venerdì, giugno 23, 2006

Mangiatempo

Unicoop Firenze ha messo in campo da alcuni anni un servizio innovativo, in Italia, per fare la spesa. Anziché dover scegliere tutti gli articoli del supermarket, uno per uno, e successivamente rimetterli uno per uno sul nastro della cassa, per poi riporli di nuovo nella sporta della spesa, ha pensato qualcosa che eliminasse la fase intermedia.
Il brillante Salvatempo è un terminale, con tanto di lettore LASER dei codici a barre (maiuscolo non per enfasi, ma in quanto acronimo), che l'utente può ritirare ad inizio spesa. Ogni articolo messo nel proprio carrello, nei propri sacchetti, volendo, viene acquisito una singola volta: a fine spesa si riconsegna il terminale e si paga il conto.

Ovvio che il primo dubbio che s'insinua in testa di chi non l'ha ancora usato, è in proposito alla fiducia verso l'utente: chi mi dice che acquisisca i codici di ogni articolo prelevato?
Allo scopo di verificare l'onestà degli stessi soci Coop (è un requisito per usare il terminale) vengono inserite delle riletture casuali degli articoli. Arrivi alla cassa e la cassiera, o il cassiere, anziché darti l'importo ti chiede di rileggere tutto.
Quant'è valido questo meccanismo?

Nel comprovato metodo di deposizione degli articoli sul nastro trasportatore di cassa, c'è qualcosa che in realtà rende il procedimento più veloce del previsto.
E' infatti comune che già mentre il cliente precedente sta raccogliendo i prodotti passati alla lettura, voi stiate mettendo i vostri sul nastro.
Insomma, il Salvatempo è principalmente un salva-fatica, quella del trasbordo doppio.
E' sempre così?

Se ad una cassa ci sono pochi clienti, con pochissimi articoli, in effetti sembra proprio di guadagnare molto tempo.
Basta un cliente con la richiesta di rilettura e automaticamente potete realizzare che quel tempo morto, in cui il cliente aveva preparato gli articoli durante la lettura precedente, non si guadagna più.
Le fasi di rilettura, nella pratica, danno da pensare che siano state programmate da veri idioti, oppure da furbi manager -- spesso le due cose sono indistinguibili.
Capita infatti che in una serata di alta frequenza nel supermarket si susseguano incessantemente, con una frequenza che sperereste di vedere in un'estrazione vincente del superenalotto. Anche con una vincita di soli 5 euro, ad ogni attesa di rilettura, potrei dirmi benestante.
Il fenomeno è di tale persistenza che più volte ho desiderato non avere il marchingegno, che mi portava a tempi di attesa uguali o addirittura superiori di chi non lo stava usando.

Cos'è dunque che viene condizionato, nell'uso di quest'oggetto?
Se le code alle casse sono ridotte, fa guadagnare meno di cinque minuti, se sono consistenti può far perdere i cinque minuti (o più) guadagnati altrimenti.
Senza contare l'incidenza del numero di clienti ad usarlo: più questi crescono, più sale il disagio nelle casse esclusive al servizio. E viste le promesse di risparmiarlo il tempo, lo usano sempre più persone.

La percezione del tempo è un fattore caratteristico della nostra umanità, soprattutto nei tempi moderni. Ci basta la parvenza di qualcosa che fa risparmiare tempo, il tempo che ormai non sappiamo più dove trovare, che subito ci affidiamo.
Una telefonata ci risparmia il tempo di andare da qualcuno, così telefoniamo. La televisione ci risparmia il tempo di leggere e capire un quotidiano o un libro, così le notizie e lo stile di vita lo prendiamo preconfezionato in modo rapido. Un auto veloce ci fa correre e risparmiare il tempo durante la strada.
Così ci affidiamo a telefonate vuote di sentimenti, a notizie manipolate, corriamo da un semaforo all'altro.
Senza mai contare il tempo che avremmo speso altrimenti, guadagnando lo spazio per pensare.

Così nessuno penserà mai troppo al mangiatempo di Unicoop Firenze come un articolo di dubbia utilità. Amiamo credere che non sia così. Non c'è spazio per i dubbi, quando si ama, anche a costo di essere canzonati.

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