venerdì, settembre 07, 2007

Vissi d'arte, vissi d'amore

Negli elogi funebri si scorgono sovente dei vuoti, e dei maldestri rappezzamenti, sulle attività meno felici del caro estinto.
Un paio di veloci ricordi li ho avuti nella rapida scorsa che ho dato oggi, su un quotidiano, riguardo la prosopopea sulla morte del signor Luciano Pavarotti. Va da sé che ho sempre apprezzato molto le sue interpretazioni liriche, sebbene io non sia un esperto del settore: in ogni caso non le metterei in discussione.
Quello che ho ricordato, di meno nobile, erano due altre vicende, in parte dimenticate e manipolate.

Visto che era inevitabile che qualcuno lo ricordasse, sono stati subito prodotti articoletti per citare, nel passato di questo signore, anche le sue vicende giudiziarie.
Vicende trattate come se ne fosse uscito con grande galanteria, mentre in realtà non era mai stato smentito essere un truffatore verso il fisco. Aveva infine evitato le pene carcerarie non per assoluzione, ma perché una legge del tempo portava alla prescrizione e alla non perseguibilità, il falso in bilancio.
Non soddisfatto, dopo il non luogo a procedere per i motivi suddetti, ebbe anche a commentare con queste parole: "Finalmente è stata fatta giustizia". Come dire, legalizzando il furto, tutti i ladri si sentono giusti e giustificabili.

L'altra vicenda di cui invece non trovo menzione (ma confesso di non aver letto molto) è relativa ai concerti benefici, gli eventi detti Pavarotti & Friends.
Di questi ho letto solo grandi plausi, lodi, e ricordi al defunto da parte di rinomati artisti internazionali.
Eppure non era esattamente per questo che li ricordavo.
Se andate a pescare negli archivi di Report, il programma televisivo d'inchiesta, potete sapere nel dettaglio, per cosa li ricordavo.
Comunque guardiate la trasmissione Report, considerandola più o meno veritiera quando esprime opinioni, è piuttosto difficile passare oltre i numeri scritti. E i numeri sono decisamente scomodi, riguardo ai soldi che sono passati dalle opere di beneficenza, per le mani di società create come scatole vuote, che ad ogni transazione riescono a raschiare centinaia di migliaia di Euro. Per finire ai destinatari del denaro (in quel caso i bambini della Liberia), che hanno ricevuto quel poco denaro rimasto, ma solo come compenso per il dittatore che comprava armi e li ingaggiava come soldati.

In fondo suona così impietoso, additare le cattiverie commesse a un personaggio così bravo, generoso, munifico. Solo che io sono più dotato di senso pratico e memoria storica, non devo ingraziarmi nessuno, e soprattutto non ricavo denaro dai miei articoli: posso permettermi anche di raccontare quello che altri evitano.
Sarà chi legge, a decidere se questo signore è veramente vissuto di sola arte e d'amore.

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