lunedì, agosto 07, 2006

Basse virtù

Pare che gl'italiani, nei primi sei mesi di quest'anno, abbiano pagato molte più tasse del solito.
Non nel senso che le gabelle si siano innalzate, in quel periodo, ma in quello che improvvisamente abbiano deciso di evadere di meno. Numericamente non cambia il risultato, ma concettualmente sì.

C'è stata subito la corsa ad accaparrarsi il primato: se sono entrati più soldi, senza particolari lamentele, qualcuno doveva urlare "è merito mio!", come sempre accade.
Il Governo in carica ha fatto sapere che è merito delle proprie riforme. L'opposizione di Governo, reduce dal precedente Governo, ha rimarcato che è un effetto delle precedenti riforme.
Come al solito la verità sta in mezzo, e tutti lo dimenticano.
Anche nel precedente passaggio delle consegne era successo qualcosa di positivo per l'economia, e ci fu il solito teatrino, solo che le parti erano esattamente invertite.

La falsa virtù dell'onestà fiscale, detto fra noi (poche decine di milioni d'italiani), è da sempre una facezia.
Ben si sbaglia dunque, il signor Romano Prodi, nel voler dire che i soldi in cassa ci sono solo per la sua presenza, e giustamente ne reclamano il merito i suoi avversari. Spiego brevemente il perché.
Nei precedenti cinque anni di Governo c'è stato un progressivo sfacelo, ormai tutti si affidavano alla buona sorte, sapendo che prima o poi cascava qualche condono fiscale. Il raccogliere le briciole era l'unico metodo proposto contro l'evasione, gli evasori potevano dormire sonni tranquilli, li catturava solo la statistica.
Nel momento in cui l'attuale Governo ha minacciato dura repressione, s'è sentito lo stridere delle gogne, che cominciavano ad aprirsi. Nei fatti non credo che abbiano neppure la possibilità di far rispettare la legge. Sono cose che si raccontano per demagogia, ma che nella pratica risultano improponibili, per la loro complessità. Troppi piedi da calpestare.
Così nella transizione fra l'evasionismo di stato e la minaccia di legalità, il moto di terrore ha portato gli evasori che magari denunciavano il 5% delle proprie attività, a denunciarne il 10%.
Il merito non va quindi a chi promette legalità, perché la promettono tutti i politici, ma a chi aveva promesso impunità in precedenza. Ha creato infatti un salto percepibile, in fase di transizione, con connesse paure.

E' diverso poi il calcolo reale di quanto si sia perso, progressivamente, nei cinque anni precedenti, per la rilassatezza verso l'erario.
Ma il tormentono della settimana è sulle cifre 2006/2005, una cosa alla volta.
Lasciamo che le virtù vengano a riva una alla volta, come le meduse. Urticanti ed effimere.

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