lunedì, novembre 27, 2006

Timori inconsci

Quello che non conosciamo può diventare paura e angoscia, quando cresce in una portata superiore alla nostra emozionalità. Le dimensioni di questi fenomeni non sono però una misura diretta degli effetti.
Nel caso delle recenti violenze, filmate da giovanissimi con dei telefoni cellulari, e pubblicate come video in Internet, il fenomeno si è avuto su più livelli. Il livello del singolo caso di violenza ha provocato indignazione, a seguire la quale è sicuramente scattata una caccia al prossimo caso. E questo tipo di cacce non partono partono per eradicare una distorsione sociale, ma come solito per puro intrattenimento giornalistico, come notizia del momento.
La violenza quotidiana ormai rischia di creare assuefazione, così si cerca un singolo caso da esaltare, per riempirne pagine di giornali e bocche di politici.
Siamo fatti così, un fatto vero non ci sembra tale finché non viene raccontato, in modo esasperato, da qualcuno addetto all'informazione.

E sull'onda di questi fenomeni si creano situazioni paradossali, fino al ridicolo.
Il fatto all'origine era relativo ad un preoccupante fenomeno di violenza giovanile, filmato in una scuola. I responsabili sono stati individuati e mi augurerei si procedesse verso una condanna esemplare.
Eppure so che non sarà così, ma per spiegarlo è necessario partire da qualcosa che (apparentemente) non c'entra niente.
Si dice che i responsabili di Google Italia, l'azienda proprietaria del servizio tramite il quale era stato immesso in rete il video, verranno addirittura incriminati. Questo nonostante che il video fosse stato rimosso non appena divenuto di dominio pubblico.
Addirittura si sono scomodati dei politici in cerca di visibilità, come il signor Giuseppe Fioroni e la signora Maria Burani Procaccini, che hanno tuonato sull'arrivo di nuove encicliche. La seconda ha addirittura parlato di vuoto normativo.
Non sono riusciti a trattenersi, dovevano dir qualcosa, a sostegno della massa più ignorante e consistente della popolazione, che vede la sola parola "Internet" come immagine demoniaca. Una massa di persone che non leggerà sicuramente il documento di ALCEI, dove con poche parole si ricordano piccoli e importanti fatti.
Il primo fatto è che le norme esistono, partono da una direttiva europea e sono riassunte in un decreto legislativo italiano. Solo che quelle norme non obbligano i fornitori di servizi Internet al controllo dei contenuti, per l'evidente impossibilità della cosa -- evidente per chi ha idea di quante informazioni transitino in Internet quotidianamente, ma forse non tanto per i signori suddetti.
Il secondo fatto è che questi minori, fonte e vittime di violenze, sono spesso abbandonati completamente a se stessi dai genitori, che per altre norme, assai più antiche, dovrebbero farsi carico di crescerli ed educarli.

Come mai non ci sarà un epilogo che sia di monito ed educazione?
Perché riconoscere la piena colpevolezza di questi giovani porterebbe anche altro, come la dimostrazione che i genitori hanno clamorosamente fallito. E allora rispunterà l'onnipresente pietismo, ci racconteranno che "non si rendevano conto" dei loro atti, e visto che siamo in periodo natalizio sarà ancora più facile perdonarli. Sicuramente molto più facile che educarli al rispetto.
E in fondo è molto più facile accendere il rogo di Internet, che spegnere i falò della dignità, visto che sono stati appiccati dai comportamenti socialmente accettati. Essere poco più che adolescenti, possedere un telefono cellulare evoluto, non è solo socialmente accettato, ma richiesto. Il prodotto ultimo della violenza, della prepotenza, finisce per essere la somma di tutte le richieste opprimenti che il gruppo fa ai giovani. Devono essere alla moda, devono avere dei simboli che li dichiarino inseriti nel tessuto sociale. L'arroganza è scambiata per intraprendenza, la schizofrenia per vivacità, l'intelligenza e la capacità di riflessione per noiosità.
Quello che mi è spesso difficile capire è il confine comunemente accettato, fra le deviazioni comportamentali considerate la normalità delle persone, e quelle che sconvolgono l'opinione pubblica. Anche perché probabilmente il confine è solo illusorio.

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