mercoledì, agosto 02, 2006

Perdonali, perché non sanno quel che dicono

La parafrasi dai Vangeli cristiani è d'obbligo (Luca 23,34), nel parlare del signor Mel Gibson.
Dopo il suo film "The Passion", che non ho visto, ho però seguito la sequela di accadimenti collaterali, che sicuramente raccontava tutto e anche di più.
Ha raccolto il plauso dell'estremismo cristiano religioso americano, quello di successo. Dimostrando, come ho già detto altre volte, che nei tempi moderni dell'occidente, la religione non è più di stato, ma lo stato è della religione.
Hanno applaudito la farsa della violenza -- essendo un film spero non abbiano realmente fatto del male agli attori. Applaudita perché finalmente, nel loro intento, ha messo in scena chi sono i cattivi, e il cinema americano si sa che ama investirsi di questo ruolo, di educatore delle distinzioni. Educatore e giudice: affinché metterlo in discussione appaia blasfemo.

Il reverendo Gibson stavolta non ci ha additato subito i carnefici di Dio. Prima ha preferito prendersi una forte sbornia, nel senso letterale, da alcool. Poi è stato fermato dalla polizia, alla guida della sua auto, evidentemente inabile alla conduzione di un mezzo.
Contraddire un ubriaco è sempre sconsigliabile, come con ogni persona che non ha senso critico.
Ricordo un episodio di alcuni anni fa, mentre in piedi alla fermata di un autobus vengo avvicinato da un signore alticcio, pure lui in attesa del mezzo pubblico. Nello sproloquio dice lui stesso di aver bevuto troppo, ma poi dirotta su ogni argomento che riesce a vincere l'attenzione della sua mente obnubilata. Dopo un po' di chiacchiere, che mi avevano fatto intuire che fosse di religione islamica (che era un nord africano lo potevo vedere da me), gli osservai che forse non doveva bere troppo. Mi guardò con estremo sospetto, e mi chiese "chi ti ha detto che sono ubriaco?" e risposi "beh, l'hai detto tu, prima". Fosse per avergli ricordato di aver contravvenuto a un dettame religioso, o perché sapevo troppe cose di lui, mi tolse subito la parola, tornandosene appartato (per mia fortuna).
Il profetico Gibson invece non si è indispettito con il silenzio, quando gli agenti della polizia californiana gli hanno contestato la condizione di ebbrezza.
Piuttosto si è rivolto loro con le parole "Fottuto ebreo" ed "Ebrei responsabili di tutte le guerre del pianeta", che non sono risultate gradite agli agenti di polizia, come alle comunità ebraiche americane -- un lato dell'essere famosi, tutto quel che si emette diventa di dominio pubblico, sia essa un'imprecazione, una lode o un peto.

Pare che infine la lega ebraica contro la diffamazione l'abbia comunque perdonato, perché da sobrio ha fatto le sue scuse.
Non che io voglia contestare le sue capacità recitative, visto che molte sue produzioni cinematografiche d'azione e comiche mi hanno divertito. Così come mi piacque molto anche la sua versione cinematografica dello Amleto.
Solo che non capisco in quali condizioni possa quest'uomo essere al contempo non ubriaco e non recitare una finzione, tanto da meritargli quel perdono. Chissà che magari il favore delle comunità fondamentaliste ebraiche, verso le fondamentaliste cristiane, non sia un segnale gradito. Soprattutto in un periodo in cui l'America del signor George Bush sta coprendo come può un Israele in guerra. Immagino che il signor Bush preferisca di gran lunga le coperture ai dittatori sudamericani, date dai suoi predecessori, che non avevano tutto quest'impiccio di una pubblicità a livello mondiale.

Tutto questo non è essere contrari agli Stati Uniti d'America, o all'esistenza dello stato d'Israele.
E' facile, per molti, bollare come antiamericani coloro che criticano certe azioni.
Eppure è altrettanto facile dimenticare che un paese come gli Stati Uniti non ha 300 milioni di abitanti a immagine e somiglianza del signor Bush o del signor Gibson -- che nei dettagli non è americano di nascita.
Molti dimenticano che se i sondaggi di popolarità portano in qualche caso il signor Bush anche a sfiorare il 50%, che gli ha valso l'elezione a Presidente, ci sono ben oltre 100 milioni di americani che proprio non avallano le sue decisioni. Cito sempre ad esempio in signor Noam Chomsky, per ricordare che non sono 100 milioni di barboni a contestarlo.

Quello sempre evidente è che i rappresentanti di una nazione non sono spesso così rappresentativi di tutta la nazione. E probabilmente rimane impossibile ottenerlo, visto che in ogni nazione ci sono molte correnti di pensiero diverse.
Perlomeno vorrei che rappresentassero sempre le correnti delle tolleranza e del rispetto, ma sfortunatamente non si può.
E allora perdonatemi, perché forse non so quel dico, ma so quel che dicono gli altri, e tanto spesso non mi piace.

1 commento:

Lou ha detto...

Ho letto un paio di libri di Terzani, e mi sono piaciuti molto. Il suo ultimo devo ancora comprarlo, forse aspettavo che uscisse in edizione economica, forse aspettavo un momento in cui leggere mi è più facile.
Trovo talvolta pericoloso legarsi troppo ad un autore, vederci troppe cose "azzeccate"; rischia di diventare una dipendenza che ci porta lontani dal senso critico.
E come diceva un monaco Zen, non voglio dipendere neppure dalla non-dipendenza.

Non so se condividerò a pieno la conclusione di Terzani.
Nel leggere il suo "Un indovino mi disse" ho trovato storie fantastiche, riflessioni interessanti. Nel suo volersi un po' prendere gioco della magia dei divinatori, traspare in fondo una ricerca della spiritualità ed un desiderio di crederci, come effetto della religiosità. Mentre io sono ateo, e nella spiritualità vedo solo espressione dell'animo umano.
Che non è cosa da poco: proprio perché non seguo alcuna religione, trovo che se c'è qualcosa di profondo, nell'animo umano, sia una cosa meravigliosa, una conquista. Non il riflesso di qualcosa più grande di lui.

Quanto alla mia testolina selvaggia... è difficile prevedere dove mi porterà, ma è quantomeno improbabile che porti all'Accademia, viste le mie limitate capacità lessicali, grammaticali e letterarie.
Un giocoliere non diventa mai un atleta olimpionico.