domenica, gennaio 15, 2006

La conquista della libertà

Non molto tempo fa, mi ritrovai a discutere con una conoscente su come si conquista la libertà. Va premesso che questa persona lavora in ambito sociale, ed è di una certa cultura, da cui ha sicuramente dell'esperienza.
La sua posizione fondamentale è che la libertà, per essere tale, deve esserci concessa degli altri: se qualcuno non ci riconosce di essere liberi, allora non lo siamo.

Devo dire invece di essere in gran parte in disaccordo, con questa opinione. Se è vero che la concessione della libertà ci solleva, allenta una pressione psicologica e ci rafforza positivamente, è anche vero che in molti casi va tutto diversamente.
Mi viene da pensare che quasi tutti i movimenti sociali che hanno ottenuto qualche forma di libertà, l'hanno ottenuta a priori, forzandone l'esistenza, non aspettando che fosse concessa. Certo, per quelli a cui è seguito a posteriori la conferma, l'accettazione, c'è sempre stato sollievo: solo che non è questo a determinare l'esistenza di un principio di libertà.

Se fosse valido il principio della mia conoscente, ci sarebbero milioni e milioni di persone che non potrebbero neppure pensarla la libertà, tanto è stretto il giogo sotto cui sono costrette.
La libertà è una conquista, anche individuale; il suo riconoscimento è una concessione, ma non pregiudica arbitrariamente il successo della conquista.
Sarà che io sono una persona assai diversa dalla mia conoscente, e che alle manifeste limitazioni di libertà reagisco sempre con la grazia conciliatoria di un rinoceronte.

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