martedì, settembre 11, 2007

Il colore della rabbia

Qualche giorno fa si è tenuta la manifestazione organizzata dal signor Beppe Grillo, denominata V-Day, che nelle intenzioni originarie era la contrazione di "vaffanculo-day". C'è da dire che anzitutto sta tuttora impegnando le pagine dei giornali, e ancora non hanno affondato la notizia.

L'epiteto è all'indirizzo dei politici corrotti, e verso il sistema politico attuale, con tre proposte che ritengo legittime, oltre che interessanti.
I tre punti dicono no ai condannati in parlamento, no alla politica parlamentare come professione di vita (limitando a due anni il tempo massimo di eleggibilità) e sì all'indicazione dei parlamentari direttamente nelle preferenze elettorali. Tutte ipotesi che mi appaiono ragionevoli, tutte verso un buonsenso della politica, e della democrazia.

Sulle cronache locali leggo di comitati cittadini che si stanno costituendo, partendo dai manifestanti all'evento. Infervorati dal grande consenso popolare, sospinti dall'eco raggiunta.
Visto che buona parte dei manifestanti (se non tutti) provengono dagli schieramenti di sinistra, è evidente che questo movimento sarà il prossimo avversario del fantasioso partito democratico: un partito costruito a tavolino, da politici di professione, e rappresentativi dell'elettorato di centro-sinistra.
Eppure questo partito dei Grilli (come pare si vogliano far chiamare qui) non nasce senza precedenti. Se mettete insieme gli interessi del signor Grillo non potete che ritrovarci qualcosa di già sentito, ecologismo su un versante, avversione alla politica attuale sull'altro.
L'ispirazione alla natura era finora prerogativa dei Verdi, nati dalla spinta ecologica, anche dei fanatismi, approdati in parlamento, e pian piano assorbiti dal sistema.
L'odio per i politici del momento era, per esempio, uno dei moti ispiratori della Lega Nord, che proponeva un ribaltamento della politica, visto che non li rappresentava a dovere.
La deriva pronosticabile dei Grilli è quella di un nuovo partito, che frammenterà di nuovo il panorama politico, mentre la politica attuale sta cercando un'aggregazione quasi monolitica. Il passo a posteriori (come per i due esempi citati prima) è di essere di nuovo riuniti, diciamo fra una decina d'anni, dopo essere stati riassorbiti, nuovamente asserviti al sistema.

Perché faccio queste ipotesi? E' presto detto.
Il sistema politico attuale si è creato da solo, con pazienza e tanti anni di esperienza. E' in parte consapevole della propria fragilità, se confrontato con le necessità dei cittadini, ma sa anche che è possibile rimodulare, riprogrammare, i cittadini.
Il punto debole del grillismo è il solleticare solo una parte dell'elettorato, quella schierata a sinistra, come se il bisogno di legalità fosse una questione di parte. Non può fare lo stesso solletico a chi siede a destra, perché se anche fossero divertiti dal Grillo-comico, sarebbero raffreddati in primis dalle suo posizioni originarie, che sono sempre state di simpatia verso sinistra.
E' piuttosto raro trovare elettori che valutino obbiettivamente i propri candidati e quelli avversi: è molto più facile dichiarare sempre buoni i propri, e sempre cattivi quelli altrui. Il bipolarismo buoni assoluti/cattivi assoluti ha spesso la meglio sul buonsenso.

Però potrei anche sbagliare: magari voi riuscite a contare trecentomila italiani scesi in piazza, a protestare contro la politica, pur essendo sostenitori di tutte le forze politiche esistenti. E al contempo capaci di restare fedeli ai partiti d'origine, pur richiedendo loro un impegno diverso.
Se invece approdano tutti compatti ad un nuovo partito, degli insoddisfatti, dei verdi di rabbia, ho il timore che non ci sarà una grande svolta.

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