lunedì, dicembre 11, 2006

L'arte della guerra

Vorrei mettere per un attimo da parte il significato primario di guerra, intesa come lotta in senso fisico, per approfondire altri tipi di guerra.
Chi ha letto Sun Tzi (o come ci hanno erroneamente abituati i testi anglofoni, Sun Tzu) sa bene che la strategia è importante, la filosofia del guerreggiare è fondamentale per chi vuole giungere a degli obbiettivi.
In quell'ottica è importante anche saper dare ordini adeguati, ad ogni livello della catena di comando. Mentre gli alti ufficiali vengono edotti su maggiori dettagli, per le schiere più basse servono ordini semplici, che non si prestino a troppe interpretazioni.

E l'arte della guerra deve essere stata rispolverata in qualche incontro cruciale del signor Joseph Alois Ratzinger, Capo di Stato di una piccola sovranità europea.
Non avevo ancora l'immagine chiara (probabilmente perché non sono uno stratega) fino a qualche giorno fa, quando in una frase detta da questo signore stavo per cadere in una banale trappola linguistica.
La facile trappola era quella degli opposti, in cui il Ratzinger citava qualcosa di contraddittorio in termini. Citando infatti che a suo dire la laicità deve avere simboli religiosi, faceva pensare a un principio di demenza senile, mentre l'intenzionalità era espressione di notevole acutezza ed arguzia.

Ma partiamo da qualcosa di più lontano nel tempo.
Nel suo contestato (ma anche molto acclamato) discorso di Ratisbona inserì qualche accenno che agitò il mondo islamico, con frasi forti sulla religione musulmana e i suoi simboli. Apparentemente sembrava solo una caduta di stile, una frase sfuggita.
In questa sembra di nuovo scagliarsi in qualcosa che poi ridimensionerà. E se guardiamo bene, le sue incursioni si stanno facendo più frequenti. Sta perseguendo uno scopo ben chiaro, con un disegno preciso, fatto a tavolino.
Sta saggiando il potere del nemico, tramite l'arma della democrazia -- o dell'approssimazione più nota della democrazia, come preferisco dire, con un senso logico.

Disturbalo con azioni improvvise, spingilo a muoversi e studia il tipo di azione che adotta per fronteggiarti. Intanto, tieni a riposo il grosso delle truppe.
Sun Tzi, L'arte della guerra


Cosa permette a tante organizzazioni di malintenzionati di sopravvivere facilmente? Il senso di democrazia, che ci costringe a lasciare a tutti più spazio possibile per esprimersi.
Negli stati autoritario, soprattutto dove non esiste la suddivisione fra religione e politica, come Iran, Stati Uniti d'America, Città del Vaticano, è invece ben difficile proporre modelli alternativi.
Non solo i modelli alternativi sono avversi al potere consolidato, ma il legame fra politica e religione fa sì che la contrarietà al governo divenga automaticamente offesa alla fede.
Il signor Ratzinger ha quindi dei problemi di base, come la decadenza del potere che rappresenta, di fronte alle evoluzioni sociali (sia negative che positive) e necessita quindi di armi per contenerne gli effetti.
Fatto un elenco dei punti caldi su cui intervenire si passa quindi all'azione: le altre religioni di grande diffusione, la dignità del vivere che non necessita di scelte religiose, sono fra i principali destabilizzatori.
Del resto perché non sfruttare le armi del nemico stesso? E' quindi da saggiare la democrazia, con piccoli e precisi attacchi.
La forma che vince i molti, non appare ai molti. Dopo la vittoria, la mia forma sarà palese a tutti. Prima della vittoria, nessuno sa la forma che impiegherò.

Chi è il destinatario dei messaggi?
La truppa, quella che deve avere ordini semplici, del tipo "attacca questo nemico, attaccalo perché ti vuole uccidere, sopprimere".
Ecco chiarito a cosa serve la proposta della "laicità con simboli religiosi". E' il chiaro messaggio per i fedeli, a cui dice di accettare i laici, ma solo se sono religiosi: in questo modo non dice di negare la laicità, ma di accettarla in forma inesistente. Immagino che il prossimo passo sarà di dichiarare brave persone tutti gli atei che vanno in chiesa a pregare.

Ricorda, la guerra si fonda sull’inganno. Il movimento si fonda sui vantaggi che ne vuoi conseguire. La divisione e riunione delle tue truppe si fonda sulla situazione che vuoi determinare.


Va quindi tutta la mia stima al signor Ratzinger, per la sua capacità tecnica e strategica, per la brillante e ingegnosa campagna di guerra che sta muovendo. Sono infatti sicuro che sia una delle mosse migliori, rischiosa, ma ponderata.
Sui risultati che otterrà non sono però tanto sicuro. In primis per la complessità dello scenario, dove il rischio di tirare troppo la corda è piuttosto alto. Ma in fondo, un bravo condottiero deve avere anche un pizzico di follia e molta spregiudicatezza.

Al contrario, per la sua posizione a capo di una confessione religiosa, ha semplicemente il mio disgusto. Ma non per quello che posso pensare io delle confessioni religiose, visto che non le condivido. Per questo non diventano però nemici da sconfiggere, come ne vede egli nella laicità. Ad esempio, dal poco che ne conosco, provo stima per il Dalai Lama, sia per il suo impegno sociale, umano, che per il modo corretto di tenere la religione lontano dai governi.
Il disgusto è per la palese incoerenza del Ratzinger verso i propositi di tolleranza ed eguaglianza della religione cristiana, che sa citare solo in frasi ad hoc, mentre nel contesto generale è nettamente per l'intolleranza e la discriminazione.
Il disgusto è per l'arroganza, la violenza con cui agisce per porre in esclusiva i suoi simboli religiosi, che ormai hanno la stessa valenza dei cartelloni pubblicitari su una tangenziale. Solo che lui vuole l'esclusiva per tutta Italia, e ben pochi hanno di che obbiettare.

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