premere il solito campanello "a caso", quello del signor Effe.
Faccio appena in tempo a premere che sento scattare la serratura elettrica: era di vedetta?
Entro e dico che devo lasciare i soliti fogli.
"Vieni! Vieni, entra!" mi risponde col solito fare entusiastico. Probabilmente è anche ospitale, ma la prima sensazione è dell'entusiasta. Logorroico, se ti attacca bottone (e lo fa sempre) non ti molla.
"Ma vieni in casa!". Dovevo solo infilare dei fogli nelle cassette postali, visto che insiste mi pare scortese rifiutare. Entro.
La prima cosa che mi sorprende è una libreria stracolma, tanto che sto per chiedergli quanto c'ha messo a riempirla di tutto quel che c'è dentro. Perlopiù sembrano riviste, forse fumetti, a migliaia.
Come previsto attacca con le solite lunghe chiacchiere. Non mi guarda quasi mai direttamente, si guarda intorno, agita le piccole braccia nei racconti.
"Quelli che abitano qui sono strani...". Rotea gli occhietti come per godersi i dettagli di una grande mostruosità proprio intorno a sè. Strani. Parla dei vicini rumorosi, tutti di origine straniera, a suo dire connotato con una naturale tendenza al caos.
"E anche il tale, quando guarda i lavori che ho fatto alle finestre, è invidioso..."
Sono entrato nella tana di Gollum.
Si ricorda che gli avevo chiesto il numero di telefono del tizio che ha fatto i lavori alle finestre.
"Ce l'ho... l'ho messo qui, ma dov'è...". E' sulla libreria che sta cercando, qualcosa mi dice che la faccenda è lunga e complessa. In mezzo alle riviste strettamente impaccate scorgo un souvenir di Predappio, con motti, epiteti e foto del mascellone. Andiamo bene.
Mi aspetto che dica era qui il nostro tesssoro e non lo troviamo più. Anticipo la cosa e dico che comunque devo andare e non è urgente.
Indietreggio verso la porta, neppure l'avevo chiusa del tutto, una via di fuga aperta. Sul pavimento le mie scarpe trovano una certa resistenza, come camminare sullo zucchero caramellato. Gollum mi ha teso una trappola.
Insisto che non c'è urgenza di quel numero di telefono. Sono nell'ingresso del palazzo, fuori dalla tana. Continua a raccontarmi di quelli del piano di sopra, indica col ditino e parla sottovoce.
Sopraggiunge da fuori una donna con passeggino, immagino subito che sia giusto "quella del piano di sopra". Entra vede il foglietto nella cassetta postale. Gollum anticipa pure me nello spiegare cos'è.
La giovane donna ha dei tratti anche dolci nel viso, ma tende subito a tirarli, chiudendosi in un "Sì, sì, poi ci pensiamo".
Velocizzo ancora la mia uscita. Saluto. Sono fuori.
La prima percezione è che in un palazzo così vicino e simile al mio, per un attimo mi sono sentito in una caverna. Nemmeno il caldo e pigro sole d'agosto sembrava rallegrare la tetra atmosfera. Sudavo come nelle prigioni di un fortino.
Cammino pochi metri ed entro in casa mia. Così uguale, così diversa. Controllo che nelle tasche non mi sia rimasto uno degli Anelli del Potere. Non vorrei attirare Gollum.

Qual è la sensazione che avete nel visitare le case d'altri?
Certo non sono tutte come la casa di Gollum. Alcune mi colpiscono per la cura, per lo stile (talvolta anche in negativo), ma amo il senso di benessere che danno alcune case, nella loro accoglienza.
Beh casa mia non è ancora così. C'è quel senso di caos di chi s'è trasferito in fretta e furia, seppure io non l'abbia fatto così. Ci sono alcune idee a metà, che lasciano incerti se la casa debba essere ancora riempita oppure svuotata.
Giorni fa qualcuno mi ha raccontato di aver visitato una villetta in località di mare, proprietà di suoi conoscenti. La descrizione è durata a lungo, con me sempre più recalcitrante nel voler sentire tutti i dettagli. Perché se trovo belle molte soluzioni abitative, sono insofferente a chi me le propone come "potresti farlo anche tu". Senza tenere di conto che quella era una villa di non so quanti vani, con giardino e piscina, di proprietari molto abbienti, mentre casa mia ha un paio di vani che finirò di pagare poco prima dello spegnimento del sole (fra molto tempo, detto più facile).

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