mercoledì, gennaio 16, 2008

Potere, dovere e volere dell'essere incongrui

Con la complicità di un lungo viaggio in automobile, ieri mi sono ritrovato ad ascoltare molti programmi radiofonici. Dal nord Italia e sud del Tirolo, dove risuonavano le voci in tedesco e le orchestrine austriache, fin dove cominciavano le polemiche sull'ennesima polemica tutta italiana.
Se ancora non siete vittime del tormentone della settimana, oppure rileggete queste parole a distanza di tempo, il motivo di tanto dibattere era la mancata presenza del signor Joseph Alois Ratzinger all'apertura dell'anno accademico dell'università di Roma, "La Sapienza".

In realtà non c'era un gran dibattere sull'argomento. I toni erano di sdegno e meraviglia, con punte d'ipocrisia raramente toccate, da così tante persone, di così tanti pareri politici.
Per non parlare di chi faceva pesare la supposizione di una grande perdita d'immagine della nazione italiana, di fronte a chi vedeva la notizia dall'estero. In realtà le prime pagine dei grandi giornali stranieri vi hanno dedicato dei trafiletti minimi, di pura formalità.
Ma andiamo per ordine.

Uno sparuto gruppetto d'insegnanti dell'università suddetta, dopo che il rettore e il senato accademico avevano concordato d'invitare a parlare l'anzidetto Ratzinger, ha scritto una lettera di protesta. Nella protesta si chiedeva appunto di annullare l'evento, citando una frase del succitato signore, poco consona al contesto scientifico.
Se si ricorda bene, perfino un esimio scienziato qualche tempo fa fu allontanato dai convegni scientifici, dopo affermazioni che di scientifico avevano ben poco -- un promemoria: lo scopritore del DNA, che a quarant'anni di distanza è intervenuto con argomentazioni di discriminazione razziale. Dovrebbe suonare come un avvertimento: se intervieni in un confronto scientifico è naturale che ti si richieda di portare una visione scientifica, anche opinabile, ma scientifica.
Figurarsi lo scompiglio di chi vede nell'elenco dei relatori di un presentazione scientifica un personaggio che dichiara "il processo a Galileo fu ragionevole e giusto". Suona un po' come l'intervento di Jack lo squartatore in un convegno sulle vittime di stupri: con sufficiente pelo sullo stomaco si può considerare libertà di parola.

In fondo però non è stata la lettera di protesta ad aver scatenato l'ira funesta dei nostri. Fra alcuni commenti mi sono trovato d'accordo sul fatto che il predecessore di Ratzinger, in senso politico, dirigenziale (e per ultimo anche religioso) si sarebbe comportato diversamente: avrebbe sicuramente affrontato la critica.
In questo, il Ratzinger si è dimostrato molto più avanti, tanto avanti da essere paradossalmente anche piuttosto arretrato. In un periodo di recessione, di perdita di credibilità nel suo istituto e nella sua confessione, ha optato per una scelta tatticamente degna di Sun Tzu. Ha sfoderato la faccia più compassionevole che (compatibilmente) poteva mostrare, ed ha detto, con una parafrasi: ecco, vedete come sono maltrattato, neppure la libertà di parola ci rimane, siamo vessati e vittime.
C'è da dire che è risultato bravissimo, tanto che nessuno, nelle stanze di potere e rappresentanza, si è sentito di contrariarlo.

I firmatari della richiesta di coerenza, della ricerca di scientificità, sono riusciti invece in un clamoroso autogol, con uno sforzo così piccolo che secondo me ne sono ancora increduli.
Insomma, han fatto la figura degli ingenui, con così poche parole. La strumentalizzazione dei mezzi di comunicazione poi ha fatto il resto, come ne sono stato testimone ieri. Persino il canale radiofonico nazionale d'informazione sul traffico. Ha interrotto le programmazioni per declamare le tonanti proteste della Conferenza Episcopale Italiana. Eppure l'unica strada dal percorso difficile era divenuta quella del buonsenso, come al solito.
Si sono sprecati commenti che parlavano di facinorosi, alla stregua di terroristi, pronti con le bombe e le armi d'assalto, come si trattasse di un college americano. Immagini forti e inquietanti, come la grettezza di chi le esponeva.

L'operazione è riuscita, il laicismo è stato dipinto come Satana (questo il commento mattutino di Radio Maria), e finalmente potrà partire la prossima restaurazione.
C'è in fondo qualcuno però che non può, non deve e non vuole vedere un nuovo medioevo.

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