venerdì, settembre 15, 2006

Stiamo lavorando per voi

Altri giorni che cambiano il mondo
Dall'ascolto di un breve intervento radiofonico, con estrema umiltà, ho appreso che mi era sfuggita un'altra triste ricorrenza, sempre legata al giorno dell'undici settembre.
Nella segreteria messaggi del signor Vittorio Zucconi, direttore di Radio Capital, un ascoltatore ha ricordato che fra i tragici undici settembre non si annovera solo quello del 2001. Ce n'è infatti un altro, l'undici settembre del 1973, che riguarda sempre gli Stati Uniti d'America, e sul cui seguito ci sono stati ben più morti (per gli ottimisti tremila, ma bisogna esserlo molto, per non pensare piuttosto ad una cifra dieci volte superiore).

Il fatto scomodo (per gli USA) è che in quel caso loro erano i mandanti, e il teatro del massacro era il Cile di Salvador Allende, passato alla dittatura sanguinaria del generale Augusto Pinochet.
Non si può neppure parlare di presunto coinvolgimento degli statunitensi, perché la faccenda è ormai di dominio pubblico, dopo che la CIA ha tolto il segreto dai documenti in cui si auspicava la non elezione a presidente di Allende, o la sua rimozione con qualsiasi mezzo (com'è appunto finita). Non ultimo il finanziamento di quasi undici milioni di dollari per le spese militari nel solo 1972: difficile non avere fondi per un golpe. Almeno diciassette anni di torture, repressione e altre violenze, tanto è costato quell'undici settembre ai cileni.
Non ricorre nella stessa data per l'Argentina, ma la storia è stata all'incirca contemporanea, con gli stessi manipolatori, come descrissero altre carte de-secretate dalla CIA.

La conclusione dello Zucconi, sull'osservazione del suo ascoltatore, è stata assai stizzita (come sta andando di moda dire in questi giorni).
E' andato rapidamente al fatto che ci sono state migliaia di morti a New York, e come dalle sue parole: si sapeva chi andare a punire, e dovremmo ringraziare la politica estera americana per essere fra i vivi a raccontarlo. Come dire: nelle guerre di Afghanistan e Iraq, hanno lavorato per noi.
E' un vero peccato che la capacità di analisi dello Zucconi, spesso attenta e capace di spaziare, finisca per dimostrarsi servile, ogni qualvolta si parla di USA. Quando anche riconosce i difetti degli statunitensi lo fa in modo affettato, come qualcuno che finge di denunciare i delitti di un fratello, ma che lo fa solo quando il fratello non rischia la galera.
Così non ha smentito l'altro undici settembre, perché si sarebbe coperto di ridicolo, ma ha cambiato discorso, per focalizzare l'attenzione su quel che voleva far sapere lui. Quanto si sentiva nelle sue parole, come avrebbe voluto smentire il commento villano del suo ascoltatore. Vera stizza.

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