martedì, settembre 12, 2006

Leziose lezioni

Il signor Joseph Alois Ratzinger non ci lascia mai una settimana senza lanciare strali, complice la sua carica pubblica (riveste infatti il ruolo più elevato nella gerarchia della Chiesa Cattolica).
Gli argomenti riportati oggi da qualche quotidiano sembrano focalizzarsi sul richiamo all'oscurantismo, come salvezza verso il pericoloso illuminismo.

La prima preoccupazione del signor Ratzinger (o almeno così ci dice) è appunto verso la scienza, che dalle sue parole cagiona la distruzione dell'immagine di Dio, più in dettaglio per odio e fanatismo -- ipse dixit.
Spiegare il funzionamento dell'universo è a suo parere contro la Ragione di cui si fa portatore, tramite la fede religiosa, per converso ci dice che la scienza sostiene una nascita del mondo nell'irrazionalità. Sembra così concluderne che la scienza sia l'irrazionale, mentre la fede incarna il raziocinio.
Già fin qui sembra di leggere un testo di grande umorismo, ma c'è una conclusione interessante.

Le parole interessanti, che sicuramente colpiscono sia chi pensa e riflette, come colpiscono chi ha fede (e quindi non necessita di riflessione), centrano un punto importante.
La fede, prosegue Ratzinger, è semplicità.
Insomma, tutto dev'essere semplice: la scienza che scopre (e prova col metodo scientifico) la complessità del mondo, non ha senso di esistere, quando esiste la fede religiosa. L'incitamento è chiaramente verso il liberarsi dai pensieri, un'indicazione tagliata su misura per il mondo in corsa, dove tutto ci sembra sempre più complesso (e in effetti lo è). La soluzione di Ratzinger, verso lo stress moderno, è il ritorno alle cose semplici, al credere senza porsi troppe domande.
Lo stesso Byron scriveva che più si conosce, più si soffre. In effetti il teorema di Ratzinger, condensabile in "tornate ignoranti e felici" è decisamente efficace. Con l'effetto collaterale di lasciare alla Chiesa Cattolica la gestione delle cose noiosamente complesse, come l'evoluzione delle specie, l'origine dei pianeti, fino al controllo delle nascite, fenomeno puramente divino, come sa ogni ginecologo.
E' un vero peccato, quando un racconto finemente umoristico si conclude così, quando ti accorgi che era narrato con tono serio.

L'ultimo punto a lasciare fra il divertito e lo sbigottito, è poi sull'ateismo.
Questo signore ci dice infatti che a suo parere la paura di Dio è il sentimento da cui nasce l'ateismo moderno.
Chiunque abbia un po' di senno non può che rimanere spiazzato davanti ad una simile affermazione. E' di un'idiozia tale che viene subito da riflettere su quale potesse essere l'obbiettivo vero di quella frase.
Non credo che abbia alcun senso, letta in modo diretto: un credente che ha paura del Dio in cui crede, finirebbe per volerne negare l'esistenza?
Se così fosse, la stessa Sacra Bibbia sarebbe un libro improntato a generare ateismo: in ogni passo viene ricordato come Dio si possa solo amare, oppure essere puniti con la dannazione eterna. Il Dio biblico è continuamente assetato di sangue, distrugge popoli e territori per tutto il Vecchio Testamento, e infine nel Nuovo Testamento sembra placarsi solo quando vi si narra di fedeli adoranti.

Il mito più illogico di molti credenti sembra essere quello che ogni ateo, per negare l'esistenza di Dio, debba prima crederci e poi fingere che non esista. Come se per negare l'esistenza degli asini alati si debba essere convinti che esistano, ma negarlo in pubblico.
Questo mito mi appare radicato in una cultura molto specifica, che in realtà non lo associa necessariamente al dibattito sull'esistenza di Dio. La cultura a cui penso è quella dei falsi moralismi, su cui si fonda stabilmente una grande fetta dei cattolici.
Ne faccio esempi pratici. Provate a pensare quanti cattolici praticanti siano in realtà incoerenti con la loro fede: quanti praticano la sessualità fuori dal matrimonio? Quanti sono imprenditori truffaldini che violano il comandamento che dice di non rubare?
Questa ambiguità dei seguaci ha creato un moralismo di pura ipocrisia, per cui il ladro credente, o il coniuge con un'amante, sanno di credere in qualcosa che nei fatti negano.
Per estensione, si creano un'immagine dell'ateismo fondata sulla loro esperienza: l'ateo non può che essere una persona come loro, ma che fa certe cose al contrario. Loro dicono di credere, ma non osservano i precetti, per cui è evidente che ci sia chi dice di non credere, ma lo fa di nascosto.
Certo non è l'unico caso.
Sono profondamente convinto che ci sia anche una buona parte di credenti incapaci di capire la negazione di Dio. In fondo è semplice crederci, come dice il signore di cui sopra: basta non porsi domande, non c'è da spiegarsi niente. Dio è presente per spiegare tutto, perché farsi domande?

Tremo ad un solo pensiero: l'esistenza dei cosiddetti scienziati credenti -- una pura contraddizione in termini.
Se penso ad un meteorologo che decide il passaggio di un ciclone secondo una congiunzione astrale, un medico che si raccomanda alle preghiere per curare l'infezione da HIV, un ingegnere che progetta un viadotto con la protezione di una statua votiva, non posso che essere percorso dai brividi.
Altro che paura di Dio.

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